INCONTRI ANNO 2022

 

INCONTRO 36 - INVISIBILE di Paul Auster


Il 15 Dicembre alle 18 abiamo parlato del romanzo di Paul Auster Invisibile.

CITAZIONI

Ecco il video dell'incontro in due parti:

“ Pensavo che non li avrei rivisti mai più. Born insegnava alla Columbia da sette mesi, e non avendolo mai incontrato per caso in tutto quel tempo sembrava difficile imbattermi in lui adesso. Ma negli avvenimenti reali le probabilità non contano, e l’improbabilità che una cosa succeda non vuol dire che non succederà.p.7

" No. Ma ciò non significa nè l'altra... Non posso dirti come si comportava prima che cominciassi a vivere con lui. Non saprei neanche dare conto di tutte le cose che ha fatto mentre vivevamo insieme. Chi conosce i desideri segreti di una persona? a meno che una presona non li metta in pratica, o ne parli, non ne abbiamo idea." p127



NOTE BIOGRAFICHE


Paul Auster è nato da una famiglia ebrea di origini polacche a Newark, nello Stato americano del New Jersey, il 3 febbraio 1947. Suo padre, Samuel Auster, era proprietario di alcuni edifici di Jersey City. Sua madre aveva circa 13 anni in meno del marito. Il loro, fin dai primi giorni, non è stato un matrimonio felice.

Paul Auster è cresciuto a Newark, assieme alla sorella, più piccola di lui di circa tre anni e affetta da forme di squilibrio mentale. La situazione famigliare ha segnato la vita di Paul Auster, come rivela lui stesso nel suo memoir dal titolo “Hand to Mouth” (1997).

Paul inizia a nutrire una forte passione per la letteratura fin da giovane. Dopo le scuole superiori, inizia a viaggiare per l’Europa, visitando l’Italia, la Spagna, Parigi e Dublino, la città di James Joyce. Tornato negli Stati Uniti, si iscrive alla Columbia University. Nel 1966 conosce la scrittrice Lydia Davis, con la quale si sposerà il 6 ottobre 1974 e da cui avrà un figlio.

 Nel 1969, dopo aver conseguito la laurea, si imbarca su una petroliera e viaggerà per un anno. Poi è di nuovo in Francia, dove resta per tre anni, dal 1971 al 1974. Tornato negli Stati uniti, pubblica due volumi di versi: “Unhearth” e “Wall Writing”. 

Il suo primo romanzo è del 1979, “L’invenzione della solitudine”, un romanzo autobiografico incentrato sul suo rapporto con il padre, deceduto poco tempo prima. 

Nel 1985 ottiene il successo a livello internazionale con la trilogia di New York composta da “Città di vetro”, “Fantasmi” e “La stanza chiusa”. 

Da questo momento in poi, scriverà altri numerosi romanzi e alcune sceneggiature per il cinema. Dopo aver divorziato dalla Davis, nel 1981 si è sposato con la scrittrice Siri Hustvedt, da cui avrà una figlia, Sophie.






RESOCONTO DELL'INCONTRO

Partiamo dal titolo cosa è invisibile?
La verità e la giustizia sono invisibili.
Si tratta di uno scrittore davvero intrigante, è impegnato anche politicamente.
Born è il protagonista e rappresenta anche la personificazione di un uomo affetto da disturbo borderline di personalità, descritto molto precisamente.
Per quanto riguarda l'incesto, anche qui la verità è invisibile, il lettore non capisce quanto sia vero il racconto oppure frutto della fantasia del fratello.
La storia è inconsistente, risulta molto difficile racconatre la trama del romanzo a qualcuno.
Molto particolare è il modo in cui lo scrittore procede nel racconto: cambia i punti di vista fa vedere le cose senza sapere dove sta la verità.
Attraversa registri e forme letterarie diverse.
I personaggi che descrive come reali in realtà non lo sono.
Anche del fratellino morto dice a un certo punto invisibile che respira.
Invisibili sono anche i poveri che difende Adam come avvocato.
Invisibile e comune è anche la faccia di Rudolf e il fatto di scrivere in prima persona rende Adam stesso invisibile. Infatti, l'autore, che cerca di tirare le file delle varie trame, afferma che scrivendo di "me in prima persona mi ero represso, mi ero fatto invisibile, mi ero reso impossibile scoprire ciò che stavo cercando".
Lo scrittore parla di uno scrittore che scrive e la suggestione porta all'Amleto di Sheakespeare dove si ha la rappresentazione dentro la rappresentazione.
La realtà è invisibile.
La scrittura è scorrevole e si desisdera procedere nella lettura ma la storia non è connessa, non ha alcun senso e il finale è molto deludente.
Non si esprime nessun giudizio nè sull'incesto e nemmeno sull'omicidio.
In molti punti la storia è affascinante e al tempo stesso inquietante.
Margot e Rudolf sono personaggi strani che generano ansia, come in uno psycothriller.
A molti è piaciuto il racconto del lavoro di Adam in Biblioteca, dove vince i momenti di noia facendosi trasporatre dalla sua immaginazione.
L'autore spazia con disinvoltura tra diversi registri letterari, dimostra di conoscere la letteratura e la storia.
Questo libro, ambientato nel 1967 e pubblicato nel 2009, è diviso in quattro parti, le quattro stagioni ognuna delle quali è narrata da un diverso autore. Gli stili delle quattro parti sono tutti differenti tra loro: la prima è narrata in prima persona senza stacchi nelle parti di dialogo, la seconda è narrata in terza persona, la terza parte è riscritta da un autore che viene invitato a metter mano a degli appunti sempre più scarni e infine la quarta è scritta in forma di diario per mano di un terzo personaggio.
 Il libro è praticamente un puzzle, un gioco di specchi in cui le vite si intersecano tra di loro e al lettore sorgono parecchie domande: che cosa è vero e cosa non lo è? Che cosa è finzione e cosa invece è stato solo desiderato? Chi racconta e chi viene raccontato?
Il punto di vista soggettivo è spazzato via dalla figura del secondo scrittore che gli fa cambiare punto di vista diventando impersonale.
L'autore compie continuamente virtuosismi nello scrivere.
Incesto, adulterio, omicidio, tradimento dell'amicizia. la morale è invisibile.
Auster si dimostra poliedrico e riesce a destrutturare l'individuo.

Paul Auster è uno scrittore che ama nascondersi e nascondere i suoi personaggi tramite le sue trame e i suoi intrecci. 
Anche in altri romanzi come "La notte dell'oracolo" Auster narra di un autore che scrive un romanzo, il romanzo nel romanzo e la spersonalizzazione soprattutto è evidente in 4,3,2,1, dove lo stesso episodio è analizzato da punti di viste differenti.
New York e Parigi sono due protagoniste della storia New York con il suo ingenuo sogno americano e Parigi con i suoi fasti coloniali e la sua figura di città del vecchio continente.
Auster è stato anche sceneggiatore e coregista del film Smoke che ha vinto l'orso d'argento a Berlino nel 1996. Anche qui l'ambientazione è costituita dalla città di New York e il protagonista è uno scrittore.



INCONTRO 35 - UN COMPLICATO ATTO DI AMORE di Miriam Toews

Il 24 Novembre alle 18 abiamo parlato del romanzo di Miriam Towes, Un complicato atto di amore.

CITAZIONI

“ Devo finire i compiti. Una parola cruciale, ‘finire’. A me i finali vengono male. Quiring mi ha detto che in genere i temi e i racconti arrivano fisiologicamente alla loro fine inevitabile, fuori dal controllo di chi scrive. Dice che quando arriva la fine ce ne accorgiamo per forza. Non so. A me sembra che ce ne siano tanti di possibili finali.p.9


"Sentivo l'odore del vento che entrava dalla finestra aperta dietro di lei ed era come un regalo o un complimento o qualcosa del genere. Ogni tanto i venti più soavi soffiano anche su noi mennoniti, quando il massacro dei polli si interrompe e ce li lescia sentire e allora ci spezzano letterarlmente il cuore." p.76 

 

“Continuava a dire una stronzata dietro l’altra anche mentre i pezzi di vetro cadevano sul tappeto e io facevo la scema guardandolo con aria torva. Non so perché. È’ un nostro numero: facciamo sempre così quando succede qualcosa di strano e non sappiamo cosa dire. È come se recitassimo un repertorio, col padre tonto e l’adolescente ribelle, anche se la realtà è molto peggio: assomigliamo di più a due pazienti psichiatrici che cercano di sopravvivere a un’altra giornata. È come se lui si aprisse un varco con la dinamite nel muro del famoso disprezzo adolescenziale, dicendo apposta le cose ridicole. Così, mostrando di vedere le proprie mancanze ancor prima di me, spera di guadagnarsi la mia misericordia. È un vecchio copione da sitcom a cui ci aggrappiamo sempre. Anche se siamo due pessimi attori.” p. 196



NOTE BIOGRAFICHE

Miriam Toews è nata nel 1964 a Steinbach in Manitoba, in una comunità mennonita. Il padre di Miriam Toews, Melvin C. Toews, era un discendente diretto di uno dei primi coloni di Steinbach, Klaas R. Reimer (1837-1906), arrivato in Manitoba nel 1874 dall'Ucraina.

 Miriam Toews ha lasciato Steinbach all'età di diciotto anni, e ha vissuto a Montréal e a Londra prima di stabilirsi a Winnipeg.

 Ha ottenuto una laurea in Lettere e Cinema (Film Studies) presso l'Università di Manitoba e una laurea in Giornalismo ottenuta all'University of King's College, Halifax.

Il padre di Miriam Toews si è tolto la vita nel 1998, e la tragedia è stata fonte d'ispirazione di un libro in cui la scrittrice lo fa parlare in prima persona e intitolato Swing Low: A Life (2000).

L'unica sorella di Miriam Toews, Marjorie, si è suicidata nel 2010, a quasi 12 anni di distanza dall'anniversario della morte del padre.

Miriam Toews è ben nota per la sua abilità nel combinare un umorismo sardonico con un'intensità di sentimenti talvolta devastante.

Al centro del suo lavoro c'è sempre la famiglia. In particolare, si tratta di famiglie divise, che vivono sotto la minaccia di qualcuno o di qualcosa, dove i genitori sono scomparsi o spariti nel nulla per un suicidio, un incidente o per eventi misteriosi, e dove quelli che sono rimasti devono imparare a tenere la famiglia unita, nonostante il dolore per la perdita dei propri cari.

La stessa autrice rivela in un'intervista: “Molti dei miei personaggi sono in cerca della libertà in un modo o nell'altro. Di solito è la semplice libertà da un controllo esterno che diventa poi il veicolo per orizzonti più ampi e lontani... Entrambi, la vita e il viaggio, richiedono fede, curiosità, coraggio e un intenso desiderio di essere liberi. Liberi dalla tirannia, dal potere senza autorevolezza, dalla meschinità di certi adulti, dalle convenzioni sociali e dalle nostre stesse paure e ansie.”

Di certo segnata dall'origine mennonita, Miriam Toews spesso mette in evidenza la sua esperienza mostrando tutta la perniciosa influenza del fondamentalismo religioso sull'individuo. "Credo che l'idea della fuga, dell'esilio, di lasciare un posto, sia qualcosa su cui ho meditato a lungo."


RESOCONTO DELL'INCONTRO

Si capisce che è uno scritto giovanile dell'autrice ora ha raffinato lo stile e potenziato l'ironia. Si tratta, infatti, di un romanzo di formazione e lo stile è ancora acerbo. Dimostra tanta oggettività manifestando la capacità di vedere da fuori ciò in cui è immersa, l'autrice scherza col lettore, a qualcuno ha ricordato il giovane Holden, descrive bene l'insofferenza della ragazzina immersa in un modo così oppressivo. L'autrice è riuscita a scrivere un romanzo fluido, leggero, nonostante l'ambiente retrogado e claustrofobico nel quale i personaggi sono immersi.
Descrive bene gli usi e costumi della comunità di mennoniti. Il papà è un personaggio sorprendente senza dichiararlo apertamente, con i suoi gesti che sembrano bizzarri, tipo quello di vendere i mobili della casa, le fa da apripista e le cita la Bibbia.
I Mennoniti vivono senza farsi domande perchè per tutto c'è una risposta, non bisogna andare oltre il conosciuto.
Nemmeno la ferrovia si ferma nel paese, l'unica cosa che si può fare è stare e accettare.
Nomi nella sua famiglia sperimenta sentimenti profondi, la mamma e la sorella fanno fatica a rispettare le regole, dopo le scomuniche compaiono le leacrime, l'oppressione è troppo forte rispetto alla sete di libertà.
il sorriso di Tash comunica un messaggio non verbale, un sorriso che sottolinea il fatto di essere libera.
Sono tutti atti di amore.
Qualcuno paragone le immagini che il romanzo suscita ai quadri di Hopper.
Il racconto trasuda tristezza e ironia amara.
Nei romanzi della Towes c'è sempre qualcosa di autobiografico e stupisce la leggerezza con cui scrive. il suo stile è scarno, privo di sovrastrutture, in poche parole è capace di descrivere concetti molto complicati. 





ESERCIZI DI LETTURA 

RAGAZZA DONNA ALTRO di Bernardine Evaristo 

Il 13 Ottobre, insieme a D Come Donna parleremo del romanzo di Bernardine Evaristo         "Ragazza, donna, altro".

CITAZIONI


"Secondo me in futuro saremo tutti non-binary, né maschi, né femmine, tanto i ruoli di genere sono solo performance, e questo significa che le tue battaglie politiche per le donne, mami, diventeranno superflue, ah e fra l’altro, io mi definirei umanista, che è un concetto molto più alto del femminismo"p.52

"Tu hai sofferto davvero, dice Yazz, mi dispiace e non lo dico per paternalismo, ti giuro è proprio empatia.
Io non ho sofferto, in fondo mia nonna e mia madre si perchè hanno perso la loro famiglia e la loro terra, ma la mia sofferenza è più che altro una questione mentale.
Non è una questione mentale quando la gente ti aggredisce per strada.
Invece si, in confronto al mezzo milione di somali che sono morti nella guerra civile io sono nata qui e in questo paese ce la farò, non posso permettermi di non farmi il culo, lo so che sarà tosta quando arriverò al mercato del lavoro ma sai una cosa? Io non sono una vittima, non trattatemi mai come una vittima, mia madre non mi ha cresciuto per farmi diventare una vittima."p.76

"Osserva il fiume di persone che attraversano il ponte stamattina, quasi tutte armeggiano col telefono, si fanno selfie, foto da turisti, postano, mandano messaggi, più che guardare davvero la vista dai due lati del ponte. Oggigiorno la gente deve condividere tutto ciò che fa, da quello che mangia, alle serate fuori, ai selfie seminudi davanti allo specchio. I confini tra pubblico e privato si stanno dissolvendo."p. 173



NOTE BIOGRAFICHE

Bernardine Evaristo è nata e cresciuta a Londra da mamma inglese e padre nigeriano. Quarta di quattro figli, è cresciuta a Woolwich, South London, ha studiato come attrice e ha lavorato in teatro.

 È autrice di due romanzi in versi acclamati dalla critica: Lara (1997 e 2009 nuova versione), che segue le radici di una famiglia mista inglese-nigeriana-brasiliana-irlandese per oltre 150 anni, tre continenti e sette generazioni; e The Emperor’s Babe (2001).
Nel 2020 SUR pubblica in Italia un romanzo corale con 12 protagoniste che riscuote un grande successo: Ragazza, donna, altro.

 Il successo anche italiano dell’opera più recente di Evaristo è figlio tanto della forza con la quale riesce a raccontare nelle sue mille sfaccettature una Londra implosa e incupita dall’impatto di politiche sociali che sembrano figlie legittime del thatcherismo, quanto della scelta innovativa di raccontare la storia della città attraverso un alternarsi di voci femminili diversissime una dall’altra eppure assoggettate a un disegno coerente.







RESOCONTO DELL'INCONTRO


Si tratta di un romanzo densissimo che racchiude in sè 12 storie di donne tutte diverse che però si intersecano tra loro come un ricamo, i temi principali sono identità di genere e preferenze sessuali; femminismo e post-femminismo; come vivono le minoranze in una città come Londra.
Anche lo stile è molto particolare, alterna la prosa alla poesia, le maiuscole e la punteggiatura sono assenti.
Il tema che Ottavia Zerbi sceglie di approfondire dal punto di vista psicologico è il punto di vista che ognuno di noi ha sulla realtà e sull'altro, analizzando in particolare il rapporto tra Schirley e Windsom, madre e figlia. si può portare il discorso fino al paradosso e sostenere che la realtà non esiste perchè quello che pensiamo noi non è quello che pensano gli altri. Insomma la realtà non è quello che sembra e noi non siamo quello che pensiamo di essere.
Inoltre durante la narrazione la scrittrice inserisce un effetto emotivo bomba che non sveliamo ma che avvince il lettore e lo tiene incollato alla pagina.
Possimao solo esaminarlo in generale e da un punto di vista psicologico: quando in un rapporto esiste un segreto inconfessabile esso sprigiona una potenza che può diventare una forza positiva che migliora la qualità della vita oppure se volge al negativo la sua forza deflagrante può squassare dall'interno l'individuo.
La presonalità di ognuno è composta di tante sfumature. le persone ci conoscono per alcuni tratti caratteriali igorando gli altri, a seconda della conoscenza e del livello di confidenza.
E' sano proteggerci e decidere cosa di noi far conoscere aglia latri, questo perchè abbiamo bisogno di proteggerci e di sentirci unici. mentre quello che ci rispecchiano gli altri è qualcosa di diverso così come è diverso farci una foto o guardarci dentro lo specchio. la foto è statica mentre gurdandci nello specchio possimo guardarci in movimento da punti di vista diversi e in movimento.
Anche questo romanzo può essere definita un onda in movimento dove i protagonisti nelle varie fasi si incrociano e vivono alcuni momenti in comune.
Yazz èfiglia dei nostri tempi, incarna la rappresenteante delle nuove generazioniche portano una ventata fresca di novità in un mondo pieno di pregiudizio. Infatti è nata da madre e padre entrambi omosessuali, assapora la libertà e una grande apertura mentale fuori dal comune ed è proprio a lei che l'autrice fa dire queste parole:

" Il femminismo è una roba da pecoroni, le ha detto Yazz, in tutta sincerità, anche essere una donna è una cosa superata, all'università è venuto a parlare un attivista non-binary e mi ha veramente aperto gli occhi,
secondo me in futuro saremo tutti non - binary, nè maschi nè femmine, tanto i ruoli di genere sono solo performance,
e questo significa che le tue battaglie politiche per le donne, mami, diventeranno superflue,
ah, fra l'altro io mi definirei umanista, che è un concetto molto più alto del femminismo."p.52

Ciò che caratterizza tutti i personaggi è che  tutti presentano aspetti negativi e positivi e l'autrice è brava a tratteggiarli, per cui nessuno è privo di difetti ma anche le figure negative per antonomasia come il padre che scappa senza dare nessuna nostizia di sè ha la sua possibilità dui riscatto quando torna e aiuta la nell'educazione dei nipoti per cui diventa punto di riferimento.
In questo romanzo le identità sono fluide, con disinvoltura sono scardinati tanti tabu che caratterizzano la nostra società.
E' un romanzo particolare di cui si possono leggere anche solo alcune parti e già cosi si capisce la potenza di questa scrittrice che con poche pennellate efficaci riesce a tratteggiare personaggi indimenticabili.

INCONTRO 34 - I RACCONTI DI PIETROBURGO di Nikolaj Gogol' 

Il 29 Settembre abbiamo parlato di " I racconti di Pietroburgo" di Nikolaj Gogol'.

CITAZIONI


“Egli era immobile dinnanzi a lei ed era già pronto a perdersi ingenuamente come si era perduto prima. Ma la bella si stanco’ del lungo silenzio e sorrise significativamente guardandolo dritto negli occhi. Questo sorriso era pieno di una misera impudenza: esso era così strano e così poco le si addiceva, quanto poco si addice un’espressione devota al ceffo di un usuraio oppure un libro di conti a un poeta. Egli fremette.
Lei schiuse le labbra incantevoli e cominciò a dire qualcosa, ma tutto ciò che diceva era così stupido, così triviale…Quasi come se con l’innocenza anche l’intelletto abbandoni l’essere umano. Egli non voleva più sentire nulla. Era straordinariamente ridicolo e sciocco come in bambino. Invece di approfittare di tale benevolenza, invece di rallegrarsi di una tale combinazione, come se ne sarebbe rallegrato chiunque altro al posto suo, egli fuggì’ a gambe levate, come una capra selvatica, e uscì di corsa nella strada.”Prospettiva Nevskij p.17

"E Pietroburgo restó senza Akakij Akakievic, come se non ci fosse mai stato. Scomparve e si squagliò un essere da nessuno difeso, a nessuno caro, per nessuno interessante, che non aveva attirato su di se’ neppure l’attenzione di un naturalista che che non tralascia di infilare sulla punta di uno spillo una comune mosca e di osservarla al microscopio; un essere che aveva umilmente sopportato le burle dei colleghi ed era sceso nella tomba senza aver compiuto niente di straordinario, ma davanti al quale, sia pure proprio al termine della vita, era balenato un ospite luminoso sotto l’aspetto di un cappotto, che per un attimo aveva ravvivato la sua povera vita, e sul quale si era poi abbattuta insopportabile la sventura così come si abbatte sugli imperatori e i signori del mondo…." Il cappotto



NOTE BIOGRAFICHE

Scrittore russo nato a Soročincy, Poltava, nel 1809 e morto a Mosca nel 1852.

È stato tra i maggiori narratori del XIX secolo: i suoi racconti di"Le veglie alla fattoria presso Dikan´ka", 1831-32 riflettono l'amore per il folklore ucraino, mentre in altri suoi scritti prende la burocrazia a emblema del carattere oppressivo del mondo moderno.

 Vastissima risonanza ebbe"Le anime morte", 1842, in cui Gogol’ descrive le peregrinazioni dell'avventuriero Čičikov per la provincia russa. Benché realistica nel suo fondamento, l'opera di Gogol’ si distingue da quella di altri realisti russi per la ricchezza dell'inventiva e la bizzarria dell'immaginazione; la sua prosa è intensa, ricca di cadenze ritmiche e di effetti acustici, il linguaggio è sempre smagliante e denso di qualità pittoriche.
Il padre Vasilij Afanas´evič era autore di commedie ucraine. Gogol’ trascorse l'infanzia nella tenuta paterna di Vasil´evka, nel 1828 si trasferì a San Pietroburgo, dove entrò in contatto coi circoli letterarî e nel 1831 conobbe Puškin.

 Pubblicò nel 1831 il primo volume dei "Le veglie alla fattoria presso Dikan´ka", cui seguì l'anno successivo il secondo volume. In questi racconti, mascherandosi sotto lo pseudonimo dell'apicoltore Rudyj Pan´ko, egli attingeva alle fantasiose storie del suo popolo. Nel 1835 pubblicò la raccolta di racconti Mirgorod, anch'essa in due volumi, che conteneva, fra l'altro, "Proprietarî d'altri tempi", "Come litigarono Ivan Ivanovič e Ivan Nikiforovič" e l'epopea cosacca Taras Bul´ba, pervasa di accenti eroici, da ballata romantica.
 Dello stesso anno sono gli Arabeski, che comprendono già alcune delle novelle pietroburghesi, come "Il ritratto" e "Il lungo-Neva", cui si aggiungeranno poi "Il naso" e  "Il cappotto", la storia grottesca del povero impiegato Akakij Akakievič, prima figura d'una galleria che vedrà fra i suoi personaggi anche il Devuškin di Povera gente di Dostoevskij.
 Nei racconti pietroburghesi di Gogol’ si avverte l'influsso dei romantici tedeschi, e soprattutto di E. T. A. Hoffmann.

Una violenta reazione suscitò la commedia Revizor, messa in scena nel 1836, storia dello scapestrato Chlestakov, che in una città di provincia viene scambiato, per equivoco, per un ispettore generale ed è costretto dalle circostanze a sfruttare la situazione. L'amarezza per le polemiche suscitate da questo lavoro, che è uno dei più grandi del teatro russo, non distolse Gogol’ dalla redazione tormentosa del già citato "poema", come egli lo chiamava,"Le anime morte".

Nel frattempo cresceva in Gogol’ la tendenza al misticismo religioso, che si trasformò a mano a mano in vera ossessione. Egli cominciò a cercare una purificazione morale, e da questa ricerca nacquero nel 1847 i "Luoghi scelti della corrispondenza con gli amici": in essi lo scrittore, ch'era apparso sinora animato da idee liberali, si rivelò difensore dell'autocrazia. Nel 1848 fece un viaggio in Palestina, e ne tornò sempre più preso da preoccupazioni morali e religiose, al punto da distruggere la seconda parte di “Le anime morte".



RESOCONTO DELL'INCONTRO

In una serata già autunnale abbiamo parlato dei racconti di Pietroburgo di Gogol.
Si tratta di cinque racconti radunati sotto questo titolo dato che sono ambientati proprio a Pietroburgo. Gogol ha affascinato praticamente tutti con il suo modo molto particolare di scrivere.
Il naso è quello più particolare ti trasporta su un piano fantastico.
Il ritratto letto la sera al buio ha un effetto decisamente inquitante.
In generale sono piaciuti molto colpisce la rassegnazione della maggior parte dei personaggi al destino loro riservato.
La struttura della società comunista appare anche dai protagosnisti che sono impiegati pubblici o artisti. Non esiste un senso di giustizia universale più alta. Ciascuno rimane al posto a cui viene asseganto. Non esiste una giustizia terrena.
Nessuno aspira a migliorare le condizioni della sua esistenza quasi fosse relegato all'interno di una casta dalla quale non vuole sfuggire. Anche nel naso, si assistono alle varie peripezie del protagonista senza naso ma poi quando ogni cosa torna al suo posto è come se lui non avesse imparato nulla. 
Nel racconto la Prospettiva Nevskij la strada è descritta nelle varie fasi del giorno col susseguirsi degli avventori e manifesta il suo mistero. Dopo questo racconto si dice che la via abbia assunto la nomea di essere un posto starno e fantastico prorprio grazie alla descrizione di Gogol'.
Qualcuno li ha trovati divertenti, soprattutto il naso è davvero esilarnte come questo naso vestito in alta unifome assuma questo atteggiamento così altezzoso è una descrizione esilarante. Inoltre, la società russa è descritta in modo magistrale, ci fa scoprire degli aseptti della società dell'epoca.
Il linguaggio è straordinario Gogol riesce per la prima volta a mettere per iscritto l'anima russa. 
Ricorda Poe per il surreale che descrive e viene in mente Oscar Wilde leggendo il ritratto.
Gogol' riesce a far accettare al lettore tutte le stranezze che gli attraversano la mentE.
Il protagonista de Il cappotto è un passivo sta bene  nella sua routine non desidera nulla di diverso, amava fare il suo lavoro ripetitivo di copiatura e rifiutava qualsiasi innovazione sia nel lavoro che nella vita, è un mite che non si ribella algli scherni dei colleghi, l'opportunità di avere un cappotto nuovo è vissuta come un evento straordinario che irrompe nella sua vita.
Gogol' è fantasia, realismo ma allo stesso tempo qualcosa di celestiale. la fantasia dello scrittore è davvero sorprendente, nel racconto il ritratto il finale è spiazzante e anche Banksy ha ripreso da questo racconto in un suo ideo in cui parla di un'asta dove il suo quadro è venduto.
Il ritratto colpisce molto soprattutto per l'attenzione che consiglia di avere rispetto al talento che è prezioso e non deve essere contaminato dai soldi. Se scende a patti col denaro il talento svanisce. rapporto con la bellezza xhe si riesce a cogliere solo se l'animo è pronto ad accoglierla perchè la possiedi oppure vieni avvolto dall'invidia con la sua spinta distruttiva.
Si avvicendano i piani tra il reale e il fantastico che si alternano come piani intrecciati e inscindibili.
gogol ha giocato sui sentimenti descrivendoli nelle loro sfaccettaure. Ha portato a vivere l'animo cosacco facendo parlare l'oralità che da curioso aveva raccolto nel suo paese di origine.

Qualcuno si è meravigliato che a comporre questa raccolta non sia stato Gogol ma qualcun altro, dopo la sua morte.

Non è la comune ambientazione dei racconti che stupisce. È normale che la visione di Gogol della società pietroburghese con la stratificazione gerarchica e il gergo burocratico sia lo sfondo comune su cui abbia costruito le sue spiazzanti invenzioni.

Esiste però un ulteriore gioco di rimandi e corrispondenze da un racconto all’altro che rendono ancora più divertenti le trovate dell’autore. Sembra quasi che diversi elementi siano stati disseminati apposta nella raccolta di volta in volta per preannunciare il racconto seguente o ricordarne uno precedente.

Si potrebbe leggere come una anticipazione de “il naso” il dialogo tra i due artigiani tedeschi ubriachi che nella “Prospettiva Nevskij” entrano in scena proprio discutendo della necessità di tagliare un naso.







INCONTRO 33 - I PESCI NON HANNO GAMBE di Jon Kalman Stefansson

Il 21 Luglio abbiamo parlato di I pesci non hanno gambe di Jon Kalman Stefansson.
Ecco il video:

CITAZIONI

“Il vento incessante sembrava poter soffiare da due direzioni contemporaneamente, la salsedine e la sabbia ci frustavano a turno, il cielo era così distante che le nostre preghiere non arrivavano che a metà strada, per poi cadere a terra come uccelli morti o trasformarsi in grandine, e l’acqua potabile era salata come se stessimo bevendo l’oceano. Questo posto non è vivibile, tutto lo sconsiglia, il buonsenso, il vento, la lava. Eppure ci abbiamo abitato per tutti questi anni, per tutti questi secoli, ostinati come la lava, silenziosi nella storia come il muschio che cresce sulla roccia e la trasforma in terra, qualcuno dovrebbe farci un monumento, darci una medaglia, scrivere un libro su di noi.”p.17

 

“ Il fiordo corto come un attimo, come una cosa a malapena cominciata, e protetto dal greve vigore del Nipa, il monte che ferma il brutto tempo e rasserena il cielo: qui le notti possono essere così silenziose e l’aria così ferma che il fiordo si riempie di angeli, e l’aria del dolce fruscio di un batter d’ali. E allora è come se nessuno dovesse più morire.” p.45

 

“La vita cresce dalle parole, la morte dimora nel silenzio.

Per questo dobbiamo continuare a scrivere, a raccontare, a mormorare versi di poesie e imprecazioni è così tenere lontana la morte per un po’.”p.47



“Il mare è più vasto della quotidianità. In mare l’uomo si rasserena, la vastità incommensurabile che tranquillizza, consola e sminuisce i problemi della vita. Le difficoltà sulla terraferma, le frizioni, le frustrazioni, i rapporti con le persone, gli obblighi, è sufficiente guardare le onde e l’esistenza si placa in petto.”  p.390




NOTE BIOGRAFICHE

Nato a Reykjavík nel 1963, ex insegnante e bibliotecario, si dedica alla poesia prima di passare alla narrativa, distinguendosi subito per una lingua di singolare ricchezza evocativa e diventando uno dei più amati scrittori nordici.

Attraverso potenti affreschi dell’Islanda di ieri e di oggi, i suoi romanzi affrontano le grandi domande dell’uomo, la vita, l’amore, il senso ultimo dell’esistenza, il potere dell’arte e della letteratura.

Dal 1986 al 1991 ha studiato letteratura all' Università dell’Islanda. In quel periodo ha insegnato in alcune scuole superiori e ha scritto articoli per il giornale islandese Morgunblaðið.

Tra il 1992 e il 1995 si è dedicato a diversi lavori a Copenaghen, in Danimarca. Successivamente, è tornato in Islanda e ha lavorato come bibliotecario per la biblioteca municipale di Mosfellsbær.

Più volte nominato al Premio del Consiglio Nordico, con Luce d’estate ed è subito notte ha ricevuto il Premio Islandese per la Letteratura.

Nel 2017 il suo romanzo "I pesci non hanno gambe" è stato candidato al Man Booker international Prize. Sempre nel 2017 è anche stato candidato al Premio Nobel per la letteratura dimostrando, cosí, di essere uno dei più apprezzati scrittori islandesi del panorama letterario contemporaneo.
 


RESOCONTO DELL'INCONTRO

Il romanzo è piaciuto molto e la discussione è stata molto ricca. Apre la discussione una lettrice che ha fatto fatica nella lettura e chiede agli altri partecipanti di comunicarle le impressioni per essere invogliata a leggerlo.
Utile sarebbe stato aveve un albero genealogico per capire bene chi sono i personaggi. Anche se questa confusione spaizziante per il lettore poi si chiarisce proseguendo nella lettura.
La natura è un elemento determinante del racconto, l'Islanda con i suoi paesaggi duri, essenziali, e il suo mare aspro che decide le sorti degli uomini.
I personaggi maschili bevono, la società descritta ha le sue peculiarità e ci viene trasmessa una visione diversa su questo lembo di terra.
L'inizio è un pò cupo si parla della morte, ma proseguendo si scopre un mondo meraviglioso, di solito chi legge si lega ai personaggi qui invece è tutto l'insieme che colpisce.
Viene descritto il passato in contrasto con l'attualità, tutto scandito da un tempo che serve ad apprezzare il presente in funzione anche di ciò che lo ha preceduto.
M. ci appare giovane e anche anziana, segnata dal tempo e la sua storia coinvolge il lettore.
Il lettore viene coinvolto dall'autore nelle vicende di questa storia centenaria. Il tempo segna ogni momento, velocissimo in certi contesti e poi lentissimo ad esempio quando la madre aspetta che il figlio faccia ritorno dal suo primo giorno di pesca.
I rimpianti e la solitudine che caratterizzano i personaggi sono assolutamente assonanti con il clima e i paesaggi che connotano la terra Isalndese.
Solitudine ed isolamento caratterizzano i personaggi del romanzo e del popolo islandese in generale.
La descrizione dell'abbraccio è breve ma essenziale, i temi di riflessioni sono così tante e profonde che potrebbe essere studiato a scuola per tutti temi toccati e la loro importanza.
E' così intenso che fa venire voglia di riprendelo e rileggerlo, sono tante le cose belle, lo scorrere del tempo è ciò che caratterizza la narrazione. la vecchiaia può essere tenera e bella, come nel caso della coppia che sta insieme fino alla fine e tremenda come la storia del suocero che invecchia male.
E' intenso, profondo e anche triste.
Il bere del nord non è sociale, è un bere di timidezza. Lo scrittore crea delle atmosfere, crea personificazioni, metafore, similitudini e in generale la descrizione è molto poetica.
All'inizio è stata una lettura spiazzante ma poi proseguendo si capisce sotto esiste una struttura circolare ben architettata, si tratta di una tecnica di scrittura davvero ben architettata.
L'immagine della morte fa venire in mente il film di Bergman.
Qualcuno aveva già letto una sua raccolta di poesie e infatti anche nel romanzo si capisce che abbiamo davanti un poesta che si esprime in prosa.
Una peculiarità della scrittura è anche la capacità che l'autore ha di decsrivere la stessa situazione da diversi punti di vista. 
Qualcuno giò conosceva l'autore, all'inizio i salti temporali spaizzano, ma poi si segue bene e il farlo diventa un punto di forza.
Oddur da il meglio di sè cercando di diventare il pescatore più bravo dell'isola.
La poesia accompagna la lettura in ogni parte del libro.
L'importanza delle donne, che sono protagoniste in tutte le storie. La donna che torna dal Canada, quella stessa notte sceglie il futuro marito dimostrando una determinazione fuori dal comune.
L'altra protagonista, che problematica da giovane decide di fare la giornalista dando un senso alla sua vita.
I sogni che danno carburante alla durezza della vita.
Nel preludio si dice che in ogni morte c'è sempre la vita, ma quale vita quella eterna o quella generata dal morto? Questa domanda non ha risposta.
Quando ci sono due personaggi che dialogano tra loro sembra di leggere un testo teatrale.
Stefansson ha saputo equilibrare bene i personaggi maschili e femminili, la politica e la scienza e l'ecologia che traspare tra le righe e si manifesta anche nel rispetto della natura.
Il romanzo ci parla di amicizia e solidarietà dei giovani nei confronti degli anziani.
Cerchiamo la serenità ma non abbiamo tempo per trovarla e coltivarla, sembra che il tempo ci rincorra e ci sottragga la vita, e facciamo tutto veloce senza renderci conto che siamo anziani e la vita è già passata.





INCONTRO 32 - L'ORCHESSA E ALTRI RACCONTI di Irene Nemirovsky

Il 23 Giugno abbiamo parlato di " L'Orchessa e altri racconti" di Irene Nemirovsky.

Ecco il video suddiviso in due parti:



CITAZIONI

“Ai piedi della chiesa nuova, sulla piazza del mercato, deserta, restano ancora, nel fango ormai secco, paglia, scarti di verdura, vecchi giornali. Una pozza d’acqua, dove si abbeverano gli uccelli, riflette gli ultimi raggi del sole al tramonto.” P. 11

"Abbandona la testa all'indietro e chiude gli occhi. Si sente triste. Può truccarsi, rifarsi seno e guance quando vuole, massaggiarsi la fronte, cancellare ogni giorno le rughe che ogni sera puntualmente si riformano, ma non può impedire che la sua anima, a tratti, si senta spossata più in fretta del corpo." p.57

" Le nuore provavano un piacere particolare, un pò crudele a mostrarsi premurose, piene di riguardo verso di lei. Appena sposate, avevano talmente tremato all'idea di non piacerle ( non che fosse dipotica o cattiva, povera donna, ma per prosternarsi ancora di più davanti all'uomo che amavano) che gliene avevano serbato un vago rancore. Adesso sapevano, credevano di sapere, che i mariti appartenevano soltanto a loro; erano riuscite con arte sapiente a logorare il legame che univa i figli alla madre, consumandolo, sfilacciandolo al punto che non esisteva quasi più. Adesso potevano permettersi di essere magnanime e dire: " pensa alla tua povera mamma, caro"; oppure " Alain hai scritto a tua madre?". ma negli sguardi di affettuosa condiscendenza che le rivolgevano, restava traccia di una sorda avversione e un sapore di rivalsa." p140



NOTE BIOGRAFICHE

Némirovsky, Irène. - Scrittrice ucraina di lingua francese (Kiev 1903 - Auschwitz 1942), tra le più significative del periodo tra le due guerre. La sua vita è stata segnata da un profondo senso di inappartenenza e di eterna marginalità, in cui solamente la scrittura appare luogo privilegiato entro cui la scrittrice ha potuto fondere armoniosamente le sue radici affettive e culturali. Con la pubblicazione postuma di Suite française, quadro di una collettività in fuga, è stata riscoperta dal pubblico e dalla critica internazionali quale autrice dotata di una straordinaria intensità narrativa.

Figlia di un banchiere ebreo ucraino, figlia unica solitaria, dopo un'infanzia agiata a San Pietroburgo, durante la rivoluzione d'Ottobre si trasferì con la famiglia prima in Finlandia e Svezia (1918), poi in Francia (1919). A Parigi ebbe inizio per lei un periodo di intensa attività letteraria e di sfrenata mondanità. Si laureò in lettere alla Sorbona e nel 1926 sposò M. Epstein, ingegnere ebreo russo. 

Malgrado la notorietà ottenuta con i suoi romanzi, pur così profondamente innamorata della Francia e della vita intellettuale parigina, non ottenne mai la cittadinanza francese, da lei più volte richiesta. 

Scoppiata la Seconda guerra mondiale, subì le conseguenze delle leggi razziali: costretta ad abbandonare Parigi, venne arrestata nel luglio 1942 e deportata ad Auschwitz, dove morì il mese successivo, gravemente debilitata.


Esordì con il romanzo Le malentendu (1926), cui seguirono: L'enfant génial; il fortunato David Golder, trasposto sullo schermo dal J. Duvivier; Le bal. Tra le sue altre opere si ricordano: Les mouches d'automne; L'affaire Courilof; Le vin de solitude.

Tra il 1941 e il 1942, negli anni dell'esilio forzato, compose i primi due volumi (Tempête en juin, che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell'arrivo dei tedeschi; e Dolce, in cui alcuni personaggi prendono spicco e la struttura della finzione romanzesca si fa più complessa) di quello che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere un grande affresco storico della Francia di quel periodo. 

Il libro, incompiuto, pubblicato per la prima volta dopo quasi sessant'anni con il titolo Suite française (2004; trad. it. 2005), le è valso, postumo, il premio Renaudot. In Italia sono stati editi anche La moglie di don Giovanni (trad. it. 2006), inizialmente pubblicato in Candide (1938), e Deux (1936; trad. it. 2010). Una sua biografia, Le mirador, scritta dalla figlia E. Gille e uscita nel 1992, è stata tradotta in italiano nel 2011, mentre è del 2012 la traduzione di Naissance d'une révolution.


RESOCONTO DELL'INCONTRO

Sono racconti scritti con intensità, i personaggi femminili lasciano intravedere la figura anaffettiva della madre, gli uomini sono spesso dei traditori.
Scrittrice molto interessante i personaggi raffigurano individui di tutti i mondi e di tutte le età. In Legami familiari sembra parlare delle dianmiche familiari che riguardano ciascuno di noi, la sua scrittura è universale e attuale.
Con Federica Lauto abbiamo approfondito la vita di questa scrittrice e le sue peripezie, oltre a conoscere i reconditi risvolti del suo rapporto con la madre. E' stato detto che nonostante l'odio subito è stata capace tramite la letteratura di trasformarlo in un arabersco.

Figlia della sua epoca descrive bene il mondo che sta vivendo. La biografia della Lauto è un bel complemeto alla lettura dei suoi romanzi.

Scrive molto bene ma i racconti trasudano una tristezza infinita, il titolo potrebbe essere così è se vi pare perchè niente è come sembra.
Il padre del ragazzo nel racconto dell'orchessa che è pervaso di tristezza gli dona una frase di speranza, "se vuoi essere felice scegli una donna felice con cui accompagnarti."

Anche la soubrette è un personaggio attuale, una donna che non accetta di invecchiare e di smettere di solcare il palcoscenico. Trasmette molta tristezza anche per il fatto che questa figura che si sente ancora in forma verrà soppiantata da una giovane ragazza e di lei ci si dimenticherà in fretta.

Anche le dinamiche familiari sembrano le stesse di oggi, sembriamo migliorare col passare del tempo ma in realtà non è così sempre si ricade negli stessi clichè.

I racconti sono brevi inizi, ti immedesimi nella storia si resta quasi insoddisfatto, occorre conoscere altri romanzi di Irene Nemirovsky per conoscere la sua scrittura.

Qualcuno ha letto i doni della vita proprio quando iniziava la Guerra tra Russia e Ucraina e mi sono sentita avvolta da un clima molto cupo.
Ora sospenderà la lettura e la riprenderò più avanti.
I protagoniosti dei racconti si inseriscono nei ruoli che la società impone, gli uomini tradiscono le donne non si amano.
La madre guarda con invidia la figlia ventenne. Ciscuno ricopre un ruolo anche la soubrette che non accetta di invecchiare era la figlia di una tenutaria di una casa chiusa dunque quello era l'unico ruolo che poteva ricoprire.

Qualcuno aveva già letto Suite Francese con molto piacere ma anche i racconti sono molto interessanti, già dal titolo si poteva supporre che le figure femminili sarebbero state in tema col titolo del racconto principale. su ogni racconto aleggia la morte, anche sotto forma della paura di invecchiare.

La scrittrice è figlia del suo tempo i primi anni del 1900 erano anni intensi, al di là della Belle Epoque il clima era pesante.
I suoi racconti riflettono gli aspetti della sua vita tragica.
Nel primo racconto La famiglia borghese riesce a rappresentare la vita di tre generazioni in un racconto breve, e sembra una scenografa, forse se non fosse morta lo sarebbe diventata.

Nei racconti non trapela solidarietà femminile anzi il suo contrario. Esiste invidia e mancanza totale di solidarietà femminile.




INCONTRO 31 - PARLARNE TRA AMICI di Sally Rooney

Il 19 Maggio abbiamo parlato di "Parlarne tra amici"di Sally Rooney.


CITAZIONI




“Quando Bobbi parlava con me era come se mi vedessi allo specchio la prima volta. E mi guardavo anche più spesso negli specchi veri e propri.

Iniziai ad interessarmi da vicino alla mia faccia e al mio corpo, cosa che prima non avevo mai fatto. Chiedevo a Bobbi cose tipo: ho le gambe lunghe? O corte?”

Pag 10

 

“Ho riso sotto i baffi anche se li non c’era nessuno che potesse vedermi. Adoravo quando era disponibile in quel modo, quando la nostra relazione era come un documento word che stavamo scrivendo ed editando insieme, o un lungo private joke che nessun altro poteva capire. Mi piaceva avere la sensazione che fosse il mio collaboratore.Mi piaceva pensare che lui si svegliava di notte e pensava a me.”

Pag 171

 

“Avevo sempre pensato che essere la prediletta di Jerry per Bobbi fosse un privilegio, ma adesso mi rendevo conto che era anche qualcosa di scomodo e pericoloso.

Non sapevo che stessi vivendo tutto questo, ho detto.

Stiamo sempre vivendo qualcosa non ti pare? E’ la vita in sostanza. Sempre più cose da vivere, niente altro. Tu hai quella situazione di merda con tuo papà e non ne parli mai. Non è che a te vada tutto a gonfie vele.” Pag 236



NOTE BIOGRAFICHE

Sally Rooney è una scrittrice, poetessa e saggista irlandese, nata nel 1991 a Castlebar, nella Contea di Mayo, in Irlanda.
Vive e lavora a Dublino, dove si è laureata al Trinity College in Letteratura americana. Dotata di grande talento, ha scritto dei racconti che sono apparsi su alcune delle maggiori riviste letterarie come Granta, The White Review e The Stinging Fly.

Finora ha pubblicato soltanto tre romanzi, ma la critica l’ha già annoverata tra i maggiori autori contemporanei, lodandone il talento e l’incredibile capacità comunicativa.

Nella sua brillante carriera letteraria, avviata nel 2017 con la pubblicazione del primo romanzo, ha già vinto numerosi riconoscimenti come il Sunday Times /PFD Young Writer Award attribuito al suo romanzo d’esordio, Parlarne tra amici e il Costa Book Awards per miglior romanzo dell’anno 2018, l’Irish Book Awards nella categoria “romanzo dell’anno” 2018 e il Booker Prize tutti per Persone normali, che ha riscosso un tale successo da essere adattato in una serie tv scritta e coprodotta dalla stessa Sally Rooney.

Sally Rooney ha pubblicato in lingua inglese, oltre ai tre romanzi, anche racconti, raccolte di poesie e alcuni saggi.

L’ autrice nei suoi romanzi esplora spesso temi che caratterizzano le vite dei giovani di oggi, ma è in grado di agganciare anche i giovanissimi.
Precariato, cultura dell’hype, incapacità comunicativa, capitalismo delle piattaforme, sono tutti temi che ritroviamo nei suoi romanzi. L’autrice analizza spesso, attraverso i suoi personaggi, l’impatto emotivo di relazioni amorose disfunzionali, l’approccio al sesso come distrazione, la solitudine nonostante un mondo in cui la connessione sembra essere la chiave di tutto.

Ma ancora troviamo i problemi d’ansia, le insicurezze e il peso delle pressioni sociali.
Con il suo stile asciutto e tagliente, Sally Rooney sembra scattare delle fotografie per raccontare il mondo dei millennial, così diverso da quello delle generazioni precedenti.




RESOCONTO DELL'INCONTRO

Si tratta di un romanzo scritto per un'elite di persone, i presonaggi sono tutti ben descritti ma uno alla volta e mai completamente.
Sono eccezionali ma bevono tantissimo.
La scrittrice è molto femminile e il fatto di bere è generazionale. I presonaggi appartengono alla classe media ed è tipico della Rooney descrivere personaggi che vorrebbero andare oltre ma non ci riescono.
Solo Nick e Franaces sono descritti nel dettaglio, tutti hanno dei problemi.
Non c'è un rapporto di amicizia vera tra Frances e Bobby solo una si appoggia sull'altra e anche tra marito e moglie non esiste un bel rapporto.
Alla fine le componenti deboli si attraggono.
La Rooney è stato il caso letterario del 2017 proprio per l'originilatità del suo stile.
Il bere caratterizza proprio il popolo irlandese, fa parte della lora cultura.
Sally Rooney si rivolge a un pubblico molto giovane, il suo è uno stile molto crudo e asciutto e descrive molto bene i suoi personaggi mediante i dialoghi. le descrizioni riguardano sia l'aspetto esteriore dei personaggi ma anche la loro spiritualità.
Le descrizioni avvengono mediante i dialoghi che hanno la caratteristica di non essere virgolettati.
Tratta con molta schiettezza la sessualità che non è più ben definita ma è liquida.
Affronta anche coraggiosamente il tema della endometriosi che è un argomento difficile e lo fa con molta naturalezza.
All'inizio sembrava un romanzo rosa ma andando avanti ho capito che si trattava di un dramma, i personaggi non sono felici, si tratta di un libro che parla di dolore, la protagonista è autolesionista e l'autrice ci fa entrare nella profondità del dolore che coinvolge tutti i personaggi. E' il libro del dolore.
Tratta della sua generazione ed è molto interessante per il lettore conoscerla e capire il suo modo di descrivere.
La capicità di sdoppiarsi all'interno dei suoi personaggi è proprio la sua particolarità e la si ritrova anche nel suo nuovo romanzo Dove sei mondo bello.
La liquidità caratterizza i suoi racconti dove molti temi come sessualità e malattia vengono sdoganati ma anche nel suo modo di passare con disinvoltura dal dialogo alla terza persona narrante.
Tratta di una generazione benestante, non sono i giovani irlandesi ma un'elite, bevono vino emregono pertanto alcune perplessità sul fatto che descriva la sua generazione.
Qualcuno vede in Nick una figura squallida che sfrutta la relazione con Frances per ravvivare il suo rapporto orami  arrivato al capolinea, non sono descritti i buoni sentimenti ma tanto opportunismo.
Qualcuno l'ha considerato inizialmente come un foto romanzo ma andando avanti ha visto messo in rilievo bene il sentimento profondo dell'amore mentre i temi sociali e politici sono trattati solo superficialmente. Nel romanzo più recente i temi sociali sono tarttati più diffusamente.
Il titolo è volutamente ambiguo, infatti non è un libro che parla di amicizia.
Si capisce che è un'opera prima la scrittrice è molto giovane si percepiscono tratti di immaturirtà che mette insieme tantissimi temi senza svilupparli. Però rimane il dubbio che vista la sua giovane età anche questa apparente immaturità possa invece far parte del suo particolare modo di approcciare la realtà che vuole descrivere.



INCONTRO 30 - TUTTE LE ANIME di Javier Marias 

Il 21 Apriile parleremo di "Tutte le anime"di Javier Marias


CITAZIONI

"Due di loro tre sono morti dopo che ho lasciato Oxford, e ciò mi fa pensare, in maniera superstiziosa, che forse hanno aspettato che io arrivassi là e che ci consumassi il mio tempo per darmi l'occasione di conoscerli e perchè adesso possa parlare di loro."p.3

" In Inghilterra gli sconosciuti di solito non parlano tra loro, neppure sui treni nè durante le lunghe attese, e il silenzio notturno della stazione di Didcot era uno dei più profondi che abbia mai conosciuto. il silenzio è tanto più profondo quando è spezzato da voci o rumori isolati e senza continuità, come lo stridio di un vagone che all'improvviso si sposta di qualche metro e si ferma, o l'incomprensibile grido di un facchino che il freddo risveglia da un suo breve addormentamento per risparmiargli un brutto sogno, o il colpo secco e distante di alcune casse che mani invisibili decidono gratuitamente di trasferire da un posto quando nulla è urgente e tutto è rinviabile, o il suono metallico di una lattina di birra schiacciata e gettata nel cestino dei rifiuti, o il volo modesto di un foglio di giornale, o i miei stessi passi che ingannano l'attesa, avvicinandosi inutilmente al bordo della piattaforma, come vengono chiamate le banchine in Inghilterra." p.17

" La mia testa è piena di ricordi nitidi e folgoranti, spaventosi ed esaltanti, e chi potesse vederli nel loro insieme come li vedo io penserebbe che siano sufficienti a non volerne altri e che il solo richiamare alla memoria tanti fatti e tante persone emozionanti riempirebbe i giorni della vecchiaia più intensamente del presente di tanti altri. Ma non è così, e anche adesso quando sembra che non possa accadermi qualcosa di imprevisto, cioè nulla, e tutto ciò che è sorprendente e stimolante sembra concluso e accantonato, ti assicuro che anche adesso continuo a volere di più: io voglio tutto; e ciò che mi fa alzare al mattino continua ad essere l'attesa di quello che sta per arrivare e non si annuncia, è l'attesa dell'intatteso e non smetto di fantasticare su quello che deve ancora avvenire." p.143

"Tutto ciò che succede, tutto ciò di cui parliamo o che ci viene raccontato, quello che vediamo con i nostri occhi o esce dalla nostra lingua o entra attraverso le nostre orecchie, tutto quanto a cui assistiamo ( e di cui, perciò, siamo in parte responsabili), deve avere un destinatario al di fuori di noi stessi, e quel destinatario lo andiamo selezionando in funzione di quanto avviene e di quanto ci dicono o di quanto noi diciamo." p.147
 


NOTE BIOGRAFICHE
Javier Marìas

Marías, Javier. - 

 Scrittore spagnolo nato a Madrid il 20.9.1951, figlio del filosofo Juliàn Marìas.

 Durante l'infanzia ha trascorso lunghi periodi negli Stati Uniti, dove il padre insegnava.

 Laureato in letteratura inglese, si è dedicato alla traduzione; intensa è stata anche la collaborazione con giornali e riviste letterarie. 

 Tra il 1983 e il 1985 ha insegnato letteratura spagnola e teoria della traduzione sia presso la Oxford University in Gran Bretagna sia al Wellesley College nel Massachussetts.

 Le sue opere, che sono state tradotte in oltre trenta lingue, hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali. Temi ricorrenti della sua narrativa sono la poliedricità della realta e l'impossibilità di spiegarla completamente; l'incapacità di decifrare ciò che ci circonda, che coinvolge anche la parola e il passato, le cui molteplici interpretazioni e possibili riletture sfuggono l'unicità dell'interpretazione.

  La costruzione del racconto tende a ritardare il procedere dell'intreccio e si sviluppa in ampi periodi, ricchi di incisi e divagazioni, in cui si inseriscono dialoghi penetranti.

 Esordì giovanissimo con il romanzo Los dominios del lobo 1971, cui hanno fatto seguito Traversare l'orizzonte 1972, Il secolo 1983, l'uomo sentimentale 1986, che gli è valso il premio internazionale Ennio Flaiano nel 2000; Tutte le anime 1989; la raccolta di biografie Vite scritte 1992.

 In Cuore così bianco 1992; un segreto familiare è causa di inquietudine  e malessere per il protagonista che si vede obbligato suo malgrado a scoprire i fantasmi del passato; la venatura di mistero ritorna in Domani nella battaglia pensa a me 1994 in cui la morte improvvisa di un'amante occasionale  spinge ossessivamente il protagonista a indagare nella vita della donna.

È autore anche di racconti: l'antologia Mentre le donne dormono 1990; Cuando fui mortal 1996; Nella schiena del tempo 1998, in cui la riflessione sulla parola e la scrittura diviene un tema centrale; Selavaggi e sentimentali. Storie di calcio 2000.

Ha scritto inoltre la trilogia Il tuo volto domani, composta da Fiebre y lanza 2002, Baile y sueño 2004 e Veneno y sombra y adiós 2007.

 Tra le sue opere più recenti occorre ancora citare: la raccolta di articoli El oficio de oír llover 2005; entrambe nel 2007, Demasiada nieve alrededor e Harán de mí un criminal ; Lo que no vado a decir 2009;  Los enamoramientos 2011; Así empieza lo malo 2014; Berta Isla 2017; Tomás Nevinson (2022; trad. it. 2022). Nel 2000 ha ricevuto il premio Grinzane Cavour.



RESOCONTO DELL'INCONTRO


Il titolo di questo romanzo fa riferimento al nome del College dove insegnava Claire.

A prima vista appare come una storia apparentemente ironica e leggera ma all'interno di essa si nasconde la narrazione di un turbamento. 

La trama apparentemente banale ha vari gradi di profondità e l'autore si dimostra in grado di analizzare a fondo gli animi dei protagonisti, tutte le anime dei personaggi coinvolti nel racconto.

La descrizione minuziosa della permanenza di uno spagnolo a Oxford si arricchisce di intarsi quali le storie che riguardano i due scrittori di cui il protagonista è appassionato e le cui vite si intrecciano alle vicende dei personaggi.

Il fulcro del romanzo è incentrato sull'importanza del racconto come esplicita bene dalla frase di pag. 147 "Tutto ciò che succede, tutto ciò di cui parliamo o che ci viene raccontato, quello che vediamo con i nostri occhi o esce dalla nostra lingua o entra attraverso le nostre orecchie, tutto quanto a cui assistiamo (e di cui, perciò, siamo in parte responsabili), deve avere un destinatario al di fuori di noi stessi, e quel destinatario lo andiamo selezionando in funzione di quanto avviene e di quanto ci dicono o di quanto noi diciamo."

La parte iniziale è esilarante e di una comicità molto vivace però il sentimento che pervade tutto il romanzo è una certa amarezza mista a tristezza. Ci sono anche parti poco chiare e stancanti. Però rimangono delle immagini come delle istantanee. Sono due anni ad Oxford che hanno segnato l'autore.

Alcune immagini vengono riprese quasi fosse un romanzo di richiami come quella del cane che perde la zampa e il treno. I racconti turbano il protagonista e forse l'emozione principale che fa da sottofondo è proprio il turbamento.

Non è un libro scorrevole a tratti è pedante ma proseguendo nella lettura si scopre che Marias è un grande narratore e la lettura diventa coinvolgente.

Esilarante e divertente in certe parti la comicità esplode, poi c'è l'idea che caratterizza gli inglesi che generalmente non parlano di sè ma degli altri e quindi tutto diventa un circolare di gossip.

Libro che ironizza sugli inglesi in particolare i professori di Oxford. E' un libro di turbamento ma anche di memoria.

Una cosa è vissuta solo se viene esteriorizzata ed è in questo senso che si può considerare un libro di memoria, l'autore narra i ricordi che hanno caratterizzato la permanenza del protagonista in Inghiletarra che diventa memoria perchè ha un interlocutore che asoltando rinforza la memoria.

Esiste una somiglianza con il romanzo di Wallace che abbiamo letto il mese scorso dove all'ironia e al sarcasmo si affianca l'amarezza, la tristezza e la malinconia.

Qualcuno lo definisce diario - romanzo; qualcuno l'ha trovato con spunti interessanti ma dispersivo.

C'è uno smodato uso delle parentesi.

Il fatto che sia come un diario autorizza lo scrittore a farsi trasportare dalle sue emozioni senza per forza dover rispettare un filo logico, per questo è giustificato il fatto di essere dispersivo.

Il titolo tutte le anime indica lo stesso protagonista e la sua evoluzione ma anche il portiere che viaggia nel tempo evocando tutte le anime dei professori che hanno popolato il College.

Nelle varie descrizioni dei partecipanti alla cena c'è una differenza degli sguardi, gli inglesi  sembrano avere sguardi vacui, sembrano stare solo in superficie, mentre lo sguardo degli spagnoli è molto intenso e penetrante.

Libro complesso che obbliga il lettore a mantenere una grande attenzione per non perdere i particolari che poi si rivelano determinanti.

L'autore ha un padre filosofo e uno zio che ha lavorato nel mondo del cinema, infatti, utilizza molto il pensiero e ama approfondire temi importanti come la morte, l'inaspettato, il pensiero e l'attesa.

Il primo lavoro di Marias è stato il cinema e l'idea delle istantanee e certe situazioni ricordano dei filmati per le loro descrizioni minuziose per cui si può pensare che abbia attinto dal mondo cinematografico.

La morte è anche il grande tema che carattrizza il romanzo e la grande paura di questo evento che impedisce azzerandole completamente tutte le azioni quotidiane.

In alcuni tratti la scrittura sembra delirante tipo quando sostiene di aver baciato oltre che Claire anche il figlio e il nonno, comunque sia per il fatto che dichiara una grande somiglianza trai tre oppure perchè condividono una stessa anima che prosegue nelle generazioni non si capisce.

Il narratore ha una grande capacità di ammaliare il lettore e trasportarlo in un mondo di fantasia.




INCONTRO 29 - UNA COSA DIVERTENTE CHE NON FARO'MAI PIU'di David Foster Wallace

Il 17 Marzo parleremo di " Una cosa divertente che non farò mai più" di David Foster Wallace.

CITAZIONI

" Quando il mare è agitato, gli ipocondriaci sono occupati a misurarsi le pulsazioni gastriche ogni due secondi e a chiedersi se quel che avvertono può essere l'inizio di un attacco di mal di mare e/ocalcolare l'intensità precisa del mal di mare.
Per quanto concerne il mal di mare, però viene fuori che il mare agitato è più o meno come una battaglia: non puoi mai sapere in anticipo quale sarà la tua reazione. mette alla prova la parte più profonda e istintiva di un uomo."p.44

      "E allora giungo a teorizzare che in qualche modo viene assegnato un uomo dell’equipaggio a ogni passeggero e l’uomo segue quel passeggero ogni minuto, utilizzando tecniche di sorveglianza particolarmente sofisticate, e ne riferisce movimenti, attività e orario stimato di ritorno in cabina allo steward o qualcosa del genere; così per la giornata intera cerco di compiere azioni imprevedibili: mi volto di scatto per vedere se c’è qualcuno dietro di me, giro gli angoli in un balzo, schizzo dentro e fuori dal negozio di articoli da regalo, usando porte sempre diverse, eccetera- e mai una traccia di qualcuno impegnato a sorvegliarmi. Non sono riuscito a sviluppare una teoria plausibile su come fanno.

Quando decido di lasciare perdere i miei tentativi, sento di essere diventato quasi pazzo e le mie misure di controspionaggio stanno iniziando a suscitare negli altri ospiti del corridoio 10 sguardi impauriti e anche qualche colpetto di indice sulla tempia.” P. 70                                              


NOTE BIOGRAFICHE
David Foster Wallace

David Foster Wallace nacque ad Ithaca, città situata a 400 km da New York il 21 febbraio del 1962, figlio di James Donald Wallace e di Sally Jean Foster.

Iscritto all'Amherest College vi si laureò nel 1985 in Letteratura Inglese e in Filosofia, con una specializzazione in logica modale e matematica, per poi frequentare il primo semestre del corso di filosofia presso l'Università di Harward, che abbandonò alla fine del 1989 dopo il ricovero alla clinica psichiatrica McLean's.

Nel 1987 ottenne un Master in scrittura creativa presso l'Università dell'Arizona. Insegnò alla Illinois State University per gran parte degli anni novanta e nell'autunno del 2002 diventò professore di scrittura creativa e letteratura inglese al Pomona College, in California.

Il suo romanzo d'esordio, La scopa del sistema, si ispira alla sua seconda tesi universitaria ed uscì nel 1987. La critica notò subito il talento di Wallace che, a soli venticinque anni, si distingueva per lo stile ironico, complesso e acuto. Nel 1989 uscì negli Stati Uniti La ragazza con i capelli starni, una raccolta di racconti che tocca temi tipici di Wallace e fu considerata un suo manifesto poetico e stilistico.

Il secondo romanzo, Infinite jest, uscì nel 1996 e fece diventare Wallace un autore di culto internazionale.

 Nel 2005 la rivista Time lo incluse nella lista dei cento migliori romanzi di lingua inglese dal 1923 al 2005. Il romanzo, considerato il capolavoro dello scrittore statunitense, descrive la complessità della società contemporanea: le difficoltà nei rapporti interpersonali, l'uso delle droghe, il ruolo sempre più importante del mondo dello spettacolo, dei media e dell'intrattenimento, l'esasperata competizione sociale raccontata attraverso il tennis, sport praticato a livelli agonistici dallo stesso autore.

Definito dal New York Times un "Emile Zola post-millennio"e "la mente migliore della sua generazione", la critica lo ha spesso paragonato ad autori celebrati come Thomas Pynchon, Don DeLillo, Vladimir Nobokov e Jorge Luis Borges.. Considerato uno dei rappresentanti della corrente letteraria Avantpop, ricevette diversi premi, tra cui il Mac Arthur Fellowship.

Gli effetti collaterali dovuti ai farmaci che assumeva lo indussero, nel giugno 2007, ad interrompere la terapia a base di fenelzina, con il benestare del proprio medico.

La depressione si ripresentò e Wallace sperimentò altre cure, inclusa la terapia elettroconvulsivante. Infine tornò ad assumere fenelzina, ma questa non gli faceva più effetto. Il 12 settembre 2008, a 46 anni, Wallace scrisse un messaggio di addio di due pagine, corresse parte del manoscritto di Il re pallido e si impiccò ad una trave di casa sua, a Claremont, in California. Il corpo fu rinvenuto dalla moglie, Karen Green.


RESOCONTO DELL'INCONTRO

La discussione sul romanzo è stata movimentata, soprattutto la lettura non ha dato a tutti la stessa impressione.

Qualcuno non l'ha gradita affatto, l'ha trovato noioso e poco avvincente, troppo incentrato sul personaggio narrante.
Lo scrittore è molto valutato dalla critica che lo presenta come post moderno che fa metanarrativa, infatti anche qua l'autore interviene spesso con le sue considerazioni.
Apparentemente può sembrare un romanzo leggero ma non lo è affatto, un'esperienza vacanziera viene affrontata dal punto di vista sociologico.
Per capire il romanzo occorre partire da una distinzione importante quella tra turisti e viaggiatori e qualcuno cita il celebre dialogo contenuto nel film di Bertolucci "Il te nel deserto":
“Tunner, noi non siamo turisti, siamo viaggiatori”
“Ah, che differenza c’è?”
“Un turista è quello che pensa al ritorno a casa fin dal momento che arriva”
“Laddove un viaggiatore può anche non tornare affatto”.

Lo scrittore, infatti si definisce viaggiatore e non riesce proprio ad indossare i panni del turista, anzi in più punti trasmette al lettore il suo disagio e la sua angoscia che nascono dal vedere le frotte dei Nadiriti completamente dediti al divertimento sfrenato.

Qualcuno critica il modo spocchioso di descrivere che ha l'autore che peraltro nemmeno scende mai dalla nave e si limita a giudicare tutto e tutti. Si percepisce la sua rabbia e non la sua curiosità.
Il libro è distante da noi racconta aspetti della cultura americana a noi ignoti,
Il suo modo di scrivere è caratterizzato dall'aggettivazione.
La critica feroce è anche rivolta all'autoritarismo dell'impresa del turismo.
L'autore principalmente denuncia l'azienda del turismo e la società tutta, si scaglia violentemente contro la borghesia americana e cerca in tutti i modi di distinguersi da essa. 
Mette in evidenza l'opulenza e il lusso esagerato e il sistema delle caste che regolamenta il personale della nave. Descrive anche bene come l'equipaggio non tolleri i passeggeri ma simuli questo dietro al sorriso artefatto stampato sui visi di tutti.
Tra le righe traspaiono la sua depressione e il suo disagio nell'essere inserito in questo ambiente che non gli appartiene.
Non vuole essere accomunato ai passeggeri della nave ma allo stesso tempo fa emergere come sia difficile non farsi influenzare dall'ambiente.
Analizza con ironia il fenomeno del turismo di massa, si schiera contro il consumismo e il capitalismo. Sembra più un saggio sociologico che un romanzo.
Le note a margine caratterizzano questo autore tanto che sono la sua cifra stilistica.
La sua è un'ironia disperata.


INCONTRO 28 - LA CITTA' DEI VIVI di Nicola Lagioia

Il 17 Febbraio 2022 parleremo di " La città dei vivi" di Nicola Lagioia


CITAZIONI

"Ci sarebbe stato da arrabbiarsi per la lentezza della fila, ma la morta bellezza li soverchiava tutti: il cielo sugli archi di travertino, le colonne vecchie di duemila anni, la basilica di Massenzio.
Nello splendore risuonava la minaccia, come se le potenze invisibili avessero la facoltà di trascinare chi le contrariava nel regno delle ombre. Un rischio che ai romani non faceva ne caldo ne freddo." p.6
 
" Bastava fare una domanda e le risposte arrivavano senza resistenza. I presenti capirono di essere in una situazione piuttosto rara: non era la giustizia questa volta a sforzarsi di mettere luce negli angoli bui della natura umana, era il fondo del pozzo a risalire impetuoso verso chi si sporgeva per guardarci dentro." p. 87

"Era vero ai ragazzi può succedere di tutto. Ma quello che riusciva a immaginare lui era niente rispetto a quello che dovevano dirgli. La realtà è troppo brutale perchè la mente umana possa sopportarla. La mente umana è strutturata proprio per arginarla, la realtà. Riorganizza il mistero terribile del tempo. Occulta il pensiero della morte. Presta un nome alle nude cose, poi le trasforma in simboli." p.95

" In certi racconti di fantascenza il protagonista sogna di uccidere qualcuno, e poi, al risveglio, si ritrova con l'arma del delitto sul comodino, la perturbante testimonianza di qualcosa che è successo altrove. In questo caso Marco e Manuel avevano mandato in pezzi la lastra che separa il piano di realtà dall'immaginazione, invertendo il rapporto tra luce e ombra: da oggi e per sempre, ogni mattina si sarebbero risvegliati in un incubo." p.354

" Ci sono le città dei vivi popolate da morti. E poi ci sono le città dei morti, le uniche dove la vita abbia ancora un senso." p.370




NOTE BIOGRAFICHE

Nicola Lagioia

Dopo il diploma al liceo scientifico, consegue la laurea in giurisprudenza all'Università degli Studi di Bari Aldo Moro.


 Appassionato di scrittura, collabora in seguito con numerose case editrici. Dopo aver lavorato come redattore, svolge l'attività di ghost writerscrivendo libri, sceneggiature e testi su commissione.


Come scrittore esordisce nel 2001, con il romanzo Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare sé stessi) pubblicato da minimum fax (Premio Lo Straniero).


Nel 2004 pubblica per Einaudi il romanzo Occidente per principianti vincendo il Premio Scanno, il Premio Napoli e giungendo finalista al Premio Bergamo.


Ha pubblicato racconti in varie antologie, tra cui PatriE impure (Rizzoli2003), La qualità dell'aria (minimum fax2004), che ha curato assieme a Christian Raimo, Semi di fico d'India (Nuovadimensione, 2005), Periferie (Laterza2006), Deandreide, dedicata a Fabrizio De André (Biblioteca Universale Rizzoli2006), Ho visto cose (Biblioteca Universale Rizzoli, 2008), La storia siamo noi (Neri Pozza2008).


Con il romanzo Riportando tutto a casa edito da Einaudi nel 2009, si aggiudica il SuperPremio Vittorini, il Premio Volponi, il Premio Viareggio per la narrativa.


Nel 2015 vince il Premio Strega con il libro La ferocia, pubblicato da Einaudi.


Fino al 2017 ha diretto nichel, la collana di letteratura italiana di minimum fax. Dal 2010 è uno dei conduttori di Pagina3, la rassegna quotidiana delle pagine culturali trasmessa da Rai Radio 3.


Nel 2013, nel 2014 e nel 2015 è uno dei selezionatori della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.


Dirige il Salone internazionale del libro di Torino dall'edizione del 2017.


Nel 2020 ha fatto parte della giuria del concorso principale della 77ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.


Nel 2021 vince il Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane e il Premio Napoli con La città dei vivi.

 


RESOCONTO DELL'INCONTRO

"Questo scrittore riuscirebbe a creare un'atmosfera anche commentando l'elenco telefonico!"
Con questo commento prende il via il nostro Gruppo di Lettura.
Insieme ai fatti di cronaca è descritto il marciume della città che quasi diventa lo sfondo perfetto per il sordido racconto.

Anche l'archittetura del romanzo è particolare decsrive la vicenda ma ci sono vari intarsi e digressioni e nel momento in cui i protagonosti assassini danno la loro versione dei fatti sembra che la voce dell'uno faccia eco all'altro quasi si fosse in presenza di un canto e controcanto.

Qualcuno ha iniziato a leggere un po' prevenuto, a causa dell'orrore suscitato dal fatto di cronaca così crudo, ma la lettura è stata una piacevole sorpresa, l'autore è riuscito bene a raccontare senza mai indulgere in particolari splatter.

Una domanda rieccheggia tra le pagine: potevamo essere noi i colpevoli? La descrizione dei soggetti coinvolti sembra fare riferimento a persone normali provenienti da buone famiglie ma allora come è possibile che sia accaduto un simile orrorre?
Per qualcuno tutti avevano problemi psicologici che vanno sommati allo smodato uso di sostanze stupefacenti.
Invece, per qualcun altro considerarli sofferenti sul piano psichico potrebbe dare loro un'attenuante che non meritano.
E' sicuramente un'opera di valore, l'autore si è incamminato su un difficile sentiero del romanzare un fatto di cronaca realmente accaduto, già peraltro percorso da grandi scrittori come Truman Capote in " A sangue freddo" per esempio.

Qualcuno confessa di aver avuto delle remore nel leggerlo proprio perché conosceva gli estremi del fatto di cronaca ma poi è stata colpita dalla capacità dell’autore di rendere letteraria una materia così complessa.

Roma è composta da due mondi, il mondo di sopra dei vivi e quello di sotto dei morti: «La città di sotto si stava mangiando quella di sopra, i morti divoravano i vivi, l’informe guadagnava terreno.»

Esiste un parallelismo tra la bellezza della città eterna e la normalità delle famiglie da cui i ragazzi provengono, come il Colosseo si staglia davanti agli occhi dei turisti come una meraviglia architettonica ma all’apertura dei cancelli mostra il suo orrore di degrado, così quando si spalanca la porta delle cosiddette buone famiglie e si va a vedere da vicino si vedono situazioni di ferocia e trascuratezza.

I protagonisti vivono una non vita apparentemente provengono da famiglie normali ma la dipendenza dalle droghe ha tolto il gusto alle loro esistenze.

Spesso siamo portati a indignarci per il trattamento brutale riservato alla vittima e a considerare i carnefici a noi completamente estranei, ma siamo sicuri che sia proprio così?

 L’autore ad un certo punto se lo chiede e schiude davanti ai nostri occhi increduli la sua personale esperienza, quasi una confessione, per far capire che spesso il confine tra le varie situazioni è molto più evanescente di quello che crediamo.

 Qualcuno rileva che si tratta di un romanzo al maschile, le figure femminili non hanno un ruolo di protagoniste, ci sono ma rimangono sullo sfondo.

Ci sono frasi che colpiscono il lettore, come quella di Marco che dice “ abbiamo giocato a fare Dio” quasi mettesse sul piatto il bisogno di onnipotenza, ma l’altra faccia dell’onnipotenza è la responsabilità e qua i ragazzi non si vogliono assumere.

Se si varca la soglia bisogna stare molto attenti perché si entra in un mondo sconosciuto.

I protagonisti sono tre bei ragazzi e mi è venuta in mente Arendt che a Gerusalemme è rimasta stupita per la normalità dei carnefici che erano sotto processo.

 Il raggio di sole si nota in quel passaggio in cui quando l’autore parla della sua giovinezza fa capire che qualcuno, il padre di una loro amica, che ha cercato di proteggerlo lo ha aiutato a non varcare quella soglia proprio a lui che era in bilico.

Qualcuno ha trovato irritante l’estrema comprensione che l’autore riserva ai protagonisti, solo proseguendo la lettura si capisce che sente dentro di sé questi ragazzi e riesce a rendere molto bene le loro storie che dimostra di aver compreso nel profondo.

L’autore riesce anche a trasmettere al lettore come la società reagisce al delitto, prima analizza il rapporto vittima carnefice, poi il rapporto tra carnefice e l’uomo comune, alla fine emerge la sua conclusione nella quale parla chiaramente di libero arbitrio e responsabilità individuale.

E’ molto rilevante anche l’importanza dell’incontro trai due assassini che genera quel contagio psichico che poi li condurrà all’efferato delitto, cosa che probabilmente nessuno dei due aveva immaginato e che forse se non si fossero trovati non sarebbe mai successa.

L’autore sembra diventare lui stesso un personaggio, descrive tutto accuratamente senza mai esprimere un giudizio e in un punto scrive: “Le parole sono ambigue sfuggenti risuonano in modo diverso a seconda della materia contro cui cozzano”.

 Molto interessante è la dissertazione che l’autore fa su responsabilità individuale e libero arbitrio non sempre è facile capire di cosa siamo responsabili.

 La lettura porta anche a riflessioni sul male, viene da pensare ma un male così assoluto da dove viene? L’uso smodato delle droghe porta questi ragazzi a perdere la loro umanità, nel romanzo un personaggio sostiene che questo delitto sia opera del diavolo.

 Se i carnefici vengono definiti mostri siamo impediti da provare per loro un coinvolgimento emotivo. Spesso si danno giudizi su persone che si conoscono solo superficialmente. Nel romanzo trapela lo stupore per il fatto che certe cose a noi non potrebbero capitare e spesso le persone comuni nascondono un lato oscuro nascosto.

 L’autore si chiede anche come mai abbia voluto andare così a fondo in questa terribile vicenda e la ricerca lo porta ad alcune sue vicende personali vissute da giovane quando se avesse fatto scelte diverse avrebbe potuto trovarsi in situazioni al limite.

La figura di Marta Gaia è l’unica presenza femminile che ha un certo rilievo nel romanzo, le altre sono solo accennate.

Attraverso la sua terribile esperienza emerge il dramma di scoprire un lato del proprio amato dopo la sua morte e da persone sconosciute e poi l’autore tramite la sua esperienza mette in evidenza quanto sciacallaggio si può attuare per mezzo dei social network anche da parte di persone assolutamente sconosciute che hanno la possibilità di parlare di cose anche molto intime con estrema facilità e senza alcun riguardo per i sentimenti del destinatario.



INCONTRO 27 - GILEAD di Marilynne Robinson


Il 20 Gennaio 2022 abbiamo parlato di "Gilead " di Marilynne Robinson.


ECCEZIONALMENTE SU ZOOM

CITAZIONI

“Dapprima pensai di vedere il sole che tramontava a est; sapevo da che parte era, perché quella mattina quando eravamo arrivati il sole stava giusto sopra l’orizzonte.
Poi mi resi conto che quella che vedevo era la luna piena che stava sorgendo proprio mentre il sole tramontava. Erano in bilico, l’una e l’altro, e in mezzo riluceva uno splendore davvero meraviglioso. 
Sembrava che si potesse toccare, come se correnti di luce palpabile si muovessero avanti e indietro o come se infiniti fili di luce fossero tesi tra luna e sole.” P. 15


“Quando la gente viene da me per parlare, qualsiasi cosa dica, resto colpito da quella sorta di incandescenza che emana, l’io il cui predicato può essere “amo” o “temo” o “voglio”, e il cui oggetto può essere “qualcuno”o “niente” e non avrà un’importanza decisiva, perché la bellezza risiede in quella stessa presenza, plasmata intorno all’”io”come una fiamma su in lucignolo, sprigionandosi nel dolore e nel rimorso e nella gioia o che so io. Ma veloce, avida e intraprendente. “P.47


“Sono impaziente? E’ possibile? Oggi non ho sentito nemmeno l’ombra di una spina nella mia carne, nel mio cuore per la precisione.

I tonfi del mio petto continuano all’infinito come una vecchia mucca che rumini, con quella stessa pigra persistenza e soddisfazione, così mi sembra.

Mi sveglio di notte e lo sento. Ancora, dice.

Ancora, ancora, ancora. “ Che’ la conservazione è creazione, e di più, è una creazione continua, è una creazione in ogni istante.”Sono parole di George Herbert, che spero avrai letto. Ancora, tutto quello che un cuore abbia mai detto, e appena la parola è pronunciata l’istante è già passato, perciò non contiene alcuna promessa.” P.115


“Vorrei poterti lasciare alcune delle immagini impresse nella mia mente, perché sono talmente belle da rendermi insopportabile l’idea che si spegneranno insieme a me.

Ma del resto questa vita possiede una leggiadria mortale tutta sua.

E la memoria non è rigorosamente mortale per natura.

In fondo è strano poter ritornare a un momento, quando praticamente non si può sostenere che abbia alcunché di reale, nemmeno nella sua fugacità.

Si insomma l’attimo è una cosa talmente impalpabile che il suo permanere è una proroga assai misericordiosa.” P. 169


"Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui?" Sotto ogni aspetto importante siamo dei grandi segreti gli uni per gli altri, e penso veramente che ognuno di noi racchiuda una lingua a se'stante e anche un'estetica e una giurisprudenza a sè stanti.

Ognuno di noi è una piccola civiltà eretta sulle rovine di un'infinità di civiltà precedenti, ma con i proprio distinti concetti di cosa è bello e cosa è accettabile - i quali, mi affretto ad aggiungere, noi stessi in genere non soddisfiamo pur sforzandoci di rispettare.

Scambiamo fortuite analogie tra di noi per vere e proprie somiglianze, perchè anche le persone che ci circondano hanno ereditato le stesse abitudini, pagano con la stessa moneta, riconoscono, più o meno, la validità degli stessi concetti di correttezza e di buonsenso. Ma tutto questo in realtà ci permette a malapena di coesistere con gli incommensurabili, insormontabili, iviolabili spazi che ci separano." p.206




NOTE BIOGRAFICHE

Robinson, Marilynne

E’ una scrittrice e saggista statunitense nata nel 1943 a Sandpoint, Idaho.

Dopo la laurea presso la Brown University nel 1966 e il dottorato in letteratura alla University of Washington nel 1977, esordisce nel 1980 con il romanzo di successo Le cure domestiche centrato sul valore dei rapporti familiari, che il regista Bill Forsyth adatta per il grande schermo nel 1987.

Nel 1999 esce la raccolta di saggi The death of Adam, ma il successo internazionale arriva nel 2004 con Gilead che insieme a Casa e Lila costituisce una trilogiaed è stato vincitore del premio Pulitzer e del National book critics circle award for fiction, in cui rielabora il tema familiare arricchendolo degli argomenti ormai divenuti ineludibili per Robinson come la tradizione puritana, il calvinismo, la teologia protestante e l'abolizionismo.

Col romanzo Casa, secondo capitolo della trilogia, vince l'Orange prize for fiction, i luoghi e i personaggi del precedente romanzo sono giocati attorno alla difficoltà del perdono paterno, secondo lo schema biblico del figliol prodigo.

Il terzo romanzo, Lila (Einaudi 2015 e 2017) è risultato finalista per il National Book Award e vincitore del National Book Critics Circle Award.

Nel 2021 Einaudi ha pubblicato anche Jack.




RESOCONTO DELL'INCONTRO

 

Marilynne Robinson è un’autrice particolare, leggendo il romanzo si scende nelle profondità dell'animo, leggendola in filigrana sentiamo la sua passione per i classici, la conoscenza di Dio e dell'uomo e l'attenzione alla natura.

E’ un libro da tenere sul comodino e leggere ogni tanto non tutto è di facile comprensione, occorre avere un ritmo lento di lettura e sapersi soffermare sui vari punti.

Gilead fa parte con Home e Lila di una trilogia ma anche Jack uscito nel 2021 tratta dei protagonisti di Gilead. Infatti l’autrice con i suoi romanzi approfondisce la conoscenza dei suoi personaggi puntando l’attenzione ora sull’uno ora sull’altro.

A qualcuno è piaciuto molto ma all’inzio la lettura è stata faticosa solo addentrandosi nella lettura ha apprezzato veramente lo spessore del romanzo che tratta temi su cui rararmente si ha occasione di soffermarsi.

La visione del protagonista apre una breccia sulla religione protestante.

Il racconto degli avi permette di approfondire la storia americana, se si va ad approfondire si imparano tanti aspetti sconosciuti della storia Americana.

Leggendo il romanzo si conosce la provincia americana diversa dalle grandi città di cui sappiamo quasi tutto.

La scrittrice trasmette pacatezza e un senso di conciliazione con il mondo.

Salta nel tempo ma anche descrive il presente, ci sono delle descrizioni bellissime come quelle delle bolle di sapone.

La benedizione è un light motive del romanzo. La frammentarietà rende un po' faticosa la lettura e spinge il lettore a porre attenzione alla narrazione, allo stesso tempo la rende movimentata.

Ames si confessa alla fine della sua vita nella lunga lettera che scrive al figlio e si rende conto nel battezzare Jack non è riuscito a benedirlo come la circostanza richiedeva.

Anche il silenzio è descritto in modo mirabile.

La lettura è stata lenta quasi richiedesse una sedimentazione, una riflessione.

La figura del reverendo è affascinante e molto umano e nel lungo racconto lascia intravvedere il suo lato umano perché anche l’uomo di fede è un uomo fallibile con le insicurezze e i difetti che caratterizzano la natura umana.

La figura del reverendo è affascinante e molto umano e nel lungo racconto lascia intravvedere il suo lato umano perché anche l’uomo di fede è un uomo fallibile con le insicurezze e i difetti che caratterizzano la natura umana.

Solo alla fine con la ragione dimostra di riuscire a superare delle difficoltà che spesso il giudizio comporta.

 Qualcuno oltre ad apprezzare molto questa scrittrice l’ha paragonata a Nadine Gordimer.

Per qualcuno è stato un libro bello emozionante, ma soprattutto l’analisi della vita è fatta con dolcezza con uno sguardo mai giudicante.

La vita di ogni persona è qualcosa di complesso e confrontandosi col reverendo si mette in gioco e arriva a una crescita personale.

Complicato perché i temi sono impegnativi ma a ciò si affiancano anche pagine di struggente bellezza.

La frase del romanzo “una cosa che non esiste in rapporto con un’altra non può essere considerata esistente.” È affascinante e vera e si trova anche in un saggio di Rovelli sulla fisica quantistica.


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