RECENSIONI DI ENRICO SCIARINI

RECENSIONI di ENRICO SCIARINI




PERCHE' FIDARSI DELLA SCIENZA - Naomi Oreskes


Naomi Oreskes scienziata

L'intervista (Corriere del Ticino 6/4/2024)

«Fidiamoci della scienza, e salviamo il pianeta»

La professoressa di Harward Naomi Oreskes spiega le «tre mosse» per combattere il cambiamento climatico

«L’enciclica sulla "cura della casa comune" di Papa Francesco ‘"Laudato si" sui cambiamenti climatici e la disuguaglianza, per la quale ho scritto l’introduzione per l’edizione americana, è importante e commovente. Importante soprattutto perché il Santo Padre ha fatto qualcosa che molti scienziati non sanno fare bene: comunicare».

La professoressa Naomi Oreskes vincitrice del Premio Nonino 2024 nella sezione «Maestri del nostro tempo», quasi s’infervora parlando dell’Enciclica Papale, che molto ha contribuito a far capire la situazione drammatica del nostro pianeta. E spiega:

«Saper comunicare è fondamentale, e l’intervento del Papa è di estrema importanza perché il problema climatico non è solo scientifico: è anche morale, politico e sociale. Affrontando il problema, il Santo padre ha abbracciato tutte le risultanze critiche della situazione, le ha fatte proprie e le ha trasmesse con un libro accorato e privo di retorica. La sua voce, le sue preoccupazioni sono la conferma assoluta di quello che la terra sta attraversando e che bisogna intervenire per evitare un disastro ambientabile che senza decisioni anche radicali, potrebbe essere irrimediabile».

Professoressa di Storia della Scienza e professoressa affiliata della Terra presso l’Università di Harvard, la Oreskes è una scienziata di fama internazionale e autrice di numerosi articoli accademici e divulgativi e di libri sulla storia delle scienze ambientali. L’ultimo s’intitola «Perché fidarsi della scienza?» (Bollati Boringhieri, 208 pagine, 20 €). È un saggio in difesa della scienza ambientale e in particolare di quella sui cambiamenti climatici, ma che in realtà altro non fa che evidenziare i pericoli cui il pianeta va incontro. La prof.ssa Oreskes non è una Cassandra, e con lei abbiamo discusso del pericolo imminente.

Professoressa, perché dovremmo fidarci della scienza e degli scienziati?
«Dobbiamo fidarci della scienza perché la scienza funziona. Ha sviluppato le sue conoscenze in anni e anni di lavoro e ha avuto modo di provare le proprie affermazioni. Questo tuttavia non vuol dire che dobbiamo vedere gli scienziati come dei geni individuali. La comunità degli scienziati ha sviluppato dei sistemi per sottoporre a valutazioni e a test le conclusioni e le scoperte che venivano fatte. I colleghi che avevano accesso a queste informazioni potevano criticarle o suggerire modifiche e miglioramenti. È un processo che ha portato la scienza a dare le prove di tutto ciò che affermava. Ed è proprio per questo procedimento, per questo processo valutativo che noi dobbiamo credere e avere fiducia nella scienza».

Ma è tutta difendibile la scienza, o muoverebbe, se fosse necessario, obiezioni nei confronti di qualcosa o di qualcuno dell’ambito scientifico?
«Non tutta la scienza è difendibile in assoluto: si tratta di un processo che richiede molto tempo, un lavoro lunghissimo per avere delle prove, sottoporle a giudizio e ottenere conferme che tutto e a posto e regolare. Il fatto che ci voglia molto tempo a volte genera dello scetticismo nei confronti della scienza, ma un solo esempio dovrebbe eliminare ogni remora. La scienza del clima opera da più di cento anni e gli scienziati nell’arco di questo tempo, sono arrivati ad avere le prove che il riscaldamento globale è in atto, che la combustione degli elementi fossili ha provocato il riscaldamento dell’aria e della terra. Ma per dimostrare questo ci sono voluti settant’anni di ricerche, di interrogazioni e di prove. Ma alla fine hanno avuto le conferme che cercavano e gli stravolgimenti climatici testimoniano ogni giorno con acqua, vento, fuoco, mareggiate e altre devastazioni degli elementi scatenati, quanto nell’universo sia in atto una trasformazione nei confronti della quale non si può più stare inerti».

 

LA PACE E' L'UNICA STRADA di David Grossman


David Grossman: “La pace è l’unica strada” Mondadori 2024

Raccolta di sette articoli scritti da Grossman, il più noto degli scrittori israeliani, per due quotidiani italiani tra il maggio 2021 e l’ottobre 2023, con l’aggiunta del testo del suo discorso tenuto alla cerimonia di consegna del Premio Erasmus ad Amsterdam nell’ottobre del 2022.

Il settimo di questi articoli è dedicato al “sabato nero”; quello del 7 ottobre 2023, quello del barbaro attacco di estremisti palestinesi ad una comunità israeliana che ha causato oltre mille morti e il rapimento di centinaia di civili, compresi donne e bambini.

L’attentato ha causato la dura reazione militare di Israele che è ancora in corso. Nessuna seria trattativa di tregua o di pace. A questo proposito Grossman scrive: “La mia ipotesi: Israele dopo la guerra sarà molto più di destra, militante e anche razzista.” (p.67) Poi continua; “Dovranno passare molti anni, anni senza guerra, prima che si possa pensare ad una riconciliazione.” (p.68)

Grossman non nasconde le sue critiche al primo ministro israeliano Netanyahu, anche a proposito degli accordi tra Israele e l’Arabia Saudita. “La pace che si produce è una pace tra ricchi … gli ultimi giorni hanno dimostrato che non è possibile iniziare a sanare la tragedia mediorientale senza offrire una soluzione che allevii le sofferenze ai palestinesi.” (p,69)

Nel discorso tenuto ad Amsterdam Grossman parla del diritto alla felicità, ma lo abbina al tema del Premio Erasmus che era: “Riparare un mondo diviso”. Cita la giovane scrittrice ebrea Etty Hillesum, assassinata ad Auschwitz il 30 novembre 1943. Etty era alla ricerca di un Dio Universale che le ha permesso di mantenere un “cuore pensante” anche nel campo di sterminio.

Rivolgendosi ai presenti Grossman conclude il suo discorso dicendo loro: “Sappiamo che in qualsiasi momento potremmo ritrovarci in una situazione in cui la nostra libertà ci sarà negata e saremo circondati dall’arbitrarietà e dalla tirannia …. Se mai arriverà un momento simile, …. sapremo essere un cuore pensante ancora e ancora?”

Enrico Sciarini      



MISURARE IL RAZZISMO: VINCERE LE DISCRIMINAZIONI Thomas Piketty ; traduzione di Lorenzo Matteoli e Andrea Terranova di Thomas Piketty





“Misurare il razzismo” Vincere le discriminazioni ed. La nave di Teseo 2022

Alla domanda: è possibile misurare il razzismo? Piketty risponde decisamente, si.

Lo dimostra nel suo libretto, uscito in Italia nel 2022, il cui scopo dichiarato è quello di “mostrare che è possibile discutere concretamente sul modo migliore di combattere le discriminazioni e permettere la convivenza civile”. Per far questo, è necessario tener presente che il razzismo, o meglio, le discriminazioni generate dalle diversità umane, siano esse di origine etnica, religiosa o di genere, sono sempre esistite, esistono tuttora e sono causa di odio verso i propri simili.

Coloro che sostengono il razzismo non tengono conto che la civiltà “si è sempre sviluppata nel corso dei secoli proprio grazie a un continuo meticciato”. (p.9)

Nessuna Nazione al mondo ha però “messo a punto un modello perfetto per contrastare il razzismo e le discriminazioni.” (p.15)

Secondo Piketty, “per ridurre le disuguaglianze derivate dalle origini etniche e di nazionalità, è necessario affrontare le disuguaglianze sociali in modo globale” (p. 17)

E’ dalle disuguaglianze sociali che Piketty parte per misurare le discriminazioni. Inizia dall’istruzione e dall’accessibilità al lavoro. Riguardo quest’ultimo, è esemplare lo studio condotto nel 2014 dall’Università di Parigi 1. Sono stati inviati 6.230 curriculum in risposta ad altrettante offerte d’impiego. Quando il cognome del candidato richiamava origini arabe, le risposte sono state meno del 5%, rispetto la 20% del restante campione esaminato. Anche un più recente studio condotto ne 2021 dall’Istituto di Politiche Sociali ha dato lo stesso risultato.

Per appurare se le discriminazioni siano aumentate negli ultimi dieci anni, in Francia è stata istituita “L’Alta Autorità Contro le Discriminazioni” allo scopo di effettuare censimenti annuali che si sono rivelati un ottimo strumento per misurare le discriminazioni, ma che dovrebbero essere coordinati a livello Europeo.

Piketty è critico nei confronti dei sistemi attuati in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

Le discriminazioni religiose vengono trattate da Piketty soprattutto per quanto riguarda il contributo finanziario a favore delle religioni, che è già di per sé alquanto discriminatorio e ne propone il finanziamento attraverso un contributo per la vita associativa.

Concludendo, l’Autore, pur cosciente che “molti rifiuteranno il dialogo” senza avere una soluzione pacifica, pone fiducia sulle nuove generazioni che “sono molto più sensibili alle discriminazioni “ e aperti ad uno sviluppo positivo.

Thomas Piketty è professore di economia e scienze sociali a Parigi. E’ stato al centro di polemiche sia nel 2009 dopo l’accusa di violenza nei confronti della moglie, sia nel 2015 per aver rifiutato la prestigiosa onorificenza francese “Legion d’Onore”. 

Enrico Sciarini         


GIGACAPITALISTI - di Riccardo Staglianò


Gigacapitalisti è il titolo di un breve saggio di Riccardo Staglianò uscito quasi un anno fa da Einaudi che, se vogliamo sapere cosa ci sta dietro le facciate di quanto quotidianamente usiamo grazie alla tecnologia informatica, dovremmo leggere tutti.

 

Sottotitolo di copertina:

“Jeff Bezos, (Amazon) Elon Musk, (Tesla) Mark Zuckerberg (Facebook) e il resto del club degli ultraricchi valgono, da soli, piú di molti Stati.

E spesso contano anche di piú. Ma le fortune troppo concentrate non fanno bene né al mercato né tantomeno alla società. È il momento di intervenire, prima che sia troppo tardi.”

 

A queste aziende aggiungo la Apple, la Microsoft, la Google, la Airbnb perché fanno parte di quelle trattate da Staglianò nel suo libro per dirci: “… quando ti danno qualcosa gratis il prodotto dei tu.” (p.121). Si scopre così di essere diventati, non i clienti, ma il prodotto delle aziende di cui ci serviamo.

 

Ognuna di queste aziende ha una “capitalizzazione di borsa che supera i mille miliardi di US dollari”. (p.15)

 

A pag. 129, citando l’intervista al vicecapo dell’Antitrust degli USA Jonathan Kantor, introduce una differenza tra Google, Facebook, Amazon e Microsoft, Apple, Tesla. In sintesi, le prime tre influenzano le scelte delle persone. Le altre tre tengono alti i prezzi dei loro prodotti sfruttando una dipendenza indotta nei clienti.

 

Tra le tante cose interessanti del libro, mi ha stupito il consistente numero di esperti informatici che si ribellano al sistema: dai creatori dei “like”Justin Rosenstein e Leah Perlham, che ora stanno cercando come “disintossicare gli utenti” (p.92-93) a Tristan Harris (p. 90-91). Quest’ultimo ha lasciato la Google ed è diventato fondatore del “Center for Humane Technology “Centro per una tecnologia umana.

Ecco di cosa si tratta:

(Da: https://comeaprire.com˃definizioni˃comprendere-il Centro per la tecnologia umana 31 marzo 2023 by Darda)

 Che cos'è il Center for Humane Technology?

Il Center for Humane Technology è un'organizzazione no-profit che lavora per garantire che la tecnologia sia progettata per favorire il benessere delle persone, anziché danneggiarlo. È stata fondata da veterani dell'industria tecnologica che si preoccupano degli effetti della tecnologia sulla società e cercano di creare un mondo digitale più umano.

"Perché Tristan Harris ha lasciato Google?

Ci sono molte ragioni per cui qualcuno potrebbe lasciare un'azienda, ed è difficile dire con certezza perché Tristan Harris abbia lasciato Google. Tuttavia, Harris ha parlato pubblicamente della sua frustrazione per il modo in cui le aziende tecnologiche, compresa Google, sono progettate per mantenere gli utenti impegnati il più a lungo possibile. In particolare, Harris ha criticato il modo in cui le aziende utilizzano la "tecnologia persuasiva” per influenzare il comportamento degli utenti. È possibile che Harris abbia ritenuto di non poter più lavorare per un'azienda che secondo lui danneggiava le persone con i suoi prodotti che creano dipendenza.

Che cosa fa ora Tristan Harris?

Tristan Harris è attualmente l'amministratore delegato e cofondatore del Center for Humane Technology, un'organizzazione no-profit che lavora per cambiare l'industria tecnologica in modo che sia più umana ed etica. È anche membro del Consiglio di amministrazione della Electronic Frontier Foundation, un'organizzazione no-profit che difende le libertà civili nel mondo digitale.

 

Enrico Sciarini

 


L'ERA DEGLI SCARTI - di Marco Armiero



Marco  Armiero  “L’era degli scarti”

Cronache dal Wasteocene, la discarica globale  (ed. Einaudi 2021)

L’Autore è forse più noto all’estero che in Italia dove dirige l’Istituto sul Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ricerche. (CNR)

Utilizzando la parola inglese “waste” che significa “spreco, rifiuti” ha creato il neologismo “Wasteocene”, ossia “era geologica dei rifiuti”, in alternativa all’Antropocene, “era geologica dominata dagli esseri umani”. “La definizione di Wasteocene presuppone che gli scarti possano essere considerati la caratteristica planetaria della nuova epoca in cui viviamo” (p.4)

E tra gli scarti sono considerati anche: “luoghi e persone di scarto” (p.5)

L’Autore lo conferma anche a pagina 19 scrivendo: “Pensare in termini di Wateocene significa inquadrare i rifiuti nell’azione che li produce, come un insieme di relazioni socio-ecologiche che creano persone e luoghi di scarto.”

Uno di questi luoghi: “dove si incontrano i consumi dei ricchi e le vite dei poveri”, (p.53) è Agbogbloshie, in Gahna. Per quanto Armiero cerchi di descrivere questo luogo, per averne un’idea è necessario cercare la località in internet. Ci sono decine di fotografie terrificanti dell’immensa discarica di rifiuti elettrici ed elettronici.

Un intero capitolo è dedicato a Napoli: “Il Far West dei rifiuti” (p.66).

Il quarto e ultimo capitolo è dedicato alla lotta al Wasteocene. Per farlo l’Autore riporta una frase attribuita alla ex Premier inglese Margaret Thatcher, secondo la quale: “Non esiste una cosa come la società: esistono singoli uomini e singole donne, ed esistono le loro famiglie”. (p.82) Ma per Armiero “la Thatcher si sbagliava, .. le comunità esistono e nei momenti più difficili si mobilitano”. (p.82)

Lungi dall’essere esaustivo, il libro di Armiero ci mette di fronte ad una realtà che non si può più ignorare e che è invece da affrontare singolarmente, politicamente, e soprattutto globalmente.

Enrico Sciarini   



LA SOCIETA' DEL RISCHIO - di Urlich Beck


Ulrich Beck “La società del rischio” Verso una seconda modernità. Ed. Carrocci 2000

I rischi insiti nella società moderna in cui viviamo, il sociologo tedesco Ulrich Beck li ha evidenziati e descritti nel 1986. In Italia sono stati pubblicati nel 2000. Da allora poco o nulla si è fatto per conoscere e limitare i rischi prodotti dalla civiltà del benessere. Addirittura c’è chi tali rischi li nega; costoro dovrebbero allora essere in grado di dimostrare che è falsa l’affermazione di Beck secondo il quale: “i rischi sono un prodotto secondario della modernizzazione.” (p.35)

Sono rischi globalizzati e socializzati, sono per tutti e sono dappertutto, perché aria, acqua cibi inquinati sono ovunque. Però sono le nazioni povere a soffrirne di più perché i danni prodotti dall’inquinamento sono direttamente proporzionali al benessere. (Più inquinamento = più benessere). Il benessere lo si constata immediatamente, i rischi dell’inquinamento invece no. Essi rimangono nascosti e sono verificabili solo a distanza di anni.

Beck aveva previsto che la società del XXI secolo fosse matura per intraprendere azioni internazionali per limitare i danni ambientali; invece sono passati decenni e poco è stato fatto perché i negoziati entrano in rotta di collisione con gli egoismi nazionali.

Dal canto suo la scienza non nega più i rischi, però si crede in grado di poterli gestire. Ma, secondo l’Autore, il progresso tecnologico è senza controllo, né dei governi, né dei cittadini; si procede solo su presupposti di convenienze economiche.

Allora chi deve assumersi il controllo dei rischi? Beck sembra più propenso ad assegnare tale compito ai governi, e questo vorrebbe dire aprire “sfide completamente nuove per la democrazia” (p.105) sottolineando, tra l’altro, che i rischi ambientali hanno un effetto negativo anche sulla politica.

I cittadini vengono informati delle innovazioni tecnologiche attraverso la stampa, la TV e dalla rete informatica e indotti al oro utilizzo dalla pubblicità. Manca però una conoscenza approfondita e tutto viene spacciato come progresso. A chi nega che in tale progresso si nascondano seri rischi Beck afferma che: “Negare i rischi non significa eliminarli.” (p. 313)

Scrive inoltre che negare i rischi, soprattutto da chi ha responsabilità di governo, accresce l’insicurezza e spinge il popolo a ricercare “l’uomo forte” che risolve i problemi.

Invece per Beck sono i monopoli che devono essere in grado di produrre autocritica, che probabilmente è “l’unico modo per scoprire in anticipo l’errore”. (p.322)

Beck conclude che è necessaria la definizione sociale dei rischi, anche perché ci troviamo in situazioni nelle quali i popoli sono costretti a vivere in una comunità di rischi globali e condivisi.

Questo vorrebbe dire che è necessario creare un nuovo tipo di scienza sociale e politica.

Ulrich Beck è morto il 1° gennaio 2015 e a tutt’oggi, aprile 2023, nessuno dei suoi ammonimenti è stato preso seriamente in considerazione.

Enrico Sciarini

 

 




OMBRE D'EUROPA - di Guido Crainz




Guido Crainz: Ombre d’Europa ed. Donzelli 2022

 

Quello di Crainz è un libretto formato tascabile di 189 pagine diviso in due parti; la prima di 4 capitoli, la seconda di 9.

 

 Il 2° capitolo della 2ª parte tratta le “Deformazioni storiche e (ri)costruzione di un impero”: la Russia di Putin.

 

Crainz dimostra quanto le deformazioni della Storia, (soprattutto se insegnate nelle scuole) possano avere effetti deleteri per l’Umanità.

 

Nella Russia del secondo dopoguerra era stata fatta una revisione storica da parte di Michail Gorbaciov, il quale volle “rendere giustizia alle vittime dello stalinismo”. (p.81)

 

Ma dopo il crollo di Boris Elsin vi fu un’inversione di tendenza voluta da Vladimir Putin che, nel 2001 “impone una storia nazionale basata su orgoglio e onore … e invita gli storici ad agire in questa direzione nello scrivere i manuali scolastici”.

 

Di più: nel 2003 Putin afferma che i libri di testo devono far crescere nei giovani “il sentimento di orgoglio per la propria storia nazionale  … liberandoli da tutte le scorze e di tutta la schiuma che si erano accumulate negli ultimi anni” (p.82).

 

A questa campagna di esaltazione della Russia ha dato il suo contributo anche Dmitrij Medvedev, (3° Presidente della Federazione Russa dal 2008 al 2012).

 

Egli nel 2009 istituì “la Commissione per opporsi ai tentativi di falsificazione della storia a detrimento degli interessi della Russia”. (p.85)

 

Crainz continua per altre cinque pagine a descrivere quanto si sta facendo in Russia da vent’anni per indottrinare la generazione nata all’inizio del ventunesimo secolo e instillare in essa uno spirito nazionalista che glorifica la guerra.

(Chi come me ha frequentato la scuola primaria sotto il regime fascista ricorda bene cosa vuol dire essere indottrinati; essere “figli della lupa”, “balilla”, “avanguardisti” per (ri)creare l’impero romano. Sa anche a cosa ha portato tale indottrinamento).

 

A distanza di ottant’anni Putin sta usando lo stesso sistema per (ri)costruire l’impero russo.

 

Giustamente Crainz non si ferma alla Russia nel descrivere le deformazioni storiche insegnate nelle scuole. Scrive anche di quelle nei Paesi Baltici, nella ex Jugoslavia, in Polonia e in Ungheria.

 

Tira poi le conclusioni nell’ultimo capitolo dal titolo: “Insegnare in Europa”.

 

E’ qui che amaramente, citando lo storico tedesco Falk Pingel, scrive: “E’ urgente predisporre nuovi testi, sia all’Est che all’Ovest” perché, “su quelli in uso non troviamo quelle nozioni fondamentali sulle analogie e sulle differenze fra le Nazioni Europee; differenze che dobbiamo accettare se vogliamo vivere in pace.” (p.171)

 

Poi, con un’altra citazione : “ Non si tratta di rendere a forza «europee» le differenti memorie, ma di adottare criteri critici europei…” (p. 175)

 

Nel constatare che in nessuna Nazione Europea si insegna la Storia Europea, formula l’auspicio che si inizi dalla Scuola dell’obbligo.

 

Enrico Sciarini               




VERSO L'INFINITO -  di Jane Hawking




Essere moglie di uno scienziato non deve essere cosa facile, se poi lo scienziato è una persona gravemente invalidata dalla malattia degenerativa del motoneurone, ossia del sistema nervoso centrale che controlla i muscoli, la vita coniugale è resa ancor più difficile.

Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione del libro di Jane Hawking nel quale tali difficoltà sono descritte.

Quando nel 1965 a ventuno anni Jane Wilde sposò il ventitreenne Stephen Hawking sapeva che il giovane marito era affetto dalla grave malattia degenerativa; la sua fu quindi una grande prova d’amore. Ma solo chi ha sperimentato in famiglia la cura di una persona destinata a spegnersi lentamente e bisognosa di assistenza quotidiana può rendersi conto a quanti sacrifici si vada incontro.

Stephen Hawking è stato il più grande dei fisici teorici vissuto tra la fine del ventesimo secolo e l’inizio del ventunesimo. La moglie Jane ha scritto il diario/biografia degli anni che ha vissuto con il marito. Il titolo che ha dato al libro rispecchia gli studi ai quali il marito si dedicava, ossia l’Universo infinito e ha aggiunto anche il titolo del film che narra la vita di Stephen. (La teoria del Tutto). Di teorie cosmologiche o di astrofisica nel libro non v’è traccia, c’è però l’atmosfera culturale delle università di Oxford e di Cambridge, nelle quali sia la famiglia di Jane che quella di Stephen erano immerse.

Entrambi culturalmente preparati, i coniugi Hawking avevano però interessi completamente diversi; ateo lui, cristiana praticante lei; entrambi appassionati di musica, però Stephen con preferenze per le opere di Wagner, e Jane per i cori di Haendel.

Nel loro mondo culturalmente elevato erano presenti anche tutte le fragilità umane; Jane le ha vissute e le ha scritte in maniera schietta. Quando si è sentita offesa dai familiari di Stephen non ha lesinato loro aspre critiche. Così come ha aspramente criticato l’operato dell’allora Premier inglese Margareth Thatcher. Aspre critiche ha riservato all’invasività dei giornalisti e ancor più  a quella di cineasti.

Con sé stessa è stata  ancor più severa scrivendo: “Ho cercato onestamente di fare del mio meglio … ma il mio meglio non è bastato.” (p.552)

Stephen Hawking è morto il 14 marzo 2018 all’età di 76 anni, riconciliato con Jane.

Enrico Sciarini      


L'ORA DEL CAFFE' - di Gianrico e Giorgia Carofiglio


Gianrico Carofiglio

Gianrico Carofiglio é noto, se non altro, per le sue frequenti apparizioni alla televisione. Oltre che scrittore, è stato magistrato e senatore della repubblica. 

La figlia Giorgia è laureata in teoria politica. Insieme hanno scritto “L’ora del caffè” che ha come sottotitolo “ Manuale di conversazione per generazioni incompatibili”. E’ stato questo sottotitolo a trarmi in inganno e  a farmi  pensare che il libro riportasse la conversazione, o magari la discussione su argomenti discordanti delle due generazioni. Così non è. La conversazione padre-figlia è limitata ad una specie di postfazione di cinque pagine. Il resto è dedicato alla trattazione di sette argomenti, alcuni di attualità, altri antichi quanto il mondo.  

Uno degli argomenti trattati ha come titolo “L’età dell’angoscia” e qui hanno messo il sensato consiglio di chiedere aiuto quando si ha un disagio della psiche, senza pretendere di voler superare da soli le crisi o la depressione. Se tale consiglio venga dal padre o dalla figlia non è dato sapere, ma se ne deduce che entrambi siano d’accordo.

 Un bell’esempio di come si possano sfatare i convincimenti errati sui giovani di oggi si trova a pag. 89 con una citazione attribuita al giornalista americano James O’ Brien. Fa parte del capitolo sul lavoro che introduce a quello della politica nel quale viene messa in risalto la necessità di saper distinguere tra “urgenza” e “importanza” e nel saper individuare e ammettere i propri errori perché, a detta dei due Autori, il male da evitare è soprattutto l’indifferenza. (Io aggiungerei anche il vittimismo).

 “L’ora del caffè” è un libretto di facile lettura dal quale si può trarre anche qualche insegnamento. 

Enrico Sciarini

           

ETICA DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE. SVILUPPI, OPPORTUNITA', SFIDE  di Luciano Floridi

Raffaello Cortina Editore 2022-11-23





Luciano Floridi


Prima categorica affermazione:“Siamo l’ultima generazione che ha vissuto l’era analogica.”  Seguita da: “La rivoluzione digitale deve essere affrontata in due modi: etico e politico”.

Il libro di Floridi, professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford, dove è direttore del “Digital Ethic Lab”, tratta in modo esaustivo il primo dei due modi, non escludendo di affrontare in futuro anche quello politico.

La tesi principale del libro è quella di dimostrare che l’Intelligenza Artificiale (IA) costituisce un  divorzio tra l’intelligenza e la capacità di agire.

 Per Floridi l’IA è una nuova forma di agire e non di intelligenza. Il robot sulla copertina che manovra un aspirapolvere sta dimostrare che è in grado di agire senza necessariamente essere intelligente. Ma, nell’era analogica, lo sviluppo di algoritmi che permettono ad un computer di “imparare autonomamente” (Maschine Learning) pone seri problemi anche sotto l’aspetto etico, e non solo.

 Per questo a pag 37 scrive: “Dobbiamo intraprendere ogni sforzo per decidere in quale direzione vogliamo sfruttare il digitale, per garantire grazie ad esso, che le società che stiamo costruendo siano aperte, tolleranti, eque, giuste e favorevoli all’ambiente e allo sviluppo umano.”

A questo scopo a livello internazionale, ma senza un coordinamento mondiale o delle Nazioni Unite, sono stati formulati sei princìpi da considerarsi basilari per far sì che l’Intelligenza Artificiale sia utile e non dannosa all’Umanità. Dopo aver descritto e analizzato gli aspetti positivi che l’IA può avere, Floridi passa ad elencare e analizzare quelli negativi.

 Rischio di comportamenti contrari all’etica, veri e propri crimini finanziari, sessuali, ambientali e contraffazioni di ogni genere con o senza l’intervento di robot.

Per questo lo sviluppo e l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale deve essere strettamente controllato e devono essere prese tutte quelle misure che Floridi espone bene nel suo libro.

 Per fare in modo che l’IA sia sostenibile, sia dal punto di vista ambientale, sia da quello sociale si dovrebbe sviluppare un’Agenzia di supervisione a livello internazionale come esiste per le telecomunicazioni e per i farmaci con il supporto delle Nazioni Unite.

 Insomma, “un nuovo mondo affascinante in termini di opportunità, e preoccupante in termini di rischi” (p.125). Pur se tra molte difficoltà, Floridi ritiene che la buona Intelligenza Artificiale prevarrà su quella cattiva, ma questa sarà una grande sfida per le prossime generazioni.

Enrico Sciarini        


ARMATI DI SCIENZA di Elena Cattaneo


Elena Cattaneo: “Armati di scienza” ed. Raffaello Cortina 2021

 

La senatrice a vita e illustre scienziata Elena Cattaneo inizia il suo libro con una bella definizione di scienza: “Un portentoso strumento per conoscere la realtà delle cose e affrontare un presente sempre più tumultuoso …. senza correre il rischio di essere trascinati privi di difesa.”(p11)

I sette capitoli del libro sono la raccolta e l’integrazione di articoli scritti dalla Cattaneo per organi di stampa nazionali.

A guidare la lettura sono gli argomenti trattati in ogni capitolo.

E’ così che nel primo viene spiegato il rapporto tra scienza e politica; rapporto “fragile”, soprattutto quando la politica, (Governo e Parlamento) stanziano somme ragguardevoli, (milioni di euro) per scopi che non hanno garanzie di trasparenza e scientificità. I ricercatori scientifici “devono essere percepiti come una risorsa per la società …. Ma questa alleanza tra scienza e società non può avvenire dall’oggi al domani”. (p27)

La pandemia Covid 19 ha portato alla ribalta mediatica molti scienziati, ma raccontare la scienza alle nuove generazioni, senza farne dei tifosi social, sarà un nuovo compito per gli scienziati.

Molti sono gli argomenti trattati dalla senatrice Cattaneo, spaziano dalla libertà di ricerca ai rischi dell’informazione fuori controllo; dalle cellule staminali all’utilizzo dei prodotti geneticamente modificati (OGM) per arrivare all’ultimo capitolo con la trattazione del Coronavirus.

Eccone alcune parti:

- "Il genoma del Corona virus “è stato “tradotto” per la prima volta il 10 gennaio 2020 da un gruppo di ricercatori cinesi che lo hanno reso pubblico mettendolo a disposizione della comunità scientifica mondiale.” (p 148)

Come il genoma umano, anche quello del virus è composto da quattro molecole di aminoacidi, ACGT: Adenina, Citosina, Guanina, Timina le quali subiscono mutazioni frequenti che sono oggetto di continuo studio perché, “Per sconfiggere un nemico, prima dobbiamo conoscerlo”. (p 149)

Al febbraio 2021, data nella quale la Cattaneo ha scritto l’articolo, la banca dati Gisaid (Global Inflienza Surveillace & Response Sistem) “riporta circa 600mila sequenze” che permettono di conoscere sempre di più il genoma virus, perché: “Solo così potremo capire dove concentrare le forze per sbarrargli la strada e consegnarlo alla Storia”. (p 152)

Queste sono le armi che la scienza ci mette a diposizione e la senatrice Cattaneo con il suo libro ci ha fatto conoscere; sta anche a noi saperle usare, non per ferire, ma per guarire.

IL NONO GIORNO DELLA CREAZIONE di Massimo Piattelli Palmarini


Massimo Piattelli Palmarini “Il nono giorno della Creazione

La nuova rivoluzione delle scienze della vita (Mondadori 2015)

 

Che la Creazione non sia durata sette giorni lo avevano già dimostrato i genetisti e i biologi alla fine del 1900 con Horace Freeland Judson che, nel 1978 pubblicò “Ottavo giorno della creazione”.

Dopo di lui la scienza ha compiuto enormi progressi: dalla decodifica del genoma umano, alla clonazione degli animali.

Ma, prima di entrare nel “nono giorno” Palmarini, da grande scienziato e divulgatore scientifico, spiega in poche pagine e con grande chiarezza cosa sono il DNA, l’RNA e quant’altro sta alla base della genetica.

La sua frequentazione con i più noti esperti del settore gli permettono di avere a portata di mano tutti gli aggiornamenti e le scoperte che si susseguono pressoché ininterrottamente.

La prima che illustra è “l’evoluzione e sviluppo” che sta ridefinendo gran parte delle classificazioni zoologiche tradizionali. “… le novità evolutive molto spesso NON provengono da geni nuovi, bensì da una diversa regolazione dei geni esistenti.” (p.44)

Questo vuol dire che: “a differenza di una macchina, le nuove funzioni biologiche NON richiedono necessariamente nuovi componenti”. (p49)

Ma vuol dire pure che una diversa regolazione dei geni di ogni persona fa di essa un caso individuale che richiede un trattamento personalizzato in caso di malattia.

A questo proposito è illuminante il cap. 9 nel quale Palmarini propone due casi specifici che hanno dato inizio alla medicina personalizzata. Purtroppo tale personalizzazione non trova la collaborazione delle case farmaceutiche, più propense a produrre medicine che vadan bene per tutti.

Senza demonizzarle, Palmarini ne fa una critica esplicita: “… trovo riprovevole la forte resistenza dei produttori di farmaci a trovare un accomodamento con la medicina personalizzata.” (p.77)

Nel cap. 10 tratta una delle più recenti scienze: l’epigenetica che è “lo studio delle trasformazioni chimiche del DNA” (p.80) Anche quelle del cap. 11 sono pagine veramente importanti, da leggere con attenzione perché descrivono qualcosa di complesso, vale a dire un nuovo codice di lettura di quanto sta nel DNA e ne fa “una tripla elica”.

La terza parte ha come titolo: “Una nuova scatola di attrezzi” che sta a significare quanto siano diversi gli strumenti che oggi la tecnologia mette a disposizione dei genetisti, rispetto a quelli disponibili una ventina di anni fa. Strumenti nuovi e nuove difficoltà e complessità, tant’è che a chiusura del cap. 16 Palmarini scrive: “I miei lettori saranno forse un po’ confusi …. Il messaggio è (però) chiaro e importante: La biologia, la genetica e la medicina hanno fatto passi da gigante.” (p.134) Ma anche il successivo capitolo presenta difficoltà, pur se lo si potrebbe definire come la spiegazione della tecnica “taglia e cuci”, dove qui da tagliare e ricucire è una porzione del genoma!

E’ quindi necessario sapere cosa sono le “triplette” (dette anche codoni) perché è proprio dalla manipolazione delle triplette che si ottiene la modifica del genoma e, di conseguenza, una mutazione della specie o la cura di una malattia.

Al cap. 19 Palmarini ci fa scoprire qualcosa di ancor più complesso, la modifica del genoma con l’utilizzo della luce: l’optoepigenetica! Tutto questo porta ad una conclusione: il controllo della salute diventa sempre più preciso, ma non è necessario effettuare inutili analisi del genoma.

La quarta e ultima parte del libro è dedicata allo studio del cervello. Le neuroscienze sono come un crescendo rossiniano: centomila articoli scientifici in un anno.

Parti di cervello (di animali) rese trasparenti per studiarne le funzioni.

Dalla Svizzera (Losanna) dall’Arizona (Tucson) dall’Australia (Melbourne), i più grandi Istituti di Neuroscienze, con strumenti tecnologici d’avanguardia, effettuano ricerche non solo sul cervello, anche sulla mente umana. Si sta profilando il decimo giorno della creazione!

Enrico Sciarini

 

POPOLO, POTERE E PROFITTI di Joseph E. Stiglitz


Joseph Stiglitz

POPOLO, POTERE E PROFITTI

Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento.

Ed. Einaudi 2020

 

Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia nel 2001, ha scritto questo libro nel 2019 per spiegare “come liberarsi dal fondamentalismo del libero mercato rivendicando e costruendo un capitalismo progressista.”

Non era ancora scoppiata la pandemia Covid19 e il presidente degli Stati Uniti era Donald Trump.

Ed è contro la politica di Trump che Stiglitz ha impostato il suo libro. Già nella prefazione scrive che “l’economia non è un fine, ma è un mezzo mirato ad un fine” e che nessun cambiamento economico è possibile senza una democrazia forte.”

Non lesina le sue critiche neppure alle grandi reti di distribuzione che: “se possono vendere prodotti cattivi e persino pericolosi, possono vendere anche idee cattive e pericolose.” (p.20)

Dedica il secondo capitolo alla descrizione della crescita delle disuguaglianze negli Stati Uniti attribuendone poi la causa all’aumento delle rendite rispetto ai redditi e spiegando che il reddito è quanto una persona, un’azienda o uno Stato acquisisce con il lavoro e la produzione di beni; la rendita è l’entrata derivante dalla proprietà di un bene.

Arriva anche a considerare rendita i brevetti e ne descrive il cattivo uso sia dai detentori dei diritti d’informazione, sia dalla case farmaceutiche che: “hanno trovato il modo di estendere la durata dei loro brevetti con la pratica detta evergreening = sempreverde” ossia una fittizia modifica del prodotto (p.63 e nota 40 p. 276).

Oltre al monopolio = unico produttore, Stiglitz considera anticoncorrenziale anche il monopsolio = unico acquirente. Il quarto capitolo è dedicato alla globalizzazione, della quale scrive: “Dovremo trovare una nuova forma di globalizzazione, … abbiamo bisogno di un insieme di regole minimo …. alla stregua di un codice della strada … e sarà meglio per tutti se le regole saranno globali , multilaterali e accettabili per ogni Paese”. (p.101)

Alla finanza è dedicato il quinto capitolo e recrimina: “La diffusione di tanta indegnità morale pone di fronte alla più importante e difficile delle sfide per il futuro: cambiare le norme e la cultura della finanza” (p.107) Altrettanto importante il capitolo sesto: “La sfida delle nuove tecnologie”. Qui mette in guardia le persone che “non si rendono conto di cosa si fa o si potrebbe fare dei loro dati, specialmente se finiscono nelle mai sbagliate”. (p.113)

La seconda parte del libro, dal capitolo otto in poi, è più propositiva e affronta le questioni politiche. Pur dichiarandosi favorevole a mantenere i partiti, Stiglitz scrive che “bisognerebbe reinventarli”.

Chiama in causa i “movimenti” e scrive che “avranno più successo se lavoreranno insieme … perché il tutto è maggiore della somma delle parti” e che “ il partito democratico deve reinventarsi come voce di questa alleanza”. (p.178).

Nell’ultimo capitolo scrive che “infuria una lotta tra il bene e il male” (p.240) e mette in guardia dai mali che pochi leader negativi possono arrecare alla società, ma è fiducioso che il bene possa trionfare.

Conclude con un’efficace considerazione: "Affinché un buon programma di governo possa realizzarsi occorre disabituarci all’idea che il Governo sia sempre inefficiente e sostituirla con l’idea che, come tutte le istituzioni umane, anche il Governo sia fallibile e possa essere migliorato”.

Enrico Sciarini

 

 IL CIBO DELLA SALVEZZA di Franco Berrino e Marco Montagnani

 

Il cibo della saggezza -  Mondadori 2020

Titolo intrigante quello scelto dai due Autori, Franco Berrino, medico epidemiologo e Marco Montagnani, maestro taoista.

E’ la saggezza che deve essere nutrita o è il cibo che deve essere scelto con saggezza? Non si trova risposta nel libro, ma si trovavano altre cose interessanti.

Gli Autori compiono insieme una lunga passeggiata sulle alture del Casentino in provincia di Arezzo. Partono da “La Mausolea”, sede dell’Associazione “La grande via” e conversando, affrontano argomenti di attualità e argomenti eterni come “La natura dell’amore”, un capitolo di otto pagine che da solo vale tutto il libro.

C’è anche un capitolo dedicato “A quel buon senso che genera la pace”. Poi “Nella gioia dell’unione” è riportata una pagina del “Galileo” di Bertold Brecht con una profezia: “Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere ….. ogni nuova macchina non sarà che fonte di nuovi triboli per l’uomo. ….. il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall’umanità …. A ogni vostro eureka risponderà un grido di dolore universale”.

Queste affermazioni, che siano di Galileo oppure di Brecht sono comunque molto efficaci. Ci sono anche altre sentenze, come quella attribuita a Thomas S. Eliot che dice: “Dov’è la saggezza che abbiamo perso con la conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perso con l’informazione?

Nonostante il libro possa essere considerato divulgativo della filosofia taoista, contiene insegnamenti validi per ogni persona di buon senso. Ci spiegano pure che la casualità e la causalità non sono un semplice spostamento di vocale, ma che la prima NON può essere controllata, la seconda invece SÌ.

Enrico Sciarini



VIRUS di Slavoj Zizek

iek è un filosofo e sociologo sloveno che ha seguito la pandemia Covid19 dal suo manifestarsi di fine febbraio sino al mese di agosto. Ne ha fatto oggetto di numerosi articoli pubblicati su importanti riviste e quotidiani.

Li ha ora raccolti in un libro con il quale tratta l’argomento affermando che si sta affrontando la pandemia come si affronta una malattia terminale e cioè con cinque distinte fasi: NEGAZIONE, RABBIA, NEGOZIAZIONE, DEPRESSIONE, ACCETTAZIONE. Tali fasi le attribuisce alla psichiatra svizzera Elisabeth Kubler Ross.

Dalla pandemia iek trae questa lezione: Quello che avete fatto alla natura, ora la natura lo fa a voi. (p.47) Continua con unaltra affermazione: Non sono un utopista, non invoco una solidarietà idealizzata, al contrario, la crisi attuale dimostra chiaramente che la solidarietà e la collaborazione globale sono nell’interesse di tutti e di ciascuno di noi e sono l’unica cosa razionale ed egoista da fare.” (p.53) Per questo arriva ad invocare “un comunismo reinventato” e aggiunge che lo stesso presidente degli Stati Uniti, pur essendo un liberista è caduto in una forma di socialismo attribuendo ad ogni cittadino toccato dalla crisi un assegno di mille dollari; iek definisce questa operazione: “socialismo dei ricchi”. (p.71).

Poi ipotizza due mondi futuri: quello di Trump con la prosperità economica al prezzo di molti morti e quello cinese con il controllo totale sui cittadini da parte dello Stato. Quando poi tratta il problema del razzismo negli USA cita la frase del sindaco di Newark: “Non possiamo vincere con le pistole; per avere una possibilità di vincere, dobbiamo rivolgerci ai libri” (p.181).

Aggiunge, infine, che “La crisi sanitaria, quella economica, ambientale, i conflitti internazionali e le proteste antirazziste costituiscono un potenziale di emancipazione immenso”. (p,182) Nell’ultimo capitolo si dichiara d’accordo con il virologo Hendrik Screck secondo il quale non c’è alcuna seconda o terza ondata: siamo in un’ondata permanente. Conclude scrivendo: “Sì, il distanziamento sociale è simile al comunismo, per questo ne abbiamo bisogno” Ma abbiamo ancor più bisogno di un nuovo ordine economico.

Enrico Sciarini


              


Post popolari in questo blog