INCONTRI ANNO 2025

   INCONTRO 65 - VITA E DESTINO di  Vasilij Semënovič Grossman

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CITAZIONI



NOTE BIOGRAFICHE 

GROSSMAN, Vasilij Semenovič - Scrittore russo, nato a Berdičev il 29 novembre1905, morto a Mosca il 14 settembre 1964. Figlio di un chimico, compì studi fisico-matematici all'università di Mosca, e dal 1932 lavorò come ingegnere chimico nel bacino minerario del Donbass. 

Stabilitosi a Mosca, Grossman si dedicò interamente alla letteratura. Sono di questi anni i racconti: Nella città di Berdičev, su un episodio della guerra civile; Quattro giorni,  Compagno FedorLa cuoca, in cui descrive con sobrio realismo il coraggio del popolo all'epoca della lotta clandestina contro lo zarismo e durante la guerra civile, e un romanzo in quattro volumi, Stepan Kol'čugin (1937-40), il cui protagonista è seguito nel suo sviluppo da giovane operaio di un villaggio di minatori a bolscevico rivoluzionario.

Corrispondente dal fronte del giornale Krasnaja zvezda, Grossman ottenne grande popolarità con il romanzo breve  Il popolo è immortale, 1942, primo grande affresco della guerra quale atto di eroismo di un intero popolo, raccontato liricamente. Da questo momento la riflessione sulla guerra e sul suo significato acquista un ruolo centrale nell'opera di Grossman: a esclusione di una pièceSe dobbiamo credere ai pitagorici, scritta prima della guerra e pubblicata nel 1946, le sue opere hanno come nodo centrale la battaglia di Stalingrado.

Dagli schizzi del ciclo Stalingrad 1943 si passa a epopee di sempre maggior respiro. Si tratta di riflessioni dolenti, oneste, preoccupate: già Per una giusta causa, concepito come prima parte di una dilogia e pubblicato nel 1952 sulla rivista Novyj Mir, dopo un'accoglienza calorosissima da parte della critica e soprattutto del pubblico, fu sottoposto nel 1953 a duri attacchi: gli eroi del romanzo non sono rappresentativi, ci sono più ebrei che russi, il ruolo del partito non è sottolineato abbastanza. La morte di Stalin impedisce che Grossman paghi un prezzo toppo alto per queste accuse: i detrattori si scusano, il romanzo è pubblicato in volume. 

La sua crisi, morale e filosofica, si approfondì, esprimendosi nella seconda parte della dilogia,  Vita e destino, 1984, portata a termine nel 1960 e consegnata alla redazione della rivista Znamja; dopo un anno di silenzio il romanzo fu ''arrestato'' dal KGB: Grossman, cui stranamente non si tolse lo status di autore classico sovietico, non sopravvisse al dolore, si ammalò e morì dopo aver scritto ancora qualche breve racconto Salve!, appunti relativi a un soggiorno di due mesi in Armenia pubblicati postumi a Erevan .

 

RESOCONTO DELL'INCONTRO

 INCONTRO 64 - QUANDO LE MONTAGNE CANTANO di Nguyễn Phan Quễ Mai 

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CITAZIONI

" Prima di quel giorno, odiavo a morte gli americani e i loro alleati. Li odiavo per aver bombardato la nostra gente, per aver ucciso civili innocenti. ma da allora ho odiato la guerra."

"Di fronte a me centinaia di sampane scivolavano sull'acqua color smeraldo.[...] per un po' ci è sembrato di aver lasciato la guerra ed essere entrati in un mondo di pace. Niente più bombe e proiettili, niente più morte. [...] In quelle grotte ho respirato la dolcezza della pace, Huong. L'ho inspirata a pieni polmoni, desiderandola con tutto me stesso,[...] avrei voluto restare lì per sempre"  pag.182

Ciò che disse mio zio mi fece pensare. Anche io avevo odiato l'America. Eppure leggendo i loro libri, mi ero imbattuta in un altro asepttodi quel popolo: la loro umanità. mi ero convinta che, se le persone avessero incominciato a leggere e a scoprire le culture degli altri popoli, non ci sarebbero più state guerre".p.185

"Una parte della nostra storia è stata cancellata, assieme alle vite di innumerrvoli persone. Ci è proibito di parlare di eventi collegati a errori del passato o a comportamenti illeciti di chi comanda, perchè proprio chi ci comanda si è arrogato il diritto di riscrivere la storia".p.191





NOTE BIOGRAFICHE


Nguyễn Phan Quế Mai nasce in un villaggio nel nord del Vietnam nel 1973. A sette anni migra con la famiglia nel Delta del Mekong. I suoi genitori sono insegnanti e coltivatori di riso; per aiutare la famiglia svolge diversi lavori tra cui la coltivatrice di riso e la venditrice di verdure e sigarette.

Nel 1992 riceve una borsa di studio dal governo australiano che le permette di studiare quattro anni a Melbourne, per poi laurearsi in economia aziendale e amministrazione aziendale alla Monash University.

Torna in Vietnam dove contribuisce allo sviluppo sostenibile del suo Paese attraverso la sua posizione presso le organizzazioni internazionali, comprese le agenzie delle Nazioni Unite. Fonda Chắp Cánh Ước Mơ Volunteer Group, un gruppo di volontariato per sostenere i bambini ammalati di cancro.

Nel 2012 riceve una borsa di studio dalla Lancaster University e inizia così un master in scrittura creativa che conclude nel 2020 con il dottorato.

Nel 2021 entra a far parte dell'organizzazione no-profit Room to Read, promuovendo l'alfabetizzazione e l'accesso alle biblioteche scolastiche nelle aree più povere.

Nguyễn Phan Quế Mai ha due figli; suo marito lavora negli ambiti dello sviluppo e della riduzione della povertà. Nel 2023 è impegnata nello sviluppo sostenibile del Vietnam, oltre che scrivere per diversi giornali vietnamiti come il Tuổi Trẻ. È Peace Ambassador di PeaceTree Vietnam, un'organizzazione che lavora per rimuovere le bombe inesplose in Vietnam ed è ambasciatrice dell'organizzazione no-profit DVAN che sostiene gli scrittori vietnamiti.

 



RESOCONTO DELL'INCONTRO

 INCONTRO 63 - GDL POESIA

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VIDEO PARTE 1 

VIDEO PARTE 2

Lunedì 16 Giugno il Gruppo di lettura ha parlato di poesia. Il nostro ospite Alessandro Angelelli che avevamo conosciuto l'anno scorso ha interpretato le poesie che i partecipanti avevano selezionato.

Abbiamo visto che la poesia è tante cose: è prosa ed è musica ma soprattutto ha valenza universale.

E' stato bello immergerci nella musicalità e profondità di questo genere letterario.




 INCONTRO 62 - NOI CHE CI VOGLIAMO COSI' BENE  di  Marcela Serrano


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CITAZIONI

A Rafael la gente non era mai piaciuta, tanto meno gli “intellettuali della sinistra d’oro”, come definiva Magda il proprio ambiente. Lei invece si sentiva. A proprio agio e parte dell’ insieme. Le piaceva stare seduta accanto al fuoco con un bicchiere di whisky in mano, circondata da amici che discutevano, ascoltando fino all’alba le analisi sulla congiuntura politica, intervenendo, scaldandosi, vibrando con lo sviluppo dei fatti, sentendosi sempre protagonista del divenire del proprio paese.p.119

Appoggio’ la sua guancia sulla fronte umida di Maria e l’abbraccio del ballo si fece più stretto.

È sempre di più, come a voler raccogliere in un cerchio tutta la sensualità che stavano sprigionando. Quando cominciarono a sentire dentro di sé l’uno il sesso dell’altra, sentirono anche che erano amici da lungo tempo e si adagiarono nella nitidezza di quella sensazione.p.122

“Decise di raccontare per la prima volta ciò che le era capitato. Scelse me. Io l’ascoltai. Non le dissi grandi cose. Ma lei si liberò in modo incredibile per il fatto di aver lasciato che l’esperienza si tramutasse in parola. Come se, nel farsi verbo, il passato si relativizzasse, e il fatto in sé smettesse di opprimerla.

La morale a cui giunsi, Ana, dopo quell’esperienza, fu che non c’è nulla di così terribile che non possa essere detto. Che nel

rendere pubblica una colpa privata, trasformi la colpa in vergogna, stato d’animo molto più dominanbile.

Quella donna si risposò ed ebbe un rapporto, come era auspicabile, assolutamente normale. Più tardi mi rivelò che l’aver parlato con me era stato vitale, le era stato di enorme aiuto, e mi ringraziava per questo. Io risi e con tutta modestia, virtù abbastanza rara in me, le spiegai che non avevo fatto proprio niente. La sua salvezza era stata quella di distruggere il carattere di tabù della storia: io avevo fatto solo da detonatore.” 




NOTE BIOGRAFICHE

Nasce a Santiago del Cile nel 1951. È figlia della romanziera Elisa Pérez Walker e del saggista Horacio Serrano, ed è la quarta di cinque sorelle, con due delle quali trascorre un anno a Parigi per studiare alla "Maison des Amériques". Nel 1973, a causa del golpe militare, lascia il Cile e si trasferisce in Italia a Roma.

Nel 1977 rientra definitivamente in Cile. Si iscrive alla facoltà di Belle Arti della Pontificia Università Cattolica del Cile, ottenendo il diploma in incisione nel 1983. In seguito lavora in diversi ambiti delle arti visive, vincendo anche un premio del Museo delle Belle Arti per un lavoro sulle donne del sud del Cile, ma presto abbandona queste attività. Sebbene cominci a scrivere molto presto, pubblica il suo primo romanzoNoi che ci vogliamo così bene, nel 1991.

Il romanzo è la rivelazione dell'anno e vince nel 1994 il Premio Sor Juana Inés de la Cruz, il Premio Feria del Libro de Guadalajara e nel 1996 il premio della casa editrice francese Coté des Femmes, come miglior romanzo ispanoamericano scritto da una donna. Nel 1993 pubblica Para que no me olvides, che ottiene il Premio Municipal de Literatura , a Santiago del Cile. Nel 1995 scrive in Guatemala Antigua, Vita Mia e nel 1997 L'albergo delle donne tristi.

Dopo molte riedizioni dei precedenti romanzi, pubblica il romanzo giallo Nostra signora della solitudine (1999), i racconti Un mundo raro (2000), Quel che c'è nel mio cuore (2001), finalista del Premio Planeta 2001 a Barcellona e Arrivederci piccole donne (2004).

Marcela Serrano è una delle figure più rinomate e significative della nuova narrativa del suo paese e dell'America Latina. Ha vissuto in Messico col marito, Luis Maira Aguirre, e le loro due figlie, Elisa e Margarita, poiché il marito è stato ambasciatore del Cile in Messico e Belize fino al 2003 e dal 2004 al 2010 ambasciatore in Argentina.





RESOCONTO DELL'INCONTRO

Il gruppo di lettura si è riunito per discutere il romanzo "Noi che ci vogliamo così bene" di Marcela Serrano. Scritto nel 1991, il libro è ambientato a ridosso della fine della dittatura in Cile ed è stato pluripremiato. La storia narra di un gruppo di amiche di vecchia data che si ritrovano in una casa in riva a un lago e iniziano a dialogare, facendo emergere ricordi. È definito un libro femminista.

Nonostante il successo e il riconoscimento ricevuti, la discussione ha rivelato pareri contrastanti tra i partecipanti. Alcuni hanno trovato l'opera deludente rispetto ad altri autori cileni, percependo una visione "edulcorata" della dittatura. L'impressione generale è stata che assomigliasse più a una raccolta di articoli di riviste femminili degli anni '80-'90 piuttosto che a un'opera letteraria profonda.

Le critiche principali si sono concentrate sullo stile narrativo e sulla struttura. La scrittura è stata definita priva di agilità, difficile, fastidiosa e frammentata, con continui salti nel passato che rendono la trama poco scorrevole e lenta. Questa frammentazione ha portato i lettori a perdersi nelle numerose storie dei personaggi, trovando difficile seguirle. Nonostante la descrizione iniziale della casa al lago, l'ambientazione non è un punto fisso per l'emersione delle storie, che si perdono invece in flashback dei dieci anni della loro conoscenza.

Tuttavia, sono stati riconosciuti anche degli aspetti positivi. Il valore dell'amicizia femminile, vista come un sostegno fondamentale nei momenti difficili, è un tema centrale e apprezzato, considerato una caratteristica distintiva dell'autrice che ricorre anche in altri suoi libri. Il romanzo è inoltre costellato di frasi molto incisive e memorabili, quasi "epitaffi", che offrono spunti di riflessione psicologica profonda. Un esempio citato è l'osservazione che gli uomini sembrano "vivere i rapporti mentre le donne li pensano". Particolarmente potente è stata ritenuta la frase che descrive il potere liberatorio della parola, la capacità di trasformare un'esperienza terribile o una "colpa privata" in "vergogna", uno stato d'animo più gestibile, semplicemente raccontandola e togliendole il carattere di tabù. L'atto di ascolto, come quello compiuto dal personaggio di Maria, è visto come quasi psicoanalitico.

Alcuni personaggi e specifiche scene hanno colpito i lettori. Maria è stata una delle figure più apprezzate. La sua vicenda di crisi e depressione, la sua riflessione su una vita vissuta compiacendo gli altri, sentendosi come un "narciso senza acqua" per aver perso se stessa guardando solo attraverso gli altri, e la sua successiva riscoperta di senso attraverso la cura della nipote, sono state considerate "belle cose". Al contrario, le descrizioni delle diagnosi psichiatriche su Maria sono state giudicate terribili e ormai datate. Il ritratto degli uomini è stato generalmente critico, visti come problematici o quasi solo "oggetti sessuali". La scena in cui il marito reagisce terribilmente a un regalo di Isabel è stata evidenziata come un esempio di violenza psicologica che "urta i nervi".

Per quanto riguarda il contesto politico, è presente sullo sfondo, dato per certo ma non approfondito né spiegato, a differenza di altre opere cilene che si focalizzano sulla dittatura. Viene però toccato il tema dell'esilio, suggerendo che abbia umanizzato gli uomini cileni espatriati, arricchendoli con l'esposizione a culture diverse.

Confrontando "Noi che ci vogliamo così bene" con altri libri di Marcela Serrano, alcuni partecipanti che ne avevano letti altri hanno trovato opere come "Il tempo di Blanca" e "I quaderni del pianto" migliori. "I quaderni del pianto", in particolare, è stato citato per la sua efficace narrazione del rapimento di bambini durante il regime e della solidarietà femminile. Nonostante le critiche a quest'opera specifica, Serrano è stata comunque considerata una "brava scrittrice".

In sintesi, la discussione ha evidenziato come, pur riconoscendo il valore storico e alcuni elementi di profondità, in particolare l'esplorazione del legame femminile e il potere della parola, il romanzo sia apparso frammentato, stilisticamente difficile e datato nel suo approccio ad alcuni temi, inclusa la politica. L'esperienza di lettura è stata per alcuni simile a quella di tenere in mano "un pugno della sabbia che mi scorre via e alla fine mi sono trovato il palmo vuoto". Nonostante ciò, il libro ha evidentemente stimolato un confronto acceso e ricco di spunti.

 


INCONTRO 61 - L'OTTAVA VITA  di  Nino Haratischwili


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CITAZIONI

" Negli occhi blu della donna si leggeva che non ci sarebbe stato alcun risarcimento. Avrebbe potuto minacciarla con qualunque coltello ma lei non avrebbe mai riconosciuto la sua colpa."p. 384
" La stanza si stava dissolvendo nella luce del crepuscolo. I tratti dl viso diventavano sempre più vaghi. I ricordi si posavano lentamente sulle palpebre truccate della donna come la prima neve, soffici e quasi trasparenti. Kitty avrebbe voluto raccogliere l'odio in un grumo, stringerlo nella mano e gettrglielo in faccia con tutta la forza che aveva."p. 386
" Per questa storia ho messo da parte tutte le mie esigenze, se mai ne ho avute, mi sono persino negata la mia dose quotidiana di malinconia e mi sono dedicata unicamente a questo compito. Dopo gli ultimi anni in cui mi ero persa e smarrita, l'ascesi e la disciplina ferrea, quasi monacale, mi hanno fatto e mi fanno bene. e' il mio viaggio. E' una sorta di percorso di purificazione nel corso del quale io stessa sto cambiando - e non so neppure quale sarà la mia forma definitiva." p.479
"... Intuii che più di ogno altra cosa volevo fare proprio ciò che faceva quella donna, cieca e tuttavia così lungimirante: volevo ricomporre quello che era andato in pezzi, volevo mettere insieme i ricordi degli altri, che rivelano ciò che li unisce solo quando da molti diversi elementi nasce un unico quadro entro la cui cornice, tutti noi, consciamente o inconsciamente, seguiamo una misteriosa coreografia e danziamo." p. 868



NOTE BIOGRAFICHE

Nino Haratischwili nasce a Tbilisi, Georgia, nel 1983. Emigra in Germania da giovanissima, per sottrarsi ai rivolgimenti seguiti al crollo dell’Unione Sovietica. Nel nuovo Paese studia teatro, poi, nel 2010, approda alla scrittura con Juja. Non scrive in georgiano, ma in tedesco. Nei suoi romanzi racconta mondi lontani ma non troppo: gli ultimi in modo particolare parlano di Russia, Georgia e del periodo sovietico. Temi complessi, da cui l’Europa e specialmente la Germania sono al contempo attratte e respinte. Fin dagli esordi desta interesse nel pubblico e nella critica, e nel giro di pochi anni viene tradotta in diverse lingue e riceve numerosi riconoscimenti. Tra i vari, il Premio Adelbert von Chamisso e il Premio Anna Seghers.





RESOCONTO DELL'INCONTRO

L'incontro è iniziato con una graditissima sorpresa. Abbiamo ospitato in collegamento dalla Georgia una cara amica della scrittrice Nana Zardiiashvili che ci ha parlato di Nino Haratishwili. Sono coetanee e hanno tante amicizie in comune. Anche se Nino scrive in tedesco si considera una scrittrice georgiana. La Georgia che Nino descrive nel romanzo è realamente così, Nino rappresenta fedelmente i fatti storici del suo paese.

Il pregio di questo romanzo è proprio quello di narrare le vicende storiche che hanno coinvolto la Georgia parallelamente al racconto dell'epopea familiare.

Il piccolo grande uomo è identificato in Berija alleato di Stalin.

Sono molto piaciuti i personaggi femminili, e la lettura del romanzo ha fatto riflettere su come potrebbe essere differente la vita delle persone che vivono in quel contesto sociale e politico se fossero vissute in un altro luogo.

L'autrice insiste su danza e musica come se l'arte potesse supplire alla mancanza di libertà.

Anche il pianoforte che rimane durante l'assedio di Leningrato è quasi simbolo di libertà nonostante le atrocità della guerra.

Niza e le parole: da bambina nel lettone col nonno che le racconta tante cose pensa che le parole possano sostituire l'amore; da ragazza le parole la tradiscono e sono sostituite dal corpo. Col fidanzato non riescono più a parlare ma litigano soltanto e il corpo è l'unico modo che trovano per riconciliarsi. Da adulta sono l'ancora di salvezza a cui aggrapparsi per sopravvivere, solo attraverso le parole infatti riesce a dare senso alla sua vita.

Niza è la sorella ombra, sta all'ombra di daria la sorella bellissima al centro dell'attenzione. Alla fine trova il suo riscatto nelle parole.

I personaggi belli sono i più sfortunati: Christine, affascinante ma è davvero triste la sua storia.

Niza e Stasia si rivelano molto forti anche se non hanno la bellezza.

I personaggi femminili sono affascinanti e pieni di vita, mentre quelli maschili non losono molto solo Giorgi è molto interessante.

Sembra che Niza sia l'autrice e attraverso questo personaggio l'autrice narri un aspetto autobiografico della sua vita. La voce narrante del libro fino alla nascita di Brilka è la terza persona quando nasce la nipote cambia e si alternano la terza persona con la prima. 

Niza è una persona non risolta non si sente in grado di amare e trova difficoltà a gestire il rapporto con la nipote che viene a cercarla.

Da ragazza cerca quasi di sostituirsi alla sorella per aiutarla quasi dimenticandosi di se stessa.

Niza dona a Brilka la sua storia familiare. Si svela quando capisce che la nipote è colei che alla quale si può dare un testimone per il futuro.

L'amore, la solitudine, la sorellanza e il senso di colpa sono i temi principali del romanzo.

Sopra tutti si staglia un sentimento fortissimo di sorellanza. Kostia è abituato al regime di totalitarismo lo vuole imporre anche a casa sua ma nosnotante questo le donne riescono comunque a portare avanti la loro vita.

E' una storia dove si trovano elementi magici e di superstizione ma che vengono spazzati via da una sola frase dell'adolescente Brilka:"e anche se fosse una pozione maledetta c'è una formula magica per ogni maledizione, una formula che la rende innocuo, comunque io non mangio marrone".

Ci sono anche i fantasmi delle donne morte. Li vedono Stasia, Kitti e Nizia. Erano un modo di sopravvivere ai sensi di colpa, in loro rivedono le persone che hanno amato ed era anche un modo di sopportare la realtà.

Alcune parti dell'intreccio non sono stati apprezzati sembrano una soap opera.

Troppa casualità spinta, troppe coincidenze, i fidanzamenti con poersone che hanno legami nascosti con altri protagonoisti, la scelta di un'attrice per un film poi dimenticatoin un cassetto che poi improvvisamente emerge.

Nana interviene per dire che alla domanda se c'è qualcosa di autobiografico nel libro l'autrice sempre risponde che no si tratta solo di un'opera di immaginazione.

Per la loro generazione è difficile pensare al futuro perchè la loro situazione li costringe a sopravvivere solo nella quitiduanità.

La trama fa emergere rapporti sforzati quasi da soap opera, in relatà succedono davvero.

Qualcuno ha visitato molte volte la Georgia che appare come come un paese europeo piazzato in Asia e risente molto pur essendo di cultura europea e di religione ortodossa come i russi risente delle influenze asiatiche.

Il libro è una storia di donne che sono sacrificate nel corso del Novecento, è una persona che fa paura e si fa carico di tantissime responsabilità.

Gli uomini georgiani hanno una cultura diversa dell'occidente europeo.

Le pagine di Brilka sono bianche perchè la sua storia deve essere ancora scritta.

Il punto centrale delle donne è la famiglia, la sorellanza. Anche Kitty che vive di più in occidente non fa che sognare di tornare a casa.

Il romanzo ci permette di cogliere meglio la nazione georgiana sia dal punto di vista dei lunghi anni della dominazione russa e successivamente il forte desiderio di indipendenza che ha manifestato negli anni più recenti.

C'è una frase emblematica che racchiude un pò il senso di tutto questo e di grande attualità: "Non dovevamo permettere che questa guerra scoppiasse non dovevamo farci guidare dal nostro rifiuto di fare i conti di quelli che siamo, con noi stessi come nazione, dall'arbitrio, dall'assenza di principi, dall'incapacità della diplomazia, da un pensiero basato unicamente sull'istinto, da un patriottismo cieco".

Nana ci farà dono della lettera che Nino aveva scritto per sua figlia che non era ancora nata e che lei ha tradotto e ce ne farà omaggio e che ha un collegamento con questo romanzo.






 INCONTRO 60 - LA PANNE  di Friedrich Dürrenmatt


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CITAZIONI
" Ci sono ancora storie possibili, storie per scrittori? Se uno non intende raccontare di sè, ne generalizzare in termini romantici, lirici il proprio Io, se non si sente obbligato a parlare con spietata sincerità delle proprie speranze e sconfitte o di come si fa all'amore, quasi l'assolutaveridicitàne facessse un caso universale e non invece, nella migliore delle ipotesi, un caso clinico, psicologico, se uno non vuole tutto ciò e intende invece tirarsi da parte con discrezione, difendere cortesemente le faccende private, ponendosi di fronte al proprio tema come uno scultore di fronte alla materia da cui trarre una statua, lavorando a quel tema e grazie ad esso sviluppandosi, nell'intento, come una volta i classici, di non cedere subito alla disperazione, anche se non può certo negare l'assurdo che ovunque viene a galla, allora scrivere diventa il mestiere più difficile, più solitario e anche più insensato, un bel voto nella storia della letteratura non ha alcuna importranza, (...) , le istanze del giorno sono più urgenti." p.9
" Giovanotto, giovanotto," brontolò in tono di disappunto" che cosa intende dire? Non vuole abbandonare finalmente la sua tattica sbagliata, continuiamo a fare gli innocenti? Non ha ancora capito? Bisogna confessare, che lo si voglia o no, c'è sempre qualcosa da confessare, dovrebbe cominciare a intuirlo!" p.47






NOTE BIOGRAFICHE

Friedrich Dürrenmatt (Stalden im Emmental, 5 gennaio 1921 – Neuchâtel, 14 dicembre 1990) è stato uno scrittore, drammaturgo e pittore svizzero.

Dopo un'infanzia piuttosto movimentata, durante la quale ebbe già problemi di alcolismo, droga e fumo, si diplomò nel 1941 e studiò filosofia e lingue germaniche a Zurigo e a Berna. Dopo la seconda guerra mondiale, ispirato dalla lettura di Lessing, Kafka e Brecht, iniziò a scrivere racconti brevi e pezzi teatrali. Le sue prime opere sono ricche di elementi macabri e oscuri, trattano di omicidi, torture e morte.

Il suo esordio in teatro con Sta scritto provocò uno scandalo che gli procurò notorietà anche oltre i confini svizzeri. Nel 1947 sposò l'attrice Lotti Geissler. Nei primi anni cinquanta si mantenne scrivendo romanzi come Il giudice e il suo boia  e Il sospetto , che vennero pubblicati a puntate nei giornali. Nel 1956 ottenne fama internazionale con il dramma La visita della vecchia signora . Il dramma venne rappresentato a New York, Roma, Londra e Parigi e vinse numerosi riconoscimenti. Altri drammi di successo furono I fisici  e La meteora  rispettivamente degli anni 1963 e 1966.

Negli anni settanta e ottanta divenne attivo politicamente, mettendosi in luce come critico della società contemporanea con saggi, conferenze e discorsi celebrativi come: Frasi dall'America, l'articolo Io sto con Israele, il discorso pubblico in occasione del centesimo anniversario della nascita di Albert Einstein e, poco prima di morire, due discorsi con il titolo La speranza di Kant, uno dei quali, in onore di Václav Havel, aveva come titolo: La Svizzera - una prigione. Visitò gli Stati Uniti, Israele, la Polonia e il campo di concentramento di Auschwitz. Anche per questi motivi, Dürrenmatt è stato spiato dalla "Bundespolizei", la polizia federale elvetica, assieme ad altri 800 000 cittadini di simpatie progressiste. Lo scrittore lo sospettava da tempo, tanto che, nel 1966, disse che "la Svizzera sta diventando uno Stato poliziesco con una facciata democratica".Nel 1983 muore sua moglie e nel 1984 si sposa con l'attrice e produttrice Charlotte Kerr. Muore il 14 dicembre 1990 in seguito alle conseguenze di un infarto; solamente un anno prima aveva pubblicato la sua ultima opera: La valle del Caos. A Neuchâtel, la città della Svizzera dove l'autore ha vissuto l'ultimo periodo della sua vita, nel 2000 è stato creato il Centre Dürrenmatt Neuchâtel, un centro interdisciplinare sorto intorno alla casa dello scrittore, che raccoglie anche gran parte dei suoi dipinti.

Insieme al connazionale Max Frisch, Dürrenmatt è stato protagonista del rinnovamento del teatro di lingua tedesca, trattando in chiave grottesca i problemi della società contemporanea e smascherando le meschinità nascoste dalla facciata perbenista della società svizzera.

Anche la produzione letteraria di Dürrenmatt è sempre stata caratterizzata da una pungente satira e spirito critico nei confronti della società. Oltre a numerosi racconti, fra cui spiccano La morte della Pizia, L'eclissi di luna, La panne, Il Minotauro, Natale, sono di grande interesse i già citati romanzi Il sospetto, La promessa, Il giudice e il suo boia, nei quali, attraverso il sapiente utilizzo di trame investigative, intende dimostrare una tesi ben precisa: il caso governa i destini umani. Per Dürrenmatt l'accurata costruzione di una rete chiusa di eventi fittizi nella trama di un romanzo, a maggior ragione romanzo poliziesco, dimostra di non essere un valido specchio del reale e di essere una costruzione intellettuale debole.

Tema centrale nella produzione dell'autore è anche il concetto di giustizia. Per Dürrenmatt il complesso poliziesco-giudiziario, nei suoi meccanismi di indagine e di giudizio, è incapace di cogliere il senso più autentico della verità umana. Ciò che spesso sfugge alla giustizia dei tribunali può essere eticamente condannabile, o viceversa. Il racconto La panne. Una storia ancora possibile è un mirabile esempio di un rovesciamento di situazione del protagonista nei confronti del concetto di giustizia, presente anche in altre opere dell'autore.





RESOCONTO DELL'INCONTRO

Da questo romanzo breve è stato tratto il film di Ettore Scola intitolato "La più bella serata della mia vita."

Durenmatt si è ispirato molto a Kafka si parla di giustizia con un?architettura molto particolare, la scrittura è incisiva e breve ma il messaggio è molto forte e raggiunge profondità abissali. romanzo brevissimo ma densissimo.

La battuta che rompe il ghiaccio è "sarebbe meglio che i magistrati non andassero in pensione."

I protagonosti sono dei magistrati in pensione che si sentono in diritto di giudicare la vita degli altri lo fanno con i grandi personaggio della storia come Gesù, Socrate, Dreyfuss ma ahimè anche con dei poveri malcapitati, come il protagonista, che si trovano a passare dalla loro casa e a cui in cambio dell'ospitalità apparecchiano un processo in piena regola. 

Il tema è la giustizia o meglio il giudizio e l'ingiustizia in cui improvissamnete nella vita si può incappare.

Sembra quasi una seduta psicoanalitica anche se non è consenziente ma il protagoniosta narra di sè a questi quattro corvi più un boia mettendo le vicende della sua vita in pasto a questi individui.

Durenmatt dimostra una granda capacità di scovare e descrivere le debolezze che albergano nell'animo umano. Lo scrittore gioca con noi e la lettura genera ansia, prima ci descrive un'atmosfera conviviale ma poi si addentra nella vicenda con sempre maggiore drammaticità con un crescendo sempre più serrato. 

Noi non vediamo il nostro lato ombra. Il protagonista si addentra nelle sabbie mobili quando scopre la sua scarsa moralità e la da in pasto ai convitati.

C'è anche un livello grottesco. Appare la spietatezza che raggiunge il suo apice nel finale. Mentre la legge e la morale spesso non coincidono qua i giudici entrano nel merito anche di atteggiamenti moralmente discutibili anche se non sanzionati dalla legge.

Durenmatt era un moralista. l'incipit contiene già tutto. I giudici erano coscienti di essere ora liberi dai vincoli della legge e della procedura.

Loro pensano che in ogni uomo ci sia qualcosa di sbagliato e di colpevole e lo cercano con acrimonia. la fiustizia umana è molto deficitaria. Loro desiderano estremizzare la sitauzione e portarlo alla confessione.

Ceracno di trasforamre la debolezza umana in una colpa.

Durenmatt fa una critica feroce alla giustizia del suo tempo.

"Un tribunale per gioco diventa abile manipolazione narrativa un tribunale della coscienza cui è impossibile sottrarsi. La confessione diventa un bisogno insopprimibile e l'esecuzione della sentenza una vocazione esistenziale tesa fino al sacrificio ultimo che la giustizia vera non avrebbe mai potuto pretendere."

Differenza tra giustizia intesa da Kafka e da Durenmatt, per Kafka è grande e imprescrutabile e la porti dentro di te e per questo ti può colpire anche senza l'intervento di terzi e dunque siamo sempre in attesa di quello che ci arriva addosso per Durenmatt, invece, la giustizia non è assoluta ma è interpretata da esseri umani che se ne appropriano e la piegano ai loro personale senso di giustizia manipolandola e cospargendola di egoismo e di opportrunismo.



 INCONTRO 60 - LA PARTE DI GUERMANTES  di Marcel Proust ( vol.3 di Alla Ricerca del tempo perduto)

VIDEO DELL'INCONTRO



CITAZIONI
" Non era tanto Rachel quand du Seigneur a sembrarmi poca cosa, quanto la potenza dell'immaginazione umana, l'illusione su cui si fondano le sofferenze amorose, ad apparirmi smisurate. Robert si avvide della mia emozione. Distolsi lo sguardo verso i peri e i ciliegi del giardino di fronte perchè pensasse che a turbarmi fosse la loro bellezza. E in effetti, essa mi turbava un pò nello stesso modo, mi metteva analogamente a contatto con qualcosa che non si vede con gli occhi, ma si sente con il cuore. Quegli arbusti che avevo visti nel giardino, scambiandoli per degli dei stranieri, non m'ero forse ingannato come Maddalena, quando in un altro giardino, in un giorno di cui si stava avvicinando l'anniversario, vide una forma umana e "credette fosse il giardiniere"? Custodi delle memorie dell'età dell'oro, garanti della promessa che la realtà non è ciò che si crede, che lo splendore della poesia, il meraviglioso fulgore dell'innocenza possono risplendervi e potranno essere la ricompensa cui tenderanno i nostri sforzi, le grandi creature bianche meravigliosamente protese al di sopra dell'ombra propizia alla siesta, alla pesca, alla lettura, non erano piuttosto degli angeli?"p.161-162

" E' per questo che solo le donne un pò difficili, quelle che non riusciamo subito a possedere, che non sappiamo nemmeno, in principio, se potremo mai possedere, sono davvero interessanti. Perchè conoscerle, avvicinarle, conquistarle, è far variare di forma, di grandezza, di rilievo l'immagine umana, è una lezione di relativismo nell'apprezzamento di un corpo, d'una vita di donna, che è bello poi rivedere quando ridiventa una silhouette senza spessore nello scenario della vita." p. 373
" Ma cara amica, la ragione è che sarò morto da parecchi mesi. Secondo i medici che ho consultati, alla fine di quest'anno, la mia malattia ( che, del resto, può portarmi via da un momento all'altro) non mi lacserà in ogni caso più di tre o quattro mesi di vita, e sarebbe già tanto" rispose Swann sorridendo, mentre il lacchè spalancava la porta a vetri del vestibolo per far passare la duchessa.
" Ma cosa mi state raccontando?" esclamò la duchessa fermandosi per un attimo e alzando i suoi begli occhi azzurri e malinconici, ma pieni di incertezza. Trovandosi, per la prima volta in vita sua, al bivio tra due doveri cosi diversi come salire sulla sua carrozza per recarsi ad un pranzo e testimoniare pietà ad un uomo che sta per morire, non rintracciava nel codice delle convenienze alcuna indicazione circa la giurisprudenza da seguire e, non sapendo a quale dare la preferenza, pensò di fingersi convinta che la seconda alternativa non si ponesse nemmeno, in modo da poter obbedire alla prima che, in quel momento, richiedeva lo sforzo minore, superando così il conflitto con la migliore delle soluzioni, che consisteva nel negarlo. " Volete scherzare?" disse a Swann.
" Sarebbe uno scherzo di un gusto eccellente, rispose ironicamente Swann. Non so perchè vi sto dicendo queste cose; non vi avevo mai parlato fin ora della mia malattia. Ma poichè me lo avete chiesto e, ormai posso morire da un momento all'altro... Ma, soprattutto, non voglio che facciate tardi al vostro pranzo, vi stanno aspettando" aggiunse, perchè sapeva che per gli altri, gli impegni mondani sono più importanti della morte di un amico, e si metteva nei loro panni in forza della sua buona educazione. p. 610



NOTE BIOGRAFICHE

Marcel Proust (Parigi 1871 - ivi 1922).

Figlio di Adrien, professore universitario di medicina, e di Jeanne Weil, di ricca famiglia ebrea, donna sensibile e colta alla quale restò morbosamente legato, all'età di nove anni cominciò a soffrire d'asma, malattia che lo tormentò tutta la vita.

Frequentò il liceo Condorcet di Parigi, dove strinse le prime amicizie importanti e collaborò al periodico studentesco Revue lilas; s'iscrisse poi alla facoltà di diritto, seguendo contemporaneamente corsi alla Scuola di scienze politiche e alla Sorbona, dove fu allievo di H. Bergson.

Collaborò a Le Banquet, la rivista fondata da un gruppo di amici del Condorcet, alla Revue blanche e ad altri periodici e quotidiani tra cui Le Gaulois, e, dal 1903, a Le Figaro.

Dal 1914 uscirono sulla Nouvelle revue française ampî estratti delle sue opere.

Fin dagli anni liceali frequentò assiduamente i salotti dell'alta borghesia e dell'aristocrazia parigina, di cui avrebbe poi stigmatizzato lo snobismo, e nell'affaire Dreyfus si schierò in favore della tesi innocentista.

Dopo la morte del padre (1903) e soprattutto della madre (1905) si dedicò interamente alla stesura della sua opera, in un progressivo isolamento che lo portò a tappezzare di sughero la sua stanza nell'appartamento di boulevard Hausmann dove si trasferì nel 1906, assistito negli ultimi anni dall'autista Alfredo Agostinelli e, dopo la morte di questo, dalla fedele governante Céleste Albaret.

L'unico, immenso romanzo che scrisse, dopo varî tentativi, a partire dal 1909 fino all'anno della morte, s'intitola À la recherche du temps perdu e consta di sette parti intimamente legate: la prima, Du côté de chez Swann, uscì nel 1913 a spese dell'autore da Grasset, dopo che il parere negativo di A. Gide ne impedì la pubblicazione presso Gallimard; seguirono (questa volta da Gallimard) À l'ombre des jeunes filles en fleur, che ottenne il premio Goncourt, Le côté de GuermantesSodome et Gomorrhe.

Postume apparvero le ultime tre parti: La prisonnière , Albertine disparue  e Le temps retrouvé.

Fondata su un impianto autobiografico, l'opera, la cui struttura ciclica richiama quella della Comédie humaine di Balzac e della Tetralogia di Wagner, è un grandioso affresco della società francese all'inizio del secolo, del suo linguaggio, delle sue passioni e delle sue leggi; allo stesso tempo è la storia di una vocazione artistica che si realizza dopo una lunga esperienza di tempo "perduto", tempo che nell'arte è possibile ritrovare, cioè rivivere nella sua verità.

 In contrasto con il canone dell'oggettività del realismo, la narrazione, dietro la quale è percepibile la lezione di Chateaubriand, di Nerval, di Baudelaire ma anche l'influsso degli studî della psicologia del tempo sulle "intermittenze" della memoria, si dispiega attraverso il punto di vista soggettivo di un narratore protagonista, a partire da un evento fortuito: un sapore "ritrovato" nel gustare una madeleine risveglia la memoria facendo inaspettatamente riaffiorare alla coscienza tutto un mondo dimenticato.

 Il racconto, che adotta la forma del monologo interiore e si sviluppa attraverso frasi lunghe, ricche di subordinate, ruota intorno a diversi poli ideologici: si va dalla critica ad ogni mitoamoroso o mondano, che tende a cristallizzarsi in idolo, alla prefigurazione di un bello in sé, a un discorso sull'omosessualità che fornisce lo spunto a una più vasta meditazione sulla condizione di vittima e di carnefice in cui precipita chiunque contragga un rapporto affettivo. Intrisa di un senso drammatico dell'esistenza, ma sorretta da un'ironia che diviene fervido umore narrativo, la Recherche trascende il clima decadente, che pure la sostanzia, per collocarsi agli apici dell'esperienza letteraria del ventesimo secolo. Il momento irrazionale (la memoria involontaria che nel contatto fra due sensazioni, l'una presente, l'altra passata, scopre la loro essenza comune e fa ritrovare il tempo perduto) è solo la prima tappa nel cammino verso l'arte, che si raggiunge nel completo dispendio esistenziale, di ragione oltre che di forze inconscie, poiché solo la ragione sa stabilire i nessi, creando un discorso narrativo.




RESOCONTO DELL'INCONTRO

Francesco Garbelli ci conduce alla scoperta del volume Dalla Parte di Guermantes che indica l'altra parte della passeggiata del narratore e scopre la realtà dei salotti mondani che viene definita con la locuzione Esprit Guermantes.
Lo spirito è anche la mente individuale e Proust gioca su questa idea. Così come gli indivudui hanno il loro spirito così esiste l'esprit dei Guermantes che sono un clan ne hanno uno che li accomuna. Esiste una camera dell'eco che raccoglie le risonanze interne alla memoria di ciascuno avendo una coerenza di fondo. Mente ma anche mentalità la tendenza la propensione un certo tono che caratterizza un individuo, gruppo, comunità a comportatrsi in un certo modo ricorrente. proust ricostruisce attingendo lo esprit Guermantes da Saint Simon.
Ma lo spirito è anche il motto ironico e in questo volume Proust descrive molti dei personaggi con tanta ironia che emerge soprattutto nella descrizione caricaturale dei personaggi. Lo sguardo umoristico per Proust ha valore euristico e aiuta il lettore a scoprire qualcosa in più sui protagonisti.
Il volume dunque è finalizzato a cogliere lo spirito dei Guermantes e si manifesta nei salotti L'argomento principale, che è stato un caso mediatico che ha scosso la politica dell'epoca era rappresenato dall' Affaire Dreyfus.
La società è spaccata in due tra innocentisti e colpevolisti soprattutto dopo che Zola scrive il suo J'Accuse e anche i salotti sembrano composti da tiforerie contrapposte. E come tali le tifoserie non sono mai a cerca della verità ma servono a portare avnti interessi personali.
Duca di Guermantes ora sta da una parte o dall'altra per sedurre e far bella figura con l'amante di turno.
Anche Saint Loup inizialmente è innocentista per rivendicare la sua individualità smarcandosi dalla sua famiglia ma quando passa nell'esercito passa dall'altra parte perchè l'interesse del soldato impone di essere antidreyfusardi.
Swann è innocentista per rivendicare la propria identità ebraica.
Ognuno sposa la causa per interessi altri e mai per amore della verità.
Interessante anche la figura degli intellettuali che vengono adulati e poi sbeffeggiati e alla fine corrotti da questo mondo della nobiltà parigina. 
Proust descrive come dei quadri, delle messe in scena che preparano il lettore alla conoscenza della realtà che descrive.
Snobbismo e idolatria sono tematiche importanti del volume.
La morte della nonna fa da spartiacque a quello che qui è solo accennato ma che poi verrà ampiamente descritta nel prossimo volume Sodoma e Gomorra che esploderà come profanazione. La nonna muore prima che si riveli la profanazione.
Quando esploderà profanerà tutto ciò che è esistito prima. Quello che sembrava amore tra uomo e donna invece era amore tra uomo e uomo. Forshadowing è una figura che prepara a una prefigurazione e ciò che verrà dopo getterà nuova luce su ciò che è stato.
Anche le descrizioni delle battaglie che qualcuno ha trovato noiose hanno un senso all'interno dell'architettura dell'opera. La battaglia infatti è un'identità che si ripete variando ma che ha sempre uno schema comune condiviso. Francesco cita la teoria di Liebniz dei mondi possibili per cui il possibile eccede sempre e il discorso militare sembra filosofico e estetizzante e da l'idea che nella diversità c'è sempre qualcosa che si ripete. Come anche abbiamo visto ne Il Deserto dei Tartari.
Nella Recherche ci sono situazioni che si ripetono ma variando esattamente come in una battaglia.
Rachel ricorda la storia di Odette e Swann, è vista dai clienti come la perfetta prostituta, da Robert come un angelo mentre il narratore la definisce "Rachel quand du Seigneur.
Addirittura ha tre volti ma Proust forse voleva dire ma chi siamo? Abbiamo più personalità. "Nessuno può essere limpido ai nostri occhi perchè è solo un ombra in cui nessuno può penetrare."
Albertine, Charlus sono evanescenti e non si riescono ad inquadrare. Rachel offre al lettore più sfaccettature della sua personalità. Il pensiero va subito a Pirandello "Uno nessuno e centomila".
Proust dice che chi siamo dal punto di vista sociale è ciò che pensano di noi le persone che ci frequentano e ci conoscono.
A questo va aggiunto un io interiore e all'interno ciascuno di noi racchiude più personalità. Questo è un tema che attraversa tutto il Novecento da Pessoa a Pirandello e Kafka, ognuno lo declina in modo diverso e anche Proust lo fa ma afferma che in ciascuno esiste un vero io. l'identità è molteplice ma esiste un ver moi che è la risultante dei ricordi e delle relazioni che ci portano ad essere chi siamo in un dato momento, si tratta di una risonanza globale, si può avere suoni diversi che alla fine compongono una melodia.
Gilles Deleuze nel saggio "Proust e i segni" aiuta ad interpretare e capire il senso dei segni che ci circondano.
proust coglieva e imitava i tratti caratteristici delle persone che riusciva ad imitare benissimo.







 INCONTRO 59 - WEYWARD  di Emilia Hart

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CITAZIONI
"Un po' più in la'c'è un'apertura trai trovchi degli alberi. Al di là di essa riesce a vedere il versante ripido della collina, come i fianchi di un animale gigantesco ricoperti dalla pelliccia chiara della neve. Un animale acquattato, in attesa. Ce l'ha fatta, è riuscita ad uscire dal bosco." p.317

" La vista è una cosa strana. A volte ci mostra ciò che abbiamo davanti agli occhi. Ma a volte ci mostra ciò che è già successo o che sta per accadere." p.391

"Ripensa alla forza delle mani di suo padre che la sospingevano verso la salvezza. L'ultima volta in assoluto che l'aveva toccata. Era morto per lei, nello stesso modo in cui lei morirebbe per sua figlia. Lacrime calde le scendono lungo le guance. Non sa bene per chi siano, se per la bambina che ha visto morire suo padre o per la donna che ha passato 20 lunghi anni a dare a se stessa la colpa della sua morte."




NOTE BIOGRAFICHE

È una scrittrice anglo-australiana. 
 È nata a Sydney e ha studiato Letteratura inglese e Giurisprudenza all’Università del New South Wales prima di lavorare come avvocato a Sydney e Londra.
 Il suo talento è stato notato nell’ambito del Caledonia Novel Award 2021. I suoi racconti brevi sono stati pubblicati in Australia e nel Regno Unito. 

 Vive a Londra. Weyward è il suo romanzo d’esordio. A luglio del 2024 è uscito il secondo romanzo Sirene.




RESOCONTO DELL'INCONTRO
L'incontro è stato davvero scoppiettante. I partecipanti erano nettamente divisi tra coloro che non hanno affatto apprezzato il libro e ne hanno fatto delle critiche feroci e una parte che invece ha gradito la lettura.
Sono tre romanzi in uno. La copertina è bellissima. L'attenzione alla natura è molto sentito.
L'autrice giovane al suo primo romanzo ha messo molto impegno per realizzare quest'opera cosi ricca.
Per qualcuno questo romanzo è narrativa di consumo e c'è il sospetto che l'autrice abbia scritto su commissione di un ufficio marketing. Qualcuno aveva aspettative molto alte che poi nel corso della lettura sono state deluse.
Uso pedissequo di aggettivi nessun flusso di coscienza delle tre donne insomma molto deludente.
Questo libro non ha nulla di interessante da offrire e ha procurato ad alcuni addirittura fastidio.
Qualcuno dichiara apertamente di averlo proprio disprezzato e sembra che con furbizia si abbia preso Sheakespeare per far sembrare quello che non era.
I personaggi femminili sono tutti meravigliosi e quelli maschili a parte il fratello sono davvero terribili.
Il termine Weyward significa destino e fatale e le tre protagoniste prendono in mano il loro destino e fanno scelte radicali nelle loro vite agendo con coraggio.
Riamane il sospetto del dolo del aver voluto scegliere i temi attuali a tavolino e fare un'operazione di marketing per vendere le copie.
Per alcuno non si è proprio proposto invece questo sospetto. Ad alcuni è piaciuto proprio per i temi trattati, anche se la scrittura è un pò povera la cosa si può imputare all'inesperienza dell'autrice piuttosto che all'operazione di marketing.
La descrizione della natura è molto coinvolgente anche se le descrizioni sono ripetitive.
Molti episodi sono volutamente esagerati e si presterebbe bene per una trasposizione cinematografica.
Libro superficiale per costrutto e mod di affronate i temi. Tre donne che hanno lo stesso conflitto di base che è la sopraffazione dell'uomo sulla donna e la risoluzione è la magia.
Nel 1600 questo è ammissibile per carenza di istituzioni.
Il dibattito è stato molto acceso e la discussione per questo ancora più interessante perchè le varie osservazioni hanno consentito di sviscerere il romanzo nelle profondità delle sue pieghe senza trascurare nulla.
E' un romanzo sulla resilienza femminile ma la resilienza non ha bisogno della stregoneria.
Altha usa la magia per raccontare una storia mentre Kete la usa per portare avanti una tesi.
Chi partecipa ai gruppi di lettura spesso attiva un'ipercriticità perche quando si legge ci si prepara alla discussione e mentre si legge si cerca di scorgere gli elementi che si vorranno comunicare ai partecipanti.

















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