INCONTRI ANNO 2023

 

INCONTRO 47 - ANNA BOLENA - UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA di Hilary Mantel


CITAZIONI

" Considero una persona d'onore ogni fratello principe come persona d'onore sono io. Ma a volte Monsieur, vi dico che le vostre supposizioni naturali e affettuose devono cedere il passo all'amara esperienza. Vi chiedo: il vostro signore mi prende per scemo?" La voce di Enrico spicca il volo. Il re si china all'altezza della vita e con le dita fa un movimento vicino alle ginocchia come per attirare un pargolo o un cagnolino. " Enrico!" strilla " Vieni da Carlo!Vieni dal tuo gentile signore!" Si raddrizza quasi con la bava alla bocca per la collera. " L'imperatore mi tratta come un bambino. prima mi prende a scudisciate, poi mi coccola e poi me le da di nuovo. Ditegli che un bambino non sono. Ditegli che sono l'imperatore del mio regno, e un uomo e un padre. Ditegli di tenersi alla larga dai miei affari di famiglia. Ho sopportato fin troppo le sue intromissioni. prima mi suggerisce chi devo sposare, poi mi vuole insegnare come affrontare mia figlia. ditegli che la tratterò come mi pare opportuno, come un padre tratta una figlia disobbediente, chiunque sia la madre.
La mano del re - anzi snto cielo il pugno - sfiora la spalla dell'ambasciatore. Sgombratala strada, Enrico se ne va infuriato. Un'interpretazione da Imperatore. Peccato che zoppichi. Girandosi grida: " Esigo delle esaurienti scuse pubbliche."p.289 

"Quel discorso non gli piaceva. Nel tono di lady Rochford avvertiva la crudeltà particolare delle donne che combattono con le misere armi fornite loro dal Signore:ripicca, malizia, abili sotterfugi. Ed è probabile che nelle loro conversazioni s'avventurino in luoghi dove un uomo non metterebbe mai piede. Il corpo del re è senza confini, fluido come il suo regno, un isola che si espande o si erode dilavata dalle acque dolci e salate; sulle coste ha polder, tratti paludosi, lembi bonificati; ha le acque delle meree, le emissioni e i versamenti, gli acquitrini che si infiltrano nei discorsi delle inglesi e le fanghiglie nere che possono guardare soltanto i preti, sotto il lume di una candela." p.365




NOTE BIOGRAFICHE

Nata il 6 luglio del 1952, Mantel ha studiato giurisprudenza alla London School of Economics e alla Sheffield University, sposando il geologo Gerald McEwan nel 1972, da cui ha divorziato nel 1981 per risposarsi l'anno successivo, vivendo anche in Botswana e Arabia Saudita.

Ha scritto 13 romanzi, fra i quali la fortunata trilogia sulla dinastia Tudor, composta da Wolf Hall, Anna Bolena, una questione di famiglia (insigniti del Man Booker Prize) e Lo specchio e la luce.

In Italia i suoi libri sono pubblicati da Fazi.

Dai primi due volumi la Bbc ha tratto la serie tv Wolf Hall, che ha vinto il Golden Globe 2016 come miglior miniserie.

Tradotto in 41 lingue, Wolf Hall rilancia il romanzo storico e alimenta anche le serie tv che seguiranno sul genere.

Oltre alla trilogia, in Italia ha pubblicato anche La storia segreta della Rivoluzione, imponente opera in tre volumi sulla Rivoluzione francese, 'Al di là del nero', una commedia noir di ambientazione contemporanea, e Otto mesi a Ghazzah Street, romanzo di stampo autobiografico ambientato nel mondo saudita e Un esperimento d'amore.

Il suo amore per il romanzo storico partì già dagli anni 70 quando ne scrisse uno sulla Rivoluzione francese - che sarebbe stato pubblicato con il titolo "Un luogo più sicuro" , ma fu con la trilogia il cui protagonista era Thomas Cromwell, potente ministro del famigerato Enrico VIII che ebbe il successo mondiale.

La trilogia di Wolf Hall ha venduto oltre 5 milioni di copie in tutto il mondo e anche in Italia è stato un bestseller.

Impegnata anche su temi politici e sociali, Mantel non si è sottratta negli anni a polemiche e controversie accese, incluso verso la famiglia reale, malgrado il cavalierato e il titolo di dame ricevuto e accettato dalla regina.

Attenta alla condizione femminile, nota per le sue posizioni controcorrente, criticate dagli storici accademici, Mantel ha fatto notizia un anno fa, quando ha suggerito che la monarchia potrebbe affrontare "la fine del gioco" e potrebbe non "sopravvivere a William".

 

E’ morta il 22 settembre del 2022.

 




RESOCONTO DELL'INCONTRO

Questo romanzo storico tratta di un periodo molto complicato della storia di Inghilterra che ha dato origine alla riforma anglicana. 
La scrittrice riesce a trattare un periodo storico molto complesso in particolare una questione privata che riguarda il sovrano Enrico VIII che per poter sposare Anna Bolena arriva a provocare una scissione nella Chiesa e trasformando appunto una questione privata in una questione di Stato che da origine a un solco molto profondo.
Inoltre, anche il personaggio di Cromwell ha un grande rilievo nella narrazione. La Mantel ha cucito su questo personaggio tutta la trilogia che sembra quasi una sceneggiatura. Da qui sono stati tratti i vari film sull'argomento e la serie I Tudor.
C'è una differenza di ritmo tra la prima e la seconda parte del romanzo che è funzionale alla storia.
Nella prima parte viene descritta la quotidianità e si capisce come Anna Bolena sia isolata a corte, l'importanza degli oggetti, tutto questo prelude al precipitare degli eventi.
Di Enrico viene fatto un ritratto impietoso per il suo infantilismo e il suo carattere, emerge bene il nuovo ruolo della borghesia che ha acquisito potere.
La nobiltà ha un atteggiamento dispregiativo verso le classi meno abbienti ma si rendono conto di non poter fare a meno di personaggi come Cromwell o l'arcivescovo Thomas Cranmer.
L'autrice ha un modo molto coinvolgente di narrare, sembra di essere presenti nelle situazioni descritte.


INCONTRO 46 - IL DESIDERIO DI ESSERE COME TUTTI di Francesco Piccolo

VIDEO DELL'INCONTRO


CITAZIONI

 “Poi tutto questo scomparve di colpo la mattina del 16 marzo. Quella sensazione di fine del mondo, fu una sensazione talmente condivisa che non è più nemmeno necessario raccontarla. Ci fu per qualche ora l’idea che stesse per accadere qualcosa di ancora più grave di ciò che era appena accaduto in via Fani. Come se quello fosse l’inizio di chissà cos’altro. La mattina in cui rapirono Moro, la vita personale e la vita pubblica smisero di essere separate. Stavolta non solo in una parte del paese, come era accaduto per il colera ma in ogni singolo essere umano. Uno di quei fatti di cui per tutta la vita si racconta dove ero, cosa facevo. Quella mattina nessun italiano avrebbe potuto sottrarre la propria esistenza singola alla partecipazione in comunità. Tutti quel giorno,anche i più inconsapevoli, sono stati costretti a nascere una seconda volta.”p.62

"Puoi vivere tutta la vita con una persona, soltanto se hai abbandonato l’idea di purezza.
Non lasciarsi mai non è un’idea pura, ma al contrario è un modo di accettare in un rapporto di amore tutte le fragilità, le debolezze, le diversità, gli odi e i periodi di stanchezza, i tradimenti. L’amore è tutto questo, messo accanto ai periodi belli. Invece l’idea che si ha dell’amore è di solito un inseguimento ossessivo della perfezione assoluta della coppia. Così, però, ogni litigio, ogni stanchezza, ogni desiderio altro, sono macchie, indebolimenti, sacrilegi contro la perfezione, segni di declino. Quindi, avendoli accumulati nel tempo, ci si deve lasciare perché non si sopporta che dentro il rapporto ci sia anche il dolore o il ricordo di momenti tristi." p.172

"Ci sono due tipi di storie che si possono scrivere: quelle che fanno sentire migliori e quelle che fanno sentire peg-giori. Le prime hanno come protagonista un personaggio che è migliore di noi, che ci conduce a comprendere come dovremmo essere; le seconde hanno come protagonista un personaggio che è peggiore di noi, che ci aiuta a comprendere come non dovremmo essere. Ma la questione ancora piú precisa, è la seguente: le prime ci rassicurano, perché noi siamo già un po' convinti di essere migliori di come siamo - è qui che scatta l'identificazione. Le seconde, invece, ci toccano perché noi siamo già peggiori di come crediamo di essere, e per questo ci sentiamo colpiti, inquietati. Se riesco a percepire il buio che c'è dentro di me, le somiglianze con ciò che non mi piace; se riesco a concepire un'affinità con chi è lontano; se riesco a comprendere quanto sono coinvolto in ciò che non amo, che non mi piace, che di solito accuso come se non mi appartenesse - quella è la strada concreta, reale, per combattere con limpidezza ed efficacia. L'abitudine è quella di sentirsi estranei agli errori, estranei alle brutture del Paese. L'estraneità rende impermeabile la conoscenza, e senza conoscere le ragioni degli altri, non si può combatterle."p. 252

 


NOTE BIOGRAFICHE

Nato a Caserta il 12 marzo 1964 è uno scrittore e sceneggiatore fecondo.

Per Einaudi ha pubblicato:

-     La separazione del maschio (2008)

-     Momenti di trascurabile felicità (2010)

-     Il desiderio di essere come tutti (Premio Strega 2014)

-     Momenti di trascurabile infelicità (2015)

-     L'animale che mi porto dentro (2018).

Per Feltrinelli:

Storie di primogeniti e figli unici (1996),

-  E se c'ero, dormivo (1998)

-  Il tempo imperfetto (2000),

-  Allegro occidentale (2003).

 

Negli Einaudi Tascabili sono stati riproposti:

Storie di primogeniti e figli unici (2012)

Allegro occidentale (2013)

L'Italia spensierata (2014).

Ha firmato sceneggiature per Nanni Moretti (Il Caimano, Habemus Papam, Mia madre), Paolo Virzì (My name is Tanino, La prima cosa bella, Il capitale umano, Ella & John, Notti magiche), Silvio Soldini (Agata e la tempesta, Giorni e nuvole), Francesca Archibugi (Il nome del figlio, Gli Sdraiati). Ha sceneggiato la serie tv L’amica geniale, tratta dall’omonimo best seller di Elena Ferrante.

È stato anche autore di programmi televisivi quali “Vieni via con me”, “Quello che (non) ho”, “Viva il 25 aprile”, "Falcone e Borsellino".

 Ha collaborato con il Corriere della Sera e dal 2021 con la Repubblica.

 

Ha vinto il Premio Strega 2014 con il libro Il desiderio di essere come tutti, romanzo-confessione sulla sinistra italiana edito da Einaudi.

Nel 2018 è diventato docente all'Università IULM di Milano nel master di Arti del racconto, dove tiene il corso di adattamento cinematografico e televisivo.

 

Ha vinto il Premio letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa 2023 con il libro La bella confusione, edito da Einaudi.




RESOCONTO DELL'INCONTRO

Una discussione ricca e interessata ha seguito la lettura di questo romanzo che sta a metà tra l'autobiografia e il saggio. E' un'autobiografia romanzata con spunti politici, filosofici di etica poliytica, insomma un libro denso.

Bilancia  bene le sue esperienze di vita private con un supporto letterario, di cinema e giornalistico.
Autoironico e leggero, descrive la visione pubblica e quella privata.

Possiamo definirlo anche un'autobiografia politica e un saggio giornalistico. Ricordiamo che Francesco Piccolo è stato anche lo sceneggiatore del film il Caimano.
La parte preponderente è la politica dagli anni settanta ai nostri giorni descritta con maestria, lucidità e autocritica.
Qualcuno ha criticato la parte nella quale l'autore si scagli contro la resistenza civile dei ciclisti che bloccano la strada agli automobilisti per difendere l'ambiente.

Qualcuno l'ha trovato davvero noioso a parte brevi sprazzi in cui era interessante tipo quando descrive la figura di Berlinguer.
L'autore è parte dell'intelighenzia di sinistra e descrive bene lo scollamento e della distanza della sinistra dal popolo.
Sembra di leggere un libro di storia, al confronto la politica dei nostri giorni sembra inconsistente.

Inoltre, descrive molto bene come i fatti della nostra vita privata siano infuenzati dalle vicende politiche e viceversa, anche se in certi punti risulta un pò troppo didascalico quando esemplifica con testi o film il suo pensiero. Ad alcuni questo aspetto invece è piaciuto molto e l'ha trovato arricchente e interessante.

Qualcuno si dichiara addirittura stupefatto dalla capacità di evocare nella memoria tante immagini di quegli anni che sono indelebili per chi li ha vissuti. La forte propensione verso il debole forgia la coscienza dell'autore.


INCONTRO 45 - MORDI E FUGGI  di Alessandro Bertante

VIDEO DELL'INCONTRO

CITAZIONI

“Gli anni sessanta ci avevano raccontato che potevamo avere tutto, che il mondo stava cambiando e che saremmo stati proprio noi la generazione motore del cambiamento. A quella promessa ci credevamo, eravamo certi che stesse accadendo qualcosa, era nell’aria ed era ovunque ti girassi, potevi sentirla sulla pelle. Dovevamo essere pronti a coglierla, dovevamo stare in strada, la strada sporca e puzzolente, la strada assassina.” P. 14

 

 


 

NOTE BIOGRAFICHE

  Alessandro Bertante è nato ad Alessandria nel 1969, vive da sempre a Milano. Scrittore e saggista, è Course leader del Triennio di Cinema e Animazione alla Nuova Accademnia di Belle Arti.
 
  Laureatosi in Lettere Moderne all’Universitá Statale di Milano con una tesi sulla stampa underground negli anni Settanta, si forma politicamente nella temperie culturale antagonista degli anni Novanta, collaborando con diverse riviste.
 
  Successivamente, lavora come critico per Repubblica, L'Unità, Linea d'Ombra, Diario della Settimana e PULP. Dal 2007 al 2011 é co-direttore artistico del festival letterario Officina Italia mentre nel 2011 fonda e dirige per due anni il portale di recensioni letterarie Bookdetector.  
 
  Esordisce in narrativa nel 1999 con il romanzo Malavida, al quale hanno fatto seguito i saggi Re nudo e Contro il '68.  
 
  Torna al romanzo nel 2008 con Al Diavul (vincitore del Premio Letterario Chianti e l'anno successivo cura l'antologia di racconti Voi non ci sarete. Del 2011 è il romanzo Nina dei lupi, finalista al Premio Strega e vincitore del Premio Rieti, trasposto nell’omonima pellicola cinematografica nel 2023.
 
  Nel 2012 il romanzo breve La magnifica orda, mentre nel 2013 esce Estate crudele (premio Margherita Hack).  
 
  I suoi ultimi lavori sono Gli ultimi ragazzi del secolo, vincitore del Premio Campiello Giuria dei letterati 2016 e Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR, ancora finalista al Premio Strega 2022 e nella terzina finalista del Premio Alessandro Manzoni per il romanzo storico.

 


RESOCONTO DELL'INCONTRO

E' un romanzo veloce  e scorrevole con taglio giornalistico. L'argomento è sempre stato trattato in saggi o memoriali è la prima volta che un romanzo affronta la nascita delle Brigate Rosse. La scrittura è molto semplice ma tratta un tema complesso.
Si tratta di un romanzo di formazione, il protagonista parla in prima persona, sembra perso ma anche tenero. Insegue l'ideale, cerca di costruire il suo futuro, non si trova bene in famiglia.
La figura del libraio è molto bella, quasi paterna, gli permette di sbagliare ricordandogli però che gli starà comunque accanto.
A molti ha ricordato la loro giovinezza quando hanno vissuto l'atmosfera che si respirava in quegli anni. 
A qualcuno non è piaciuto lo stile, sono una serie di fatti senza che il personaggio sia ben costruito. Ma forse dietro a questo c'è il desiderio di far conoscere i fatti e lasciare i personaggi solo abbozzati.
Emerge forte la critica alla vita borghese del padre.
Per qualcuno non si legge la storia delle BR ma solo un punto di vista, l'unico punto di interesse è costituito dalla descrizione della Milano di quegli anni che è molto accurata e veritiera.
Qualcuno attualizza quel momento con ciò che sta accadendo in Palestina, perchè il terrorismo accade?
Per odio? ma l'odio non basta a cambiare le cose, l'odio non si può incanalare, prende sempre una direzione sbagliata.Quando si imbocca una strada armata la violenza diventa la via obbligata.
E' interessante vedere e riflettere sul fatto che in fase iniziale si sono trovati studenti e operai che hanno costituito un luogo di incontro.


INCONTRO 44 - ZERO K  di Don De Lillo

VIDEO DELL'INCONTRO:

CITAZIONI

“ Sapevo che aveva investito ingenti somme di denaro in questa operazione, questa impresa chiamata Convergence, e l’ufficio era stato una gentile concessione per permettergli di mantenere gli opportuni contatti con la sua rete di società, organismi, fondi, enti, fondazioni, cartelli, comuni e clan. - E Artis? - Lei è prontissima. Non c’è ombra di esitazioni o ripensamenti. - Non stiamo parlando di una vita spirituale eterna. Qui si tratta del corpo. - Il corpo verrà congelato. Sospensione criogenica, - ha detto. - E poi nel futuro. - Sì. Un giorno sarà possibile neutralizzare le circostanze che conducono alla fine. La mente e il corpo verranno risanati, riportato in vita.”

“Quando verrà il momento, noi finalmente abbandoneremo la sicurezza delle nostre dimore del Nord e partiremo alla volta di questo deserto. Vecchi e fragili, zoppicando e con passo strascinato, verso la resa dei conti finale. -Cosa troveremo qui? Una promessa che gode di maggiori garanzie rispetto a tutti gli ineffabili aldilà delle religioni organizzate di questo mondo.” p. 65


NOTE BIOGRAFICHE

Scrittore statunitense nato a New York nel 1936. Figura centrale della narrativa postmoderna americana, è acuto osservatore della società che lo circonda, raccontata nelle sue opere attraverso i media, la religiosità, i riti della politica.

Figlio di italiani immigrati negli Stati Uniti, è cresciuto nel settore italiano del Bronx, il Fordham, e ha studiato alla Fordham University. Dopo aver lavorato per qualche anno presso una compagnia pubblicitaria, dal 1966 si è dedicato pressoché interamente alla scrittura.

Ha esordito con un romanzo di grande ambizione, Americana 1971 tentativo di ricapitolare tutta la storia americana nel pellegrinaggio del protagonista verso il mitico luogo di fondazione, il Far West, l'opera denuncia nel contempo l'impossibilità di recuperare una qualche verità originaria in mezzo al proliferare incontrollato dei messaggi nell'era dei mass media

L'esplorazione dell'universo americano e del linguaggio abilitato a raccontarlo è proseguita nei successivi End zone 1972, storia di un giocatore di football, e Great Jones street 1973, che ha per protagonista una rockstar. Con Ratner's star 1976 DeLillo comincia a sperimentare i moduli della letteratura di consumo, in questo caso la fantascienza, successivamente mimando i clichés del romanzo di spionaggio Players, 1977 e quelli del poliziesco Running dogWhite noise 1985, con la giustapposizione dell'atmosfera brillante di un campus universitario a quella drammatica di un'apocalisse incombente che stravolgerà tutte le norme del vivere sociale, apre la fase più significativa della carriera di DeLillo e prelude al radicale scetticismo storico e politico di quello che probabilmente è il suo capolavoro, Libra 1988: ricostruzione fittizia del più oscuro dei misteri americani, l'assassinio del presidente Kennedy, il romanzo si configura come una ricerca della verità votata all'insuccesso non solo perché infinite sono le trame che vi si oppongono, ma anche perché i cospiratori hanno dato vita a una fiction talmente complessa che è sfuggita al loro stesso controllo e che forse anch'essi scambiano per la realtà. 

Mao II 1991, suprema parodia di romanzo storico, è un'ulteriore variazione sul tema del potere repressivo che si cela dietro alle luccicanti fantasmagorie della società dell'immagine, contro cui l'unica forma di difesa sembra restare quella, desolatamente autodistruttiva, della follia e della violenza fine a sé stessa.

 Non diversa l'atmosfera di Underworld 1997, ponderoso sommario e bilancio quanto mai negativo di cinquant'anni di storia statunitense, ripercorsa attraverso le fantastiche traiettorie di una palla da baseball tra una miriade di individui e cumuli di detriti, venerabili reliquie della civiltà dei consumi.

 Tutt'altro il registro stilistico di The body artist 2001, breve incursione nell'allucinazione di un'artista del corpo costretta a misurarsi con un dolore più grande di lei e della sua arte. In Cosmopolis 2003, il racconto di una giornata di un giovane miliardario è il pretesto per tinteggiare, ancora, un efficace affresco dell'America dei paradossi.

 In The falling man 2007 DeLillo narra le inquiete solitudini della famiglia di un sopravvissuto all'attentato dell'11 settembre 2001, mentre si dipana lungo i temi dell'introspezione e della riflessione filosofica il successivo Point Omega 2010; centrati sulle inquietudini per un'apocalisse di cui si percepisce l'imminente arrivo sono i nove racconti scritti tra il 1979 e il 2011 e pubblicati nel volume The angel Esmeralda 2011.

 Tra le sue opere più recenti vanno segnalati i romanzi Zero K 2016, in cui torna a riflettere sul tema, già più volte indagato nei suoi scritti, della irreversibile trasformazione antropologica prodotta dal progresso tecnologico, e The silence 2020, angosciosa cronaca di un evento catastrofico che ha tacitato il mondo digitale.

 


RESOCONTO DELL'INCONTRO 

Argomento affrontato da sempre quello di sconfiggere la morte.

Primo romanzo che affronta questo tema così attuale.

La prima parte dedicata all’aspetto scientifico, poi emergono anche gli aspetti umani e le 

vicende familiari dei protagonisti.

Ad un certo punto le riflessioni della compagna colpiscono per via del fatto che non vivrà 

pur mantenendo la presenza in terra, sono un gruppo di brevi frasi a pagina 133. Sentire 

l’aldiqua senza esserci sono riflessioni profonde che inducono a pensare.

Congelamento di corpo malato e anima in attesa che la scienza faccia progressi e riesca a 

curare ogni malattia e doni all’uomo l’immortalità.

L’argomento è molto impegnativo e alcuni non se la sono sentita di portare avanti la lettura.

L’ibernazione avviene in un luogo nascosto tipo un bunker antiatomico creato nel deserto 

del Kazakistan volutamente senza spazio e senza tempo dove tutto è rarefatto e asettico, 

quasi un limbo che accoglie in attesa della criogenesi.

Il modo di scrivere è molto incisivo asciutto.

De Lillo è considerato uno degli scrittori più iconici della letteratura americano e molto 

celebrato.

Qualcuno ha condiviso la scelta di affidare un corpo al ghiaccio per provare a curarlo 

successivamente. La disperazione è spesso ciò che  sta dietro a questo gesto.

La scelta ad oggi è possibile solo per chi ha possibilità economiche molto grandi.

Stilisticamente non da il meglio di sé è asciutto e freddo come l’argomento trattato.

Qualcuno ha apprezzato di più la prima parte che caratterizza bene l’argomento trattato, 

mentre nella seconda parte mescola piani diversi.

Affronta cose che non c'entrano e non servono ad ampliare il tema principale.

Si capisce anche che l’autore fa pesare anche la sua età nella scrittura, infatti aveva più di 

ottant’anni quando ha scritto questo romanzo.

Sicuramente non è un libro divertente ma la prima parte domanda che senso ha vivere e non 

si muore. Ma non ci sarebbe vita senza la morte.

La morte definisce il valore della nostra esistenza? Che ne sarà dei soldi di Dio?

E con altre domande De Lillo si interroga sul senso ultimo dell’esistenza.

Non è il tempo che passa siamo noi che passiamo il tempo è un sentiero sul quale noi 

camminiamo.

Si tratta di un libro che fa riflettere. Ci sono aspetti inquietanti. Cosa troverò dei miei affetti 

quando mi risveglierò? Effettuando questa pratica di criogenesi si perde l’unità del tutto.

Il figlio quando va dal padre la prima volta ha bisogno di  nominare tutte le cose che sono 

presenti perché la realtà nella quale si sta addentrando è così difficile che ha bisogno di un 

contatto con tutte le cose che conosce. Sta pensando ad un sistema linguistico più raffinato. 

Se nella nuova cultura non ci sarà più l’inizio ne la fine occorrerà cambiare e raffinare 

anche il sistema linguistico adattandolo alla nuova realtà.


INCONTRO 43 - OLIVE KITTERIDGE di Elizabeth Strout

VIDEO DELL'INCONTRO:


CITAZIONI


Andò al telefono e compose il numero di Malcolm. Mai una volta in 22 anni gli aveva telefonato a casa, anche se aveva imparato a memoria il numero molto tempo prima. Ventidue anni, pensò, mentre ascoltava lo squillo del telefono; molto lo avrebbero considerato un  tempo molto lungo ma per Angie il tempo era grande è rotondo come il cielo, e cercare di attribuirgli un senso era come tentare di fare senso alla musica e a Dio, o chiedersi perché l’oceano fosse tanto profondo. Molto tempo prima Angie aveva imparato a non sforzarsi di dare un senso a cose del genere, come facevano gli altri. Malcolm rispose al telefono. E accadde una cosa curiosa: ad Angie non piacque il tono della sua voce. “Malcolm” gli disse piano “ Non posso più continuare a vederti. Mi dispiace terribilmente, non posso più farlo.”p. 80

“Mentre Olive guidava diretta verso la casa di cura, una lieve pioggia si abbatte’ sull’auto e sulla strada davanti a lei. Il cielo era grigio e incombente.
Olive avverti un turbamento diverso dalle volte precedenti. Derivava da Christopher, si. Le sembrava di essere presa nelle tenaglie di un rimorso incurabile.
Un imbarazzo personale e profondo fluiva dentro di lei, come se l’avessero sorpresa nell’atto di rubare in un negozio, cosa che non aveva mai fatto. La vergogna le vibrava dentro i tergicristalli davanti a lei: due dita lunghe, grandi e nere, implacabili nel ritmo della loro punizione.”p.228

NOTE BIOGRAFICHE

Elizabeth Strout è cresciuta in una piccola città del Maine e del vicino New Hampshire.

 Il padre era un professore di scienze mentre la madre insegnava inglese e scrittura in una scuola superiore.

Dopo il liceo, ha trascorso un anno a Oxford per poi iscriversi alla facoltà di legge. Nel 1982 si è laureata con lode in giurisprudenza presso l’Università di Syracuse. 


Dopo un breve periodo di praticantato in legge, la Strout decise di dedicaesi interamente alla scrittura.

Dopo sei o sette anni di lavoro nel 2004 ha infine pubblicato il libro Amy e Isabelle, ambientato in una cittadina della provincia americana durante un’estate incredibilmente torrida.

Il romanzo racconta il rapporto teso e ambiguo fra Isabelle, giovane operaia che nasconde un misterioso passato dietro una facciata di decoro e perbenismo, e la figlia adolescente Amy, anche lei con un segreto che stenta a tenere celato. 

Resta con me, pubblicato nel 2006 è ambientato nella tranquilla cittadina di West Annett.

L’attraente moglie del giovane pastore Tyler Caskey muore improvvisamente. Una voragine che rischia di travolgere Tyler e la figlia Katherine, in un vortice di dolore e risentimento che sembra aver dimenticato ogni misericordia. 

Il terzo libro della Strout, Olive Kitteridge, è stato pubblicato nel 2008. Il libro contiene una raccolta di racconti con protagonista un’insegnate in pensione, la sua famiglia e i suoi amici. Il libro ha ricevuto numerosi premi fra cui il Pulitzer negli Stati Uniti e il Bancarella in Italia. 

I ragazzi Burgess è stato pubblicato nel 2013, con ulteriore successo di critica. Jim, Bob e Susan, sono nati e cresciuti a Shirley Falls, nel Maine. Da adulti si sono allontanati: nel paese natale è rimasta solo Susan, mentre gli altri due vivono a Brooklyn, New York. Quando però Susan chiama e chiede aiuto ai fratelli perché suo figlio è nei guai, i Burgess saranno costretti a riavvicinarsi e condividere dolori e preoccupazioni. 

Dopo una pausa di tre anni, è uscito Mi chiamo Lucy Barton 2016, la storia di una paziente in ospedale per un'operazione che riesce a riconciliarsi con una madre non più vista da anni. 

Dopo Tutto è possibile 2017, è uscito il sequel di Olive Kitteridge, con il titolo di Olive, ancora lei 2019.



RESOCONTO DELL'INCONTRO 
E' un romanzo di raconti tutti ambientati in un piccolo paese del Main dove le storie dei personaggi si intrecciano, e in filigrana il lettore coglie anche molte problematiche della società americana contemporanea.
 
La protagonista è un personaggio molto particolare, già il modo in cui saluta fa capire molto il suo carattere.
 
In certi casi Olive invade la vita altrui e questo suo modo risulta insopportabile, inoltre è interessante vedere come le metafore della normalità siano sparse nel romanzo, dolce come la mermellata, in reltà tutto il romanzo è basato su una banale quitidianità.
 
L'ambiente è provinviale e in questo piccolo paese senza confini, gli abitanti oscillano tra il desiderio di fuga che spesso rimane un sogno e il desiderio di protezione.

I racconti sottendono un problema psichico, i racconti non narrano puntualizzano.
 
La discussione tra madre e figlio è una pagina che colpisce per la schiettezza e aiuta la presa di consapevolezza della protagonista.
 
Come lo si legge è legato allo stato d'animo del lettore e ci sono delle similitudini con le correzioni di Franzen.
 
E' scritto molto bene e anche affscinante anche perchè al contenuto del racconto si arriva piano piano quasi per intuizione.
 
Olive non rispecchia lo stereotipo della mamma americana che molla il figlio alla sua vita e non se ne preoccupa più di tanto.
 
La protagonosta è un'insegnante di matematica, dunque abituata a rapportarsi con la razionalità ma si trova a relazionarsi con dei segreti e quelli delle altre persone, quale il sentimento per il vicno di casa le permette di capire che ha un sentimento per la collega in farmacia. L'Olive è una persoan che analizza se stessa e analizza i sentimenti e spesso si trova spiazzata, come nel racconto della rapina dove l'incontro col giovane sbandato le fa provare un sentimento per lui e pensa di confezionargli delle cose e portarglieli in carcere. Olive è sempre molto calma tranne per quanto riguarda il rapporto col figlio. 
 
Olive compie un percorso di crescita e alla fine sembra una persona nuova. 
La struttura del libro fa pensare a quella di una serie televisiva c'è una storia che continua e una storia specifica per ogni racconto.
C'è una frase emblematica di tutto il libro ed è quella in cui si dice: "Jane fece un sospiro profondo sommesso e pensò che non invidiava le ragazze della gelateria dietro agli occhi annoiati delle cameriere che porgevano le coppe gelato incombevano, lo sapeva, un grande ardore, grandi desideri e grandi delusione, davanti a loro le aspettavano una grande confusione e, ancor più estenuante, e una grande rabbia o prima di uscirne avrebbero continuato ad accusare accusare e poi per giunta si sarebbero stancate."
 
Grandi desideri e grandi delusione sono il tema cardine del romanzo. 
 
Il  paese del romanzo è bellissimo da un punto di vista naturalistico ma difficile luogo dove vivere, ancora più impegnativo della nostra provincia, dove spesso la città è raggiungibile agilmente lì le distanze sono sterminate e l'isolamento è totale. 
 
Il film Grande freddo riprende molte tematiche espresse in questo romanzo soprattutto quando i neworkesi parlano della gente di provincia.
 




 

INCONTRO 42 - LE ASSAGGIATRICI di Rosella Postorino


VIDEO DELL'INCONTRO 


CITAZIONI


"Entrammo una alla volta. Dopo ore di attesa, in piedi nel corridoio, avevamo bisogno di sederci. La stanza era grande, le pareti bianche. Al centro, un lungo tavolo di legno su cui avevano già apparecchiato per noi. Ci fecero cenno di prendere posto. Mi sedetti e rimasi così, le mani intrecciate sulla pancia. Davanti a me, un piatto di ceramica bianca. Avevo fame." p.11

“ La prima volta che eravamo usciti insieme mi aveva dato appuntamento davanti a un caffè vicino al duomo, ed era arrivato in ritardo. Ci eravamo seduti a un tavolino fuori, l’aria un po’ fredda nonostante il sole. Io mi ero incantata a decifrare nel coro degli uccelli un motivo musicale, e nel loro volo una coreografia eseguita apposta per me, per quel momento che finalmente era giunto e assomigliava all’amore come lo avevo atteso da ragazzina.”p.21

" Quando perdi una persona, il dolore è per te stesso, che non la vedrai più, non sentirai più la sua voce, che senza di lei, credi, non resisterai. Il dolore è egoista: era questo a farmi rabbia." p. 279

" Dopo la fine della guerra, non avrei potuto svelare che avevo lavorato per Hitler: ne avrei pagato le conseguenze, forse non sarei sopravvissuta... Non ho mai detto nulla e non lo dirò. Tutto quello che ho imparato dalla vita è sopravvivere." p. 282




NOTE BIOGRAFICHE

Nata a Reggio Calabria il 27 agosto 1978, Rosella Postorino ha 44 anni ed è una nota scrittrice italiana.

Cresce in Liguria, a San Lorenzo al Mare, poi prosegue i suoi studi a Siena.

Nel 2001 si trasferisce a Roma per lavorare e scrivere la tesi.

Fa il suo esordio come autrice nel 2004 con il racconto In una capsula, inserito nell’antologia Ragazze che dovresti conoscere.

Lavora inoltre come editor per la casa editrice Einaudi e collaboratrice per La Repubblica.

In questo periodo pubblica anche il saggio Malati di intelligenza, parte dell’antologia Duras mon amour 3.

Nel 2007 viene pubblicato il suo primo romanzo, La stanza di sopra, in cui racconta la storia di una ragazza il cui padre è malato e relegato in un letto, in una stanza sopra la sua.

Il suo primo libro le vale un Premio Rapallo per la miglior opera prima e un posto da finalista al Premio Strega.

 Negli anni successivi continua a produrre nuove opere: scrive L’estate che perdemmo DioIl mare in salita e Il corpo docile. 

Tra tutti spicca Le assaggiatrici, pubblicato nel 2018, vincitore di numerosi premi letterali tra i quali il Premio Campiello, il Premio Pozzale Luigi Russo, il Premio Rapallo e il Premio Vigevano Lucio Mastronardi. 

Il romanzo viene tradotto in 32 lingue ed ispira anche una trasposizione cinematografica diretta da Cristina Comencini.

Il 31 gennaio 2023 Rosella Postorino lancia il suo ultimo libro, Mi limitavo ad amare te



RESOCONTO DELL'INCONTRO 

Rosella Postorino col suo romanzo ha dato voce a un personaggio realmente esisteito che avrebbe voluto incontrare ma che è morta prima che ciò avvenisse  e che durante la Seconda Guerra Mondiale ha assaggito i cibi destinati al Führer.
L'amore per l'ufficiale da il senso di una vita normale all'interno di questa terribile esperienza. La ricostruzione storica è molto fedele. Ha fatto pensare a Suite Francese. La passione costituisce il salvagente che aiuta a superare la drammaticità della guerra. ci si dimentica che l'amore consumato è con un gerarca nazista.
L'autrice fa sempre riferimento all'oralità alla bocca, la mamma sarta succhia il filo da cucire, la moneta nascosta in bocca, il morso alla manina del fratello in culla, il marito malato viene imboccato da lei. Esiste un filo che lega l'assaggio con l'oralità con tanti riferimenti alla bocca al senso dell'esistenza più primitivo. la sopravvivenza stessa è legata alla fase orale.
Sembra che tutto passi attraverso la vita: il cibo, la morte, la vita.
La narrazione raccoglie molti clichè, come quando la protagonista pensa al marito disperso che forse vive in una dacia con una donna russa, la narrazione rieccheggia tante scene già viste nei film.
L'autrice si è ispirata a un fatto storico realmente esistito, ha deciso di narrare questa storia dopo aver casualmente trovato su un trafiletto di un quotidiano la notizia che questa donna tedesca Margot, novantenne aveva deciso di narrare il suo ruolo di del cibo destinato a Hitler svolto durante la guerra. Non riesce ad incontrarla, però partendo da questa notizia costruisce tutta la trama del romanzo dando così voce al silenzio e al riserbo che aveva mantenuto per tutta la sua vita.

Queste donne erano pagate ma anche obbligate ad assaggiare e per tre volte al giorno condividono il desco sapendo che potrebbero morire. Poi piano piano subentra l'abitudine e quasi dimenticano la drammaticità dei gesti che stanno compiendo. I rapporti con le altre sono difficili e complicati.
Le tematiche sono molte, come quella di non mettere al mondo un figlio che comunque è destinato a morire. 
Per qualcuno è stato difficile accettare che un fatto storico diventi romanzo, inizilamente sembrava un'usurpazione, ma la mano leggera con cui l'autrice tratteggia i personaggi e la sua accuratezza nel descrivere gli eventi lo ha fatto ricredere. A questo proposito è opportuno ricordare cosa riporta Elias Canetti nel saggio La coscienza delle parole parla di Hitler e rifereisce la descrizione dell'architetto Speer:" nulla rivela più chiaramente la devastazione provocata nella mente di Hitler dell'idea del potere e della cieca dedizione ad essa".
Le ragazze protagoniste e le loro famiglie sono sotto ricatto e l'autrice pur avendo una scrittura scorrevole che però non rende la drammaticità dei fatti storici realmente accaduti.
Altri autori hanno narrato gli stessi periodi storici con molto più vigore sapendo rendere la drammaticità dei fatti narrati.
Per qualcuno questo libro ha banalizzato una storia terribile. Ha mescolato tanti clichè ha affronatato una storia potente senza renderla tale.
Il romanzo non parla delle vittime ma di quella società civile che comunque ha consentito che la tragedia si compisse.







INCONTRO 41 - ZUCKERMAN SCATENATO di Philip Roth

CITAZIONI

" In principio, quando si sentiva apostrofare da qualcuno per la strada, rispondeva con un cenno di saluto, per mostrare quanto era spiritoso. Era la cosa più facile da fare, per questo la faceva. Poi la cosa più facile fu fingere di non sentire e tirare dritto, poi la cosa più facile fu fingere di avere le traveggole, persuadersi che questo succedeva in un mondo inesistente.
Avevano scambiato un'interpretazione per una confessione e, apostrofavano un personaggio che viveva in un libro. Zuckerman cercò di prenderlo come un elogio - aveva fatto credere alla gente in cane e ossa che anche Carnovsky era un uomo in carne e ossa - ma alla fine finse di essere solo se stesso e, mettendo l'uno dietro l'altro i suoi passi piccoli e svelti, si allontanava in fretta senza voltarsi indietro." p.9

“ Si alzò, tuttavia, e attraversò il ristorante per salutare il padre di suo figlio, mentre Zuckerman rimaneva dietro a sorseggiare lo champagne destinato al suo parrucchiere. Quella passeggiata riscosse la sua ammirazione. Sotto gli occhi di tutti quei curiosi, era un’impresa veramente drammatica. Zuckerman ammirò tutto l’insieme di quella saporita mescolanza, lo stufato e la salsa di contorno: le autentiche sviolinate, la sconfinata vanità, l’odio freddo, l’allegria, il coraggio, l’incoscienza, l’intelligenza. E l’inesorabile bellezza. E il fascino. E gli occhi. Si, ce n’era abbastanza per tenerti sveglio e lontano dal tuo lavoro per una vita”. p. 72

" A volte, tra la folla delle persone in lutto che aspettavano la bara e quelli che dovevano reggere i cordoni, qualcuno guardava fisso Zuckerman mentre passava sull'altro marciapiede. Perchè era Zuckerman o perchè li guardava? Non avrebbe saputo rispondere ma poichè in un momento come quello preferiva non distrarre nessuno nè con la propria presenza nè colproprio libro, in poche settimane imparò a dominare la sorpresa che sempre lo coglieva nell'imbattersi in quell'assembramento praticamente davanti al suo portone, anche se dall'altra parte della strada, ogni mattina per prima cosa, e, come se la morte lo lasciasse indifferente, ad andarsene in freaa per i fatti suoi, e cioè a comprare il giornale del mattino e il suo onion roll." p. 93

NOTE BIOGRAFICHE

    Scrittore statunitense, figlio di immigrati galiziani di origine ebraica, è nato a Newark, New Jersey, nel 1933 e morto a New York nel 2018. 

    Enfant terrible della narrativa ebraico-americana, Roth ha mantenuto un suo ruolo di coscienza critica nell'ambito di questo filone letterario e, più in generale, della letteratura americana contemporanea, estendendo la sua satira corrosiva e dissacrante dalla comunità di origine all'intera società statunitense, per giungere a opere connotate da elementi autobiografici e da una forte componente autoriflessiva.

    Cresciuto in una famiglia ebraica della piccola borghesia, fu uno studente brillante; conseguita la laurea in letteratura inglese, insegnò per breve periodo presso l'università di Chicago.

 Nel 1959, abbandonata la carriera universitaria, esordì con Addio Columbus, volume di racconti ambientati in una comunità ebraica contemporanea in cui affiorano segni di decadimento. Sullo stesso sfondo si muovono i personaggi dei successivi romanzi.

 Tra i suoi romanzi più noti: Lamento di Portnoy 1969, Pastorale Americana 1997, Everyman 2006.

 A partire da Il professore di desiderio  Roth ha spostato progressivamente la sua attenzione sulla figura dello scrittore contemporaneo e sulle sue disillusioni, ponendola al centro di una saga caratterizzata da spunti autobiografici ed elementi di autoriflessione.

 Roth, infatti, troverà un alter ego attraverso cui raccontare i propri dubbi, le proprie ambizioni e i propri narcisismi nello scrittore immaginario ipocondriaco Nathan Zuckerman

  Nel 1997 uscì il suo capolavoro, che gli valse il Pulitzer per la letteratura: Pastorale Americana atroce parabola di un uomo bello, carismatico e di successo e di una famiglia virtualmente perfetta secondo i canoni borghesi americani, la cui amatissima quanto infelice figlia, balbuziente e insicura, schiacciata dal confronto con la splendida madre, si unisce a un gruppo terroristico trascinando nella sua disperata idiozia anche i genitori.

  Il 10 novembre 2012, all'età di 79 anni, Roth ha annunciato pubblicamente in un'intervista alla rivista francese Les Inrockuptibles il suo addio alla letteratura, usando questa metafora: «Alla fine della sua vita il pugile Joe Louis disse: "Ho fatto del mio meglio con i mezzi a mia disposizione".

 È esattamente quello che direi oggi del mio lavoro. Ho deciso che ho chiuso con la narrativa. Non voglio leggerla, non voglio scriverla, e non voglio nemmeno parlarne». Poche ore dopo, la notizia è stata confermata dal suo editore Houghton Mifflin.

 L'autore ha anche precisato di aver dato istruzioni ai suoi parenti di distruggere dopo la sua morte il suo archivio personale, che avrebbe potuto contenere alcuni inediti.

Contestualmente, ha abbandonato il proprio appartamento nell'Upper West Side di New York e si è definitivamente trasferito nella fattoria di sua proprietà nel Connecticut, dove nel marzo del 2013 ha rilasciato una lunga intervista alla rete televisiva pubblica PBS per la serie American Masters.

Muore a New York il 22 maggio 2018, a 85 anni, a causa di un'insufficienza cardiaca.





RESOCONTO DELL'INCONTRO 

ZUCKERMAN SCATENATO è il secondo volume della trilogia:

Lo scrittore fantasma

Zuckerman scatenato

La lezione di anatomia

Trilogia sulle conseguenze indesiderate di una vita da artista, nata soprattutto da quel che aveva potuto vedere dalla vita letteraria in Cecoslovacchia dove niente è permesso e tutto conta al contrario degli USA dove tutto è permesso e niente conta.

La prima stesura era divisa in due parti:

1-   Enumerazione angherie subite da Zuckerman dopo aver scritto Carnovsky

2-   Fuga all’estero con la madre minacciata di sequestro

P    Poi l'autore ha cambiato la trama.

L’epilogo è costituito da Orgia di Praga sotto occupazione sovietica dove Zuckerman si reca sulle tracce di un importante manoscritto inedito. In una nazione strangolata dal totalitarismo comunista scopre una dimensione letteraria che non gli appartiene segnata dalla prevaricazione istituzionalizzata.

Con questa opera appone un sigillo sensazionale alla grande opera sulle conseguenze impreviste dell’arte.

Roth è maestro di stile e di ironia. Le frasi sono dense di significato. Per qualcuno fa molto riferimento ai grandi autori vissuti a cavallo del Novecento soprattutto Pirandello e Svevo. Zuckerman si cala nel ruolo di umile che sta in mezzo alla gente comune anche per prendere le distanze dal suo personaggio Carnovsky. Non esiste una trama, Roth passa da un argomento all'altro in modo asistemico, spesso i temi sono ricorrenti e utilizza molto la tecnica del flash back, narra di una situazione attuale in cui però inserisce ricordi e rimandi.

La lettura è agevolata dal fatto che il romanzo sia suddiviso in piccoli capitoli ciascuno col proprio titolo. La tematica che emerge è quanto può ferire altre persone lo scrittore che parla di certi argomenti? E di più: lo scrittore è responsabile delle fantasie dei lettori che scaturiscono dalla lettura dai suoi romanzi? Si dice spesso che lo scrittore è un ladro di vite altrui di cui si appropria narrandole nei suoi romanzi.

Che funzione ha il rapporto con l'arte della scrittura? Se lo scrittore provoca deve aapettarsi che il lettore possa reagire alla provocazione. Anche in questi termini si può considerare il potere della letteratura che trasforma chi legge. L'arte può anche essere scomoda e farti sentire a disagio.

Le relazioni consumate con le numerose donne rappresentano una fame di vita che è funzionale alla sua arte.

Il suo modo di scrivere è denso, incalzante e ossessionante. L'autore sembra chiuso nella sua coscienza che parla di sè con la sua voce ossessiva, è irriverente e ti mette con le spalle al muro. La sua vita quotidiana è banale ma la sua realtà è complessa.

Il titolo allude all’opera Prometeo slegato di Percy Bysshe Shelley.

Tra i vari argomenti trattati in filigrana c'è anche quello dell'arte quando è truccata, ne parla Alvin a proposito dei telequiz manipolati.

I suoi romanzi non sono consolatori, sia che si tratti di vicende collettive che di piccoli drammi personali. Le sue storie sono di una sincerità spietata. Lui stesso ha sempre ritenuto che prendersi cura dei lettori non sia un dovere degli scrittori: la letteratura non è che un altro aspetto della vita in cui ogni persona è chiamata ad occuparsi di se stessi senza che altri debbano farlo al posto suo.

Citando Kafka completa il pensiero sulla funzione dell'arte e della letteratura più in particolare:Ma è bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che stiamo leggendo non ci sveglia come un pugno che ci martella sul cranio, perché dunque lo leggiamo? Buon Dio, saremmo felici anche se non avessimo dei libri, e quei libri che ci rendono felici potremmo, a rigore, scriverli da noi. Ma ciò di cui abbiamo bisogno sono quei libri che ci piombano addosso come la sfortuna, che ci perturbano profondamente come la morte di qualcuno che amiamo più di noi stessi, come un suicidio. Un libro deve essere un'ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi."

 FRANZ KAFKA, Da una lettera a Oskar Pollak (Novembre 1903).

Per qualcuno i primi tre capitoli di questo romanzo, scritto nel 1981 possono essere considerati la profezia del declino, politico, morale e artistico degli Stati Uniti, mentre il quarto capitolo è la conferma di questo disfacimento.

Dopo l’accusa del fratello sul letto del padre Zuckerman diventa sempre più scatenato passa in limousine nel quartiere dove è nato e non si sente più nessuno e non proviene più da nessun posto.

L’opinione pubblica non riconosce a Zuckerman i meriti per i frutti del suo discernimento ma scambia un’interpretazione per una confessione imputando a lui i peccati del suo eroe.

Alvin Pepler è la più formidabile personificazione del vrai così come lo intende Flaubert.



INCONTRO 40 - ASIMMETRIA di Lisa Halliday


Ecco il video dell'incontro:


CITAZIONI



" Alice tornò nel pub dove era andata per pranzo e ordinò un bicchiere di vino, seguito da un altro. Posò i soldi sul bancone, accanto a una pagina di giornale su cui campeggiava il titolo bomba su Bagdad 27 vittime, molti bambini. Con le gambe malferme imboccò la prima stazione della metropolitana che trovò sul suo cammino. Era l'ora di punta e invece di scendere nella ressa soffocante di Times Square per cambiare linea, scese alla fermata della 57esima e decise di fare il resto del tragitto a piedi.
Con gli ochhi sofferenti per la troppa luce, percorse l'isolato con andatura zigzagante, come se non fosse più abituata alla tridimensionalità. Dalle grate del marciapiede saliva un boato che evocava l'idea di un mondo sotterraneo in collera per la sua fuga. Sopra di lei, la foresta di vetro e acciaio ondeggiava veriginosamente sullo sfondo del cielo."p. 117

“La luce brillava tra gli alberi, e le foglie mosse dal vento sospiravano come gli dei dopo un lungo pranzo alcolico.


L’aria era mite e salmastra e ogni tanto arrivava un alito di resina che sobbolliva sotto il sole.


Alice si tuffò nell’acqua che lui ci teneva a tenere costantemente a una temperatura analoga a quella del sangue e, dopo aver nuotato sott’acqua per mezza vasca torno in suoerficie e fece, senza fretta trenta vasche a rana: le gambe piegate, le mani che quasi si congiungevano per poi girarsi e allontanarsi, è così di nuovo e poi di nuovo, ed era sempre la destra che toccava il bordo di pietra brulicante di insetti, è sempre la sinistra che si piegava ad asciugare il naso prima della vasca successiva.”


" Ma l'unica cosa che accomuna i miei occhi ai suoi è una volubile ombra di verde. I miei di solito hanno un'esperssione corrucciata e dubbiosa, mentre quelli di Yasmine sembrano bloccati in una sorta di meravigliata malinconia. Con quella bocca all'insù e gli occhi tristi sembra che indossi allo stesso tempo due maschere del teatro. Di recente ho messo una sua foto come sfondo del portatile, e ogni mattina, quando lo accendo , mi pare di notare sul viso di mia nipotina un'infinitesimale variazione avvenuta nottetempo tra la percentuale di tragedia e quella di commedia. Sembra in grado di esprimere un vastissimo spettro di emozioni che si direbbero inconoscibili se non dopo anni di osservazioni ed esperienze; e invece lei ha solo tre anni, e questo mi ha spinto a chiedermi se può essere che qualcuno nasca con la memeoria già innnescata, una memoria in grado di trattenere tutto.Cosa è che non ricordo? Un sacco di cose. Pensare alla somma di tutti i miei vuoti di memoria mi lascia senza fiato. Ma anche io per esperienza posso dire che scrivere le cose non serve, se non per il fatto che più tempo passiamo a scrivere meno ne abbiamo per fare quelle cose che finiamo per dimenticare nostro malgrado." p.145

" Per Sami, lo scopo di suonare era suonare e basta: unire il dito al tasto, uno dopo l'altro o a grappoli, come le ciliegie e godersi quello che ne veniva fuori come si fa davanti a un racconto che si dipana.
Nella minuscola camera da letto, che era più un luogo di passaggio che di stazionamento, mio fratello se ne stava curvo sul pianoforte con quel senso di urgenza esplosiva che anima i fumatori incalliti, i mangiatori compulsivi, o quelli che non riescono a stare fermi con le ginocchia. Forse questa cosa riusciva ad assorbire le sue energie nervose. Forse smorzava un dolore non lo so. ci si poteva vedere un certo spreco nel modo in cui passava da uno spartito all'altro, senza ripetere quasi mai lo stesso brano, perchè preferiva  suonare subito quello successivo: un'altra sonata, un altro concerto, un'altra mazurka, un altro valzer. come se le note fossero parte di una corrente infinita e Sami fosse il filo di rame attraverso cui doveva passare questa corrente. Naturalmente ogni tanto poteva capitre che incespicasse su uun pezzo particolarmente difficile e facesse marcia indietro per cominciarlo daccapo, ma questo succedeva meno spesso di quello che ci si potesse aspettare. Ho sempre  invidiato mio fratello per questo suo rapporto con il pianoforte. Quella palese sensazione di non essere gravato dall'assillo del tempo." p.152 


NOTE BIOGRAFICHE

Lisa Halliday è una scrittrice americana è nata e cresciuta a Medfield Massachussets il 12 

Luglio 1976, ma si è poi trasferita a Milano, dove vive.

Ha origini italiane, quando aveva 5 anni i genitori si sono separati.

Era brava negli studi, ha fatto il College a Harward nel 1998 si è laureata in storia.

Poi si è spostata a new York dove ha fatto l’assistente letteraria e ha incontrato Philip Roth 

con cui ha avuto una relazione.

Nel 2009 si è sposata con un editore e traduttore inglese che lavorara con lei nella stessa 

Agenzia Letteraria.

Dal 2011 si sono trasferiti a Milano e nel 2017 hanno avuto una figlia.

Ha collaborato con la “Paris Review”.

Asimmetria è il suo primo romanzo e ha vinto il premio Whiting 2017 per la narrativa, 

prima ancora che fosse pubblicato.






RESOCONTO DELL'INCONTRO 


Questo romanzo si compone di tre parti, due racconti apparentemente slegati tra di loro e la trascrizione di una trasmissione radiofonica la famosa Desert Island Discs della BBC dove l'autrice immagina che partecipi lo scrittore protagonista del primo racconto.
Il primo narra della storia privata di due persone che si mettono in gioco con un progetto di coppia coraggioso ma complesso per condizioni anagrafiche e fisiche da cui si evince una certa asimmetria tra loro.
Il secondo racconto tratta della nostra società dove imperversa uno scontro tra occidente e oriente, la pura della guerra e del terrorismo e l'impossibilità dell'integrazione vera trai popoli. Tratta di una vicenda umana con risvolti sociologici, filosofici e geopolitici.
Le due storie hanno tra loro connessioni implicite.
La lettura per qualcuno non è stata coinvolgente ma si fa apprezzare per l'originalità.
Il titolo scelto è molto intellettuale i racconti contenuti narrano dell'asimmetria tra oriente e occidente e giovinezza e evcchiaia. Il modo di scrivere è a 3 dimensioni e la copertina originalissima.
Una lettura non di pancia ma di testa.
Esperimento di originalità ben riuscito, audace e spiazzante.
Qualcuno ha appprezzato il primo racconto e l'intervista radiofonica mentre ha trovato noioso il secondo per l'indugiare troppo sui particolari delle situazioni geopolitiche.
Il titolo attrae molto poi leggendo si trova quello che promette, interesante anche il fatto di una scrittrice che narra una storia di scrittori.
Nella seconda parte la narrazione procede con flash back che sono i ricordi di infanzia del protagonista intercalati a riflessioni profonde.
Qualcuno ha paragonato la protagonista ad Alice nel paese delle meraviglie che segue il bianconiglio.
chi lo ha letto in lingua originale ci dice che in un punto l'autrice definisce Alice colui che lo porta fuori dalla tomba e Ezra colui che la porta fuori dalla culla.
La parola potere caratterizza i due racconti principali, in entrambi il potere è squilibrato, tra lo scrittore e la raggazza è molto evidente. La fama e l'età fanno si che lo scrittore possa esrcitare il suo potere nei confronti della giovane editor, non solo facendole da pigmaglione ma anche vampirizzando la sua giovinezza.
Anche se tutto parte da un incontro casuale i due subiscono una trasformazione lui vecchio diventa giovane e lei giovane diventa vecchia.
Nel secondo racconto lo squilibrio di potere è tra il passeggero inerme e le autorità che possono permettersi di fermarlo in aereoporto anche senza motivo solo per sospetti che poi si riveleranno infondati, forse solo a causa della professione dell'amico giornalista che doveva incontrare, inviato di guerra. Il romanzo mette a nudo i nostri pregiudizi occidentali.



INCONTRO 39 - L'INCUBO DI HILL HOUSE di Shirley Jackson

CITAZIONI

Ecco il video dell'incontro:


“ Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole  e le cavallette sognano, a detta di alcuno. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio, si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola.”p.9

" L'occhio umano non può isolare l'infelice combinazione di linee e spazi che evoca il male su una facciata di una casa, e tuttavia per qualche ragione, un accostamento folle, un angolo sghembo, un convergere accidentale di tetto e cielo, facevano di Hill House un luogo di diperazione , tanto più spaventoso perchè la facciata sembrava sveglia, con le finestre vuote e vigili a un tempo e un tocco di esultanza nel sopracciglio di un cornicione." p. 37

"Guardandosi allo specchio, con la luce vivida del sole mattutino che ravvivava persino l camera azzurra di Hill House, Eleanor pensò: È la seconda mattina a Hill House, e sono incredibilmente felice. T’arrise la vittoria, t’arriderà l’amor; ho detto bugie e mi sono resa ridicola, e persino l’aria ha il sapore del vino. Sciocca come sono, mi sono quasi spaventata a morte, ma in un modo o nell’altro mi sono meritata questa gioia; è tanto tempo che l’aspetto". p.130




NOTE BIOGRAFICHE

Shirley Jackson, è una scrittrice americana nata a San Francisco California il 14 Dicembre 1916, all’età di 12 anni vinse il suo primo premio letterario con la poesia The Pine tree.

Nel 1930 la famiglia si trasferì nuovamente, questa volta a new York dove la diciottenne Shirley si iscrisse alla facoltà di Arti liberali. Due anni dopo, nel 1936, si ritirò dagli studi a causa della depressione.

 A casa si prefisse di scrivere almeno mille parole  al giorno, abitudine che mantenne fino alla fine della sua vita.

Nel 1937 frequento la facoltà di Giornalismo per poi dedicarsi allo studio della Lingua e della letteratura inglese.

Pubblicò svariati articoli sulla rivista  letteraria studentesca e fondò con, suo futuro marito, la rivista The Spectre.

Jackson usò la sua posizione come membro del giornale accademico per difendere i diritti civili degli studenti, denunciando, tra le altre cose, la scarsa presenza di studenti di colore nella sua università e il degrado degli studentati. Si laureò nel 1940 in Lingua inglese e nello stesso anno sposò Stanley Hyman, che divenne in seguito un rispettabile critico letterario.

Fin da bambina soffrì per le continue critiche, specie sul suo aspetto fisico, rivoltale dalla madre, che arrivò a definire la figlia un "aborto mancato".

 Tale conflitto portò Jackson ad isolarsi dai coetanei ed a trovare conforto nella scrittura. Anche dopo il matrimonio, la madre continuò a criticarla aspramente per le sue scelte di vita, opponendosi al matrimonio con Hyman.

 La vita da adulta di Jackson divenne un'ostentata ribellione alla madre ed all'ambiente conservatore in cui era stata cresciuta: divenne scrittrice, ingrassò, sposò un intellettuale ebreo e trasformò la sua casa in un ritrovo per amici ed intellettuali.

 Il suo non fu un matrimonio felice: suo marito, che lei aveva visto come un salvatore perché l'amava ed aveva fiducia nelle sue capacità, si dimostrò maschilista, retrogrado e traditore. Quando nacque il loro primo figlio, la coppia si trasferì nel Vermont dove era stato offerto ad Hyman un impiego presso la facoltà di letteratura dell'Università di Bennington. Fu proprio a Bennington che crebbero i loro quattro figli.

 Jackson si sentiva intrappolata nel suo ruolo di moglie, ed esclusa dalla comunità. Si vendicò in seguito degli abitanti di Bennington usandoli come spunto per i barbarici abitanti del villaggio ne La lotteria.

 Stanley Hyman non fu di certo un marito perfetto, però difese apertamente le opere della moglie: secondo lui, c'è stato un fraintendimento riguardo alla visione della vita da parte di Shirley; le sue crude visioni di follia, alienazione e terrore vennero interpretate come inquietudini personali, quando invece, secondo Hyman, non erano altro che rappresentazione della realtà del loro tempo: le due guerre, i campi di concentramento, le bombe atomiche ebbero un forte impatto sulla scrittrice.

 Jackson ebbe un esaurimento nervoso accompagnato da un'acuta di agorafobia che la trattenne chiusa in casa per sei mesi.

 Per riprendersi impiegò due anni, durante i quali non scrisse nulla; verso la fine di questo periodo buio, cominciò a scrivere un diario pieno di aspettative per il futuro, in cui si vedeva finalmente libera dall'oppressione del marito, capace di cavarsela da sola senza paura, senza venire degradata da nessuno.

 Quando si riprese, Jackson cominciò a scrivere un romanzo divertente, con uno stile diverso dal solito, positivo. Purtroppo non riuscì a finirlo perché morì colpita nel sonno all'età di quarantotto anni.

 Tra le sue numerose opere ricordiamo i romanzi Lizzie del 1944 e Incubo a Hill House del 1959 e numerosi racconti trai quali La ragazza scomparsa, Paranoia, Pomeriggio d’estate.

RECENSIONE 

L’incubo di Hill House (e anche il nostro) Recensione a cura di Federica Gaeta colaboratrice della Biblioteca come risorsa del Servizio Civile Anci.

Tante persone sono passate da me al banco prestiti per questo libro, L’incubo di Hill House.
 Se ho notato un comune entusiasmo nel riceverlo, tipico dopo un’attesa più o meno lunga, non l’ho rivisto invece nel riconsegnarlo, o per meglio dire, non in tutti. 

C’è stato chi mi ha detto che come romanzo horror non faceva assolutamente paura e chi lo leggeva solo a luce accesa; chi non voleva andare avanti perché troppo macabro e chi bramava più sangue e fantasmi; chi ha cercato da subito una spiegazione razionale ai fenomeni di Hill House e chi li ha lasciati lì irrisolti; chi “questo è solo l’ultimo romanzo di questo genere che sceglieremo al gruppo di lettura, vero?” e chi sperava fosse solo il primo.

 C’è una sensazione però che le pagine della Jackson ci hanno trasmesso indistintamente: fastidio.

 Il fastidio dell’insistenza di Eleanor nel farsi prestare la macchina: perché la sua ribellione è sfociata come un fiume in piena solo dopo la morte della madre? Il fastidio dell’incomprensione del professor Montague davanti ai fenomeni paranormali della casa stregata. Il fastidio dell’insensibilità di Theodora, che non vuole accogliere con sé Eleanor, e il fastidio delle richieste continue di quest’ultima. Il fastidio della disonestà di Luke, che come la casa ci sta prendendo in giro, o almeno così ci vuole far credere.

 Il fastidio dell’arroganza della signora Montague, come se Hill House fosse solo l’ennesimo caso risolvibile con un po’ di sangue freddo e una buona planchette. Tanto, troppo fastidio, che avrebbe potuto essere evitato se a Hill House non fosse mai arrivata la causa dei suoi mali: Eleanor. È lei che, più delle architetture angoscianti della casa, inquieta gli altri personaggi. Arriverà per questo ad essere addirittura cacciata dagli stessi, anche se di fatto non se ne andrà mai morendo lì. Ma Hill House sarebbe stata Hill House senza Eleanor? E Theo, Luke, il signore e la signora Montague, i coniugi Dudley, Huge Crain e la sua famiglia? La risposta nasce nel momento stesso della domanda: non solo non sarebbero stati come li abbiamo incontrati, ma forse non sarebbero neanche mai esistiti.

 Eleanor incarna il male che è in noi, ma non solo; incarna tutto ciò che noi riteniamo il male. Una tendenza omosessuale che in fondo c’è tra Eleanor e Theodora (oggi, anche se per alcuni può essere ancora fonte di vergogna, la riteniamo assolutamente normale, ma all’epoca in cui scrisse la Jackson non lo era), il senso di smarrimento di non poter chiamare nessun posto casa perché si sono prese tutto la mamma prima e la sorella dopo, il bambino mai cresciuto dentro di noi e che non ha intenzione di farlo, anche se si tratta solo di volere una tazza di stelle. 

Quando il subconscio prende il sopravvento, si vuole allontanarlo perché nella realtà dei fatti è indomabile per quanto sa far paura e vergogna. Eleanor è un personaggio irritante quasi al pari di Difred ne Il racconto dell’ancella, ambientato in un mondo inquietante e distopico come Hill House. Difred è scomoda per il regime di Gilead perché farà di tutto per rivedere la figlia strappatale via, a tal punto che diventa quasi una pretesa assurda piuttosto che un diritto. Sia Eleanor che Difred verranno assorbite dai loro ambienti, con la differenza che Difred riesce a sopravvivere perché abbandona i suoi ideali per quelli di Gilead, nuova e legittima madre di sua figlia.

 Eleanor invece morirà perché resta se stessa fino alla fine, anzi proprio verso la fine rivela la sua natura maligna ed oscura. Noi lettori riusciamo a essere più benevoli verso di lei perché siamo esterni, ma se proviamo a immedesimarci nei suoi compagni di sventura, compatiamo la loro scelta di esiliarla. Quello che però capiscono, e che capiamo anche noi nel finale, è che non è possibile emarginare Eleanor senza conseguenze tragiche per sé e per la casa, perché quella parte maligna e oscura è dentro ognuno. 

Si può imparare a conviverci pacificamente oppure, nel tentativo di eliminarla, si andrà incontro alla distruzione. Eleanor è andata da sola incontro alla morte, senza nemmeno chi l’aveva condotta a Hill House, il professor Montague. In quest’ottica in cui Eleanor rappresenta il subconscio, il professore potrebbe incarnare la figura dello psicanalista, che ha scelto con cura chi invitare a indagare su Hill House.

 È lui infatti a darci le prime notizie (e quelle più oggettive) sul passato dei personaggi ed è il suo essere razionale a contrastare, e di conseguenza a mettere in luce, con le personalità di ognuno. Di Huge Crain studia l’ingegno, la serietà, la stranezza. Di Theodora apprezza il buon umore, la solarità, la socievolezza. Di Luke sorveglia la furbizia, l’orgoglio, la piacevolezza. Di sua moglie accetta la presunzione, il protagonismo, la risolutezza.

 Non è riuscito però ad analizzare Eleanor, dunque anche i misteri di Hill House restano irrisolti. Non a caso la mente umana viene paragonata spesso a una casa con tante stanze, enorme e particolare come Hill House data la varietà di persone che ha accolto. 

“L’Io non è padrone in casa propria”, affermava Freud: è quindi necessario avere il coraggio di entrare anche nelle stanze che più fanno paura, prima che il loro contenuto inizi a premere violentemente per uscire. Tuttavia, a me, che ascolto le opinioni di chi ha letto questo romanzo, piace pensare che la paura o meno che suscita sia legata alla percezione che abbiamo di noi stessi.

 Non è che ha terrorizzato chi si lascia suggestionare di più dal suo lato oscuro e ha stupito solo leggermente chi riesce a controllarlo? Lascio a voi lettori il piacere di scoprire attraverso la lettura de L’incubo di Hill House a che categoria appartenete.

RESOCONTO DELL'INCONTRO 

 La casa è la protagonista assoluta del romanzo, malsana e inquietante per la follia che ci alberga. Cattura il personaggio più debole Eleonor che per 11 anni ha accudito la mamma senza vivere e desidera appartenere a qualcuno. Prima si appoggia a Teodora e spera di poter andare a vivere da lei. Dopo il suo rifiuto riesce ad appartenere alla casa con il suo folle gesto.

 Qualcuno è stato incuriosito dal saggio di Stevenn King su Hills House, la scrittrice è molto interessante, la sua vita è simile a quella della famiglia Adams, il marito le ha regalato un teschio.

 Aveva una passione per le case inquietanti, dopo varie ricerche ne trova una che colpisce la sua immaginazione, facendo qualche indagine scopre che l'aveva addirittura progettata suo nonno.

 Sembra proprio una coincidenza tale che la spinge a scrivere il romanzo a cui aveva già iniziato a pensare mentre leggeva un libro di un gruppo di fisici che si riunisce in una casa per studiare delle presenze.

 La sua biografia ci ricorda che aveva un pessimo rapporto con la mamma che era svilente e aggressiva nei suoi confronti e molto di questa personalità traspare in alcuni personaggi soprattutto la sorella che è davvero aggressiva e terribile con lei.

 Trova rifugio nel matrimonio anche se si fa andare bene il marito che era un cattedratico geloso della popolarità della moglie.

 Eleonor cerca di emanciparsi dalla famiglia di origine cercando una nuova vita nell'opportunità che le viene offerta dal professore di raggiungere Hill House, visto che in passato aveva avuto un episodio di telecinesi.

 Qualcuno ha sottolineato che Eleonor ha dimostrato coraggio nell'intraprendere il viaggio per raggiungere la casa, nonostante le difficoltà e le discussioni con i familiari.

 La casa, non è generatrice di paura ma con il suo aspetto ti entra dentro se hai le tue certezze riesci a tenere a bada l'inquitudine che provoca, se invece, sei fragile ti fa costruire un mondo che non c'è e ti fa vacillare.

 Esiste un'analogia forte tra Eleonor e la sorella proprietaria del castello che si era suicidata.

 La scrittrice, durante tutta la narrazione gioca sempre sull'ambiguità che è l'aspetto caratteristico del romanzo non si capisce cosa sia vero e cosa frutto dell'immaginazione dei protagonisti.

 Ambiguità e parallelismo che creano disorientamento, anche per quanto riguarda i cosìddetti furti della sorella che però non hanno mai avuto un riscontro concreto. La scrittrice riesce con pochi movimenti a creare paura e disagio senza dare vita a scene truculente. Inoltre bilancia bene racconti solari e agresti a racconti terrificanti dove la paura è generata dalla conformazione della casa che è tutta irregolare, il guardiano sparisce la governante sembra un robot. 

 Gli altri personaggi a parte Eleonor sono solo abbozzati, l'unica davvero descritta bene è solo lei.

 La sua paranoia, la sua gelosia nei confronti degli altri componenti, continua ad aumentare, non è voluta ma causata dal suo vissuto terribile. Gli altri personaggi non sono catapultati nell'orrore come lei.

 L'attrazione verso Teodora è anche omosessuale. 

 La sensazione prevalente è il fastidio che si prova durante tutta la lettura. E' causato ad esempio dai vestiti macchiati di sangue e dal disagio che procura il personaggio di Eleonor.  Un'interpretazione affascinante prevede che Eleonor potrebbe simboleggiare il male che non si vuole mai riconoscere dentro se stessi e si tende a relegare nell'inconscio e la casa labirintica potrebbe raffigurare la mente umana dove hanno meno paura i personaggi più consapevoli e risolti, mentre altri, più inconsapevoli, vengono travolti.

 La moglie del professore è l'unica più risolta che non ha paura dei fantasmi ed è anche l'unica che si preoccupa per lei. Sembra la storia del capro espiatorio. Ed è anche la storia antica del malato di mente che noi mettiamo in manicomio perchè ce ne vogliamo disfare.

 Il suicidio è l'unica starda che trova per rimanere nella casa. Eleonor è narcisista perchè interpreta secondo il suo animo l'ambiente esterno e lo fa sempre sia durante il viaggio che nella casa.

 Paura e colpa sono sorelle, come se non ci fosse paura senza colpa. La paura è anche un sentimento positivo se ti consente di difenderti e verificare quando diventa angoscia in cui tu sei bloccato ti impedisce di agire, perdi la razionalità, non ha più quella funzione protettiva ma diventa distruttiva.

 La paura è la rinuncia volontaria di logica quindi fa avere paura di noi stessi.

 Esistono molti riferimenti ad altre opere come Alice nel Paese delle Meraviglie, come Alice anche Eleonor è una bambina ingenua che affronta cose spaventose.

 Uno dei motivi per cui desiderano allontanarla può anche essere quello di non cadere in una responsabilità. Non coinvolge molto la narrazione dal momento che sembra costruita a tavolino per procurare spavento.

 La narrazione rimane in soggettiva fino al ritorno dalla torre, e il carattere di Eleonor è molto infantile, non riesce a maturare, non ha autonomia, è come un essere umano che non si sviluppa mai.

 Eleonor è stata capace di scappare dalla sua famiglia opprimente e oppressiva ma risulta incapace di sfuggire alla propria mente.


INCONTRO 38 - DALLA PARTE DI SWANN di Marcel Proust

Il 16 febbraio abbiamo parlato del primo volume di Alla ricerca del tempo perduto -  Dalla parte di Swann di Marcel Proust.

Ecco il video dell'incontro:

CITAZIONI

"È chiaro che la verità che cerco non è lì dentro, ma in me […] Poso la tazza e mi volgo verso il mio spirito. Trovare la verità è compito suo.“p.56

“Ricordava di aver chiesto parecchie volte a Madame des Laumes come fare per vederla, ma lo ricordava in maniera confusa e, d’altronde, neutralizzava abbondantemente quel ricordo in po’ umiliante mormorando”Comunque non sta a me fare il primo passo, ho venti anni più di lei.” Grazie a queste virtuose parole interiori, rigettava fieramente all’indietro le sue spalle  ben staccate dal busto, sulle quali la testa, posata quasi in orizzontale, faceva quasi pensare a quella ‘riportata’di un orgoglioso fagiano servito in tavola con tutte le piume. Non che non fosse per natura robusta, tracagnotta e mascolina; ma le mortificazioni l’avevano raddrizzata, come quegli alberi che, nati in precaria posizione sull’orlo di un precipizio, sono costretti a crescere all’indietro per mantenere l’equilibrio.p.340

“Osservando la propria malattia con sagacia, quai se la fosse inoculato per saggiarne gli effetti, si diceva che una volta guarito, quello che Odette potesse fare gli sarebbe risultato indifferente. Ma a dire il vero, dall’interno del suo stato morboso temeva non meno della morte una simile guarigione, che sarebbe stata in effetti la morte di tutto ciò che egli era attualmente.”p.363






NOTE BIOGRAFICHE

Scrittore francese (Parigi 1871 - ivi 1922).

Figlio di Adrien, professore universitario di medicina, e di Jeanne Weil, di ricca famiglia ebrea, donna sensibile e colta alla quale restò morbosamente legato, all'età di nove anni cominciò a soffrire d'asma, malattia che lo tormentò tutta la vita.

Frequentò il liceo Condorcet di Parigi, dove strinse le prime amicizie importanti e collaborò al periodico studentesco Revue lilas; s'iscrisse poi alla facoltà di diritto, seguendo contemporaneamente corsi alla Scuola di scienze politiche e alla Sorbona, dove fu allievo di H. Bergson.

Collaborò a Le Banquet, la rivista fondata da un gruppo di amici del Condorcet, alla Revue blanche e ad altri periodici e quotidiani tra cui Le Gaulois, e, dal 1903, a Le Figaro.

Dal 1914 uscirono sulla Nouvelle revue française ampî estratti delle sue opere.

Fin dagli anni liceali frequentò assiduamente i salotti dell'alta borghesia e dell'aristocrazia parigina, di cui avrebbe poi stigmatizzato lo snobismo, e nell'affaire Dreyfus si schierò in favore della tesi innocentista.

Dopo la morte del padre (1903) e soprattutto della madre (1905) si dedicò interamente alla stesura della sua opera, in un progressivo isolamento che lo portò a tappezzare di sughero la sua stanza nell'appartamento di boulevard Hausmann dove si trasferì nel 1906, assistito negli ultimi anni dall'autista Alfredo Agostinelli e, dopo la morte di questo, dalla fedele governante Céleste Albaret.

L'unico, immenso romanzo che scrisse, dopo varî tentativi, a partire dal 1909 fino all'anno della morte, s'intitola À la recherche du temps perdu e consta di sette parti intimamente legate: la prima, Du côté de chez Swann, uscì nel 1913 a spese dell'autore da Grasset, dopo che il parere negativo di A. Gide ne impedì la pubblicazione presso Gallimard; seguirono (questa volta da Gallimard) À l'ombre des jeunes filles en fleur, che ottenne il premio Goncourt, Le côté de GuermantesSodome et Gomorrhe.

Postume apparvero le ultime tre parti: La prisonnière , Albertine disparue  e Le temps retrouvé.

Fondata su un impianto autobiografico, l'opera, la cui struttura ciclica richiama quella della Comédie humaine di Balzac e della Tetralogia di Wagner, è un grandioso affresco della società francese all'inizio del secolo, del suo linguaggio, delle sue passioni e delle sue leggi; allo stesso tempo è la storia di una vocazione artistica che si realizza dopo una lunga esperienza di tempo "perduto", tempo che nell'arte è possibile ritrovare, cioè rivivere nella sua verità.

 In contrasto con il canone dell'oggettività del realismo, la narrazione, dietro la quale è percepibile la lezione di Chateaubriand, di Nerval, di Baudelaire ma anche l'influsso degli studî della psicologia del tempo sulle "intermittenze" della memoria, si dispiega attraverso il punto di vista soggettivo di un narratore protagonista, a partire da un evento fortuito: un sapore "ritrovato" nel gustare una madeleine risveglia la memoria facendo inaspettatamente riaffiorare alla coscienza tutto un mondo dimenticato.

 Il racconto, che adotta la forma del monologo interiore e si sviluppa attraverso frasi lunghe, ricche di subordinate, ruota intorno a diversi poli ideologici: si va dalla critica ad ogni mito, amoroso o mondano, che tende a cristallizzarsi in idolo, alla prefigurazione di un bello in sé, a un discorso sull'omosessualità che fornisce lo spunto a una più vasta meditazione sulla condizione di vittima e di carnefice in cui precipita chiunque contragga un rapporto affettivo. Intrisa di un senso drammatico dell'esistenza, ma sorretta da un'ironia che diviene fervido umore narrativo, la Recherche trascende il clima decadente, che pure la sostanzia, per collocarsi agli apici dell'esperienza letteraria del ventesimo secolo. Il momento irrazionale (la memoria involontaria che nel contatto fra due sensazioni, l'una presente, l'altra passata, scopre la loro essenza comune e fa ritrovare il tempo perduto) è solo la prima tappa nel cammino verso l'arte, che si raggiunge nel completo dispendio esistenziale, di ragione oltre che di forze inconscie, poiché solo la ragione sa stabilire i nessi, creando un discorso narrativo.

 




RESOCONTO DELL'INCONTRO 

L'incontro è stato impreziosito dalla presenza di Francesco Garbelli che recentemente ha discusso la sua tesi magistrale proprio sull'opera di Marcel Proust.
 La sua competenza ci ha permesso di inquadrare l'opera di proust nel suo tempo, dal 1908 marcel proust si è dedicato completamente alla sua ricerca che lui stesso concepisce come una grande cattedrale gotica.

Ci ha anche fornito dei dettagli spesso ignoti ai non adetti ai lavori come la genesi del titolo.

I personaggi sono caratterizzati da una psicologia piana e una che si sviluppa nel tempo che nell'opera non è solo lineare ma si piega e si ripete.

Molte persone hanno trovato la lettura gradevole, per qualcuno è stata l'opportunita di approcciare alla Recherche per la prima volta e alcune proseguiranno.

Qualcuno ha notato una somiglianza con il pensiero di Leopardi, soprattutto nella grande attesa del bacio della mamma.

Abbiamo analizzato la capacità del narratore di ridere di certe situazioni. Un famoso biografo di Proust George D. Painter sostiene che proprio l'ilarità sia il motore dell'opera.

Anche l'idolatria descritta come attaccamento feticistico è analizzata in modo esauriente da un proust che dimostra di averla superata, dopo essere stato anche lui attaccato ai suoi schemi mentali che fanno chiudere in una spirale di autoreferenzialità.

Qualcuno afferma che Dalla parte di Swann sia un quadro vivente. Dalle pagine emerge la profondità e la bellezza delle opere degli impressionisti. L'opera di proust è l'equivalente letterario dell'impressionismo.

La prosa di Proust è traboccante e ogni personaggio del romanzo ha più di un modello. Tutta la vita è racconto e la memoria non sempre è reale.



INCONTRO 37 - IL LAMPADARIO di Clarice Lispector

Ecco il video dell'incontro in due parti:

VIDEO P.1 

VIDEO P.2

 

CITAZIONI

" Per tutta la vita lei sarebbe stata fluida. Ma quello che aveva dominato i suoi contorni e li aveva attirati verso un centro, quello che l'aveva illuminata contro il mondo e le aveva dato intimo potere era stato il segreto. Non sarebba mai stata in grado di pensarci con chiarezza, nel timore di invaderne l'immagine e dissolverla. Il segreto aveva comunque formato dentro di lei un nucleo remoto e vivo, senza mai perdere la magia - la sosteneva nella sua indissolubile vaghezza come l'unica realtà che, per lei, avrebbe dovuto essere sempre quella perduta." p.9


“I gradini che salivano sinuosi acquistavano una grazia risoluta così tenue che Virginia ne perdeva cognizione quasi nell’istante in cui la guadagnava e restava a guardarli vedendo solo legno impolverato e velluto vermiglione, gradino, gradino, angoli secchi.

Senza sapere perché, si tratteneva comunque, agitando le braccia nude e sottili, lei viveva al bordo delle cose. La sala, la sala piena di punti neutri. L’odore della casa vuota. Il lampadario però! C’era il lampadario. Il grande ragno avvampava. Lo guardava immobile, inquieta, sembrava presagisse una vita tremenda. Quell’esistenza di ghiaccio. Una volta! Una volta a uno sguardo, il lampadario si spargeva in crisantemi e allegria. Un’altra volta, mentre lei attraversava la sala di corsa, era una casta semente. Il lampadario. Usciva saltellando senza guardarsi indietro.” p.16


“Era giunta ad un istante di rara solitudine dove persino il più vero esistere del corpo sembrava esitare.

Non sapeva quale sarebbe stato l’istante successivo – come per la prima volta la vita vacillava se pensava a se stessa, arrivava fino ad un certo punto e aspettava i propri ordini; il destino si era esaurito e quel che ancora durava era la sensazione primaria del vivere – il tema interrotto e il ritmo pulsante, secco. I momenti suonavano liberi dalla sua esistenza e il suo essere si affrancò dal tempo sopra il quale scorreva. Si premette la mano sul petto – in realtà ciò che sentiva era soltanto  un gusto complesso, una sensazione dura e persistente come di lacrime impossibili da sciogliere, inghiottite troppo in fretta.” P.206

 

“ La soluzione consisteva nella resa rapida dell’essere, sì, sì,sì, a occhi chiusi, senza opporre resistenza. Era esattamente questo esistere. Quindi esistere era questo – aveva bisogno di ripeterselo ogni volta e così era possibile vivere con una certa felicità assorta, meravigliata. Come cercare la gioia al centro delle cose? Per quanto in un’epoca remota e quasi inventata l’avesse trovata e avesse vissuto in quello stesso centro. Adesso aveva la responsabilità di un corpo adulto e sconosciuto. Ma il futuro sarebbe arrivato, arrivato, arrivato.”p.213

“ La tenda sul finestrino si muoveva lenta e soave a un vento dolce. E lei pensò o vide un’ombra che era quella di una donna straordinaria, snella e calma, mobile e pimpante quanto l’aria stessa, che la guardava come chi si sporge in silenzio. Virginia aprì realmente gli occhi che tanto tempo prima aveva chiuso e spaventata si sollevò nella cuccetta stretta e ombrosa nascosta dalla tenda. Il treno correva senza ostacoli nella notte chiara e profumata. Quanto tempo era trascorso intorno alla donna percepita? Sorrise senza sapere perché, la testa pensosa: intuiva con un piacere sereno ed assorto come era nuovo, inesperto e indecifrabile l’esistere, come un giorno un perfetto sconosciuto su un treno avrebbe potuto indovinare la sua vita senza dire una parola.” P. 214

 

 




NOTE BIOGRAFICHE

Nata a Čečel'nyk il 10 Dicembre 1920 e morta a Rio de Janeriro il 9 Dicembre 1977.


Nata in Ucraina naturalizzata brasiliana - per quanto riguarda la sua "brasilidade" affermava di essere pernambucana. Ha scritto romanzi, racconti e saggi, ed è considerata una delle scrittrici brasiliane più importanti del XX secolo nonché la più importante scrittrice ebrea dai tempi di Franz Kafka. Le sue opere abbondano di scene di semplice quotidianità e di trame psicologiche: una delle sue principali caratteristiche è l’epifania di personaggi comuni durante una normale scena quotidiana.


Nata in una famiglia ebrea russa, all'età di due anni fu costretta ad emigrare in Brasile a causa della persecuzione degli ebrei durante la Guerra Civile. 


La scrittrice dirà di non avere alcun legame con l'Ucraina: "Su quella terra non ho letteralmente mai messo piede: mi hanno portata in braccio". È cresciuta a Recife, stato di Pernambuco dove sua madre morì quando lei aveva nove anni. Durante gli anni dell'adolescenza la famiglia si trasferì a Rio de Janeiro.


Mentre  studiava legge all’Universita’ di Rio de Janeiro iniziò a pubblicare i suoi primi articoli giornalistici e racconti, e conobbe presto la fama, all'età di 23 anni, con la pubblicazione del suo primo romanzo, Vicino al cuore selvaggio, scritto sotto forma di monologo interiore. 


Lasciò il Brasile nel 1944, dopo il suo matrimonio con un diplomatico brasiliano, e trascorse circa quindici anni in Europa e negli Stati Uniti. 


Dopo il ritorno a Rio de Janeiro nel 1959, iniziò a produrre le sue opere più famose, tra cui il libro di racconti Legami famigliari, il grande romanzo mistico La passione secondo G.H., e quello che è probabilmente il suo capolavoro, Água viva.


Lo stile di Clarice Lispector va oltre qualsiasi tentativo di definizione. La scrittrice e critica francese Hélène Cixous afferma che nella letteratura brasiliana vi è uno stile A.C. (Antes de Clarice - prima di Clarice) e D.C.(Depois de Clarice - dopo Clarice).


Ferita in un incidente nel 1966, ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita scrivendo e pubblicando regolarmente romanzi e racconti fino alla sua morte, avvenuta nel 1977 all'età di 57 anni. È stata oggetto di numerosi studi, e i riferimenti a lei e alla sua opera sono comuni nella letteratura e nella musica brasiliana.





RESOCONTO DELL'INCONTRO 

Questa scrittrice ha fatto discutere i partecipanti, i giudizi su questo romanzo sono stati contrastanti, molti non hanno apprezzato il suo modo di scrivere.

Qualcuno ha criticato il suo modo di scrivere ripetitivo e prolisso, dove la parola sembra perdere di significato. Ad alcuni non è piaciuta la figura del fratello e il loro rapporto nel quale la protagonosta è una vittima. Molti hanno fatto fatica a portare a termine la lettura che è risultata faticosa poco linerare. Poi però è emerso che se ci si lascia trasportare dal fiume di parole le cose assumono significato. però dalle pagine trasudano solitudine, tristezza, sofferenza.

Qualcuno si è innervosito nel leggerlo e addirittura voleva bruciarlo, prò si è fatto forza e ha cercato di capirlo, anche se la protagonista gli sembrava una persona vuota, inutile, che non ha combinato nulla di buono nella sua vita.

L'autrice descrive una donna vuota di sentimenti, e fa un uso logorroico delle parole. Tutto è vissuto in un ambiente cupo e desolato. Il fratello la maltratta e la sorella maggiore è stanca e sfiorita, il padre è manesco e la madre è completamente.

C'è una frase che colpisce quella della protagonista che afferma che il luogo dove si è stati felici non è quello dove si può vivere.

Chi non ha gradito la lettura lementa un' ambientazione tetra dove gli oggetti sono impolverati, la casa è spogliae il rapporto con i familiari è assente. Solo il grande lampadario di cristallo sembra incombere su tutto.

Il fratello non stima affatto la sorella e la tratta da deficente, il libro non riesce a trasmettere le emozioni.

Ad alcuni invece è piaciuto molto, soprattutto il modo molto partricolare di scrivere di questa autrice che sembra far parlare l'anima della protagonista che sembra far fatica a relazionarsi con il mondo esterno ma in realtà ne è quasi permeata, sembra che tra la natura circostante e il suo corpo non esistano confini. In reltà trai due fratelli c'è una grande complicità che gli fa vivere tuitto come fosse un'avventuira e anche l'avvistamento di un cappello tra le acque agiate del ruscello li fa fantasticare. Costituiscono la società delle ombre di cui condividono il linguaggio segreto. Poi il fratello si smarca e inizia una sua vita autonoma mentre Virginia è come se rimanesse ancorata al mondo fatato dell'infanzia.

La scrittrice scrive con un ritmo intimistico. Ha una ridondanza che fa percepire i suoni con l'uso musicale di consonanti e vocali.

qualcuno ha buttato la spugna dopo poche pagine ma ha deciso di venire al Gruppo per seguire la discussione.

Qualcuno la paragona a Joyce, entrambi usano il flusso di coscienza ma mentre Joyce scrive il fluire dei pensieri che attraversano la mente dei personaggi, la Lispector trascrive le sensazioni e inaugura un nuovo modo di scrivere. A qualcuno invece questa scrittrice è piaciuta molto per il suo modo davvero originale di scrivere, a tratti poetico, la protagonista vibra con il paesaggio e percepisce i suoni che la circondano come se fosse immersa in un'armonia che rieccheggia con il suo sentire.

Virginia non vive una vita inutile, costruisce le sue relazioni con Viciente, che a suo modo domostra di amarla e che lei non esita ad abbandonare senza nemmeno un addio, il portinaio dello stabile instaura un rapporto di amicizia con lei che i condomini forse non capiscono, si tratta di un personaggio molto originale forse in alcuni tratti la scrittrice stessa si sdoppia risuonando con lei.



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