INCONTRI ANNO 2023
INCONTRO 47 - ANNA BOLENA - UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA di Hilary Mantel
CITAZIONI
NOTE BIOGRAFICHE
Nata il 6 luglio
del 1952, Mantel ha studiato giurisprudenza alla London School of Economics e
alla Sheffield University, sposando il geologo Gerald McEwan nel 1972, da cui ha
divorziato nel 1981 per risposarsi l'anno successivo, vivendo anche in Botswana
e Arabia Saudita.
Ha scritto 13
romanzi, fra i quali la fortunata trilogia sulla dinastia Tudor, composta da Wolf
Hall, Anna Bolena, una questione di famiglia (insigniti del Man Booker
Prize) e Lo specchio e la luce.
In Italia i suoi
libri sono pubblicati da Fazi.
Dai primi due
volumi la Bbc ha tratto la serie tv Wolf Hall, che ha vinto il Golden Globe
2016 come miglior miniserie.
Tradotto in 41
lingue, Wolf Hall rilancia il romanzo storico e alimenta anche le serie tv che
seguiranno sul genere.
Oltre alla
trilogia, in Italia ha pubblicato anche La storia segreta della Rivoluzione,
imponente opera in tre volumi sulla Rivoluzione francese, 'Al di là del
nero', una commedia noir di ambientazione contemporanea, e Otto mesi a
Ghazzah Street, romanzo di stampo autobiografico ambientato nel mondo
saudita e Un esperimento d'amore.
Il suo amore per il
romanzo storico partì già dagli anni 70 quando ne scrisse uno sulla Rivoluzione
francese - che sarebbe stato pubblicato con il titolo "Un luogo più
sicuro" , ma fu con la trilogia il cui protagonista era Thomas
Cromwell, potente ministro del famigerato Enrico VIII che ebbe il successo
mondiale.
La trilogia di Wolf
Hall ha venduto oltre 5 milioni di copie in tutto il mondo e anche in Italia è
stato un bestseller.
Impegnata anche su
temi politici e sociali, Mantel non si è sottratta negli anni a polemiche e
controversie accese, incluso verso la famiglia reale, malgrado il cavalierato e
il titolo di dame ricevuto e accettato dalla regina.
Attenta alla
condizione femminile, nota per le sue posizioni controcorrente, criticate dagli
storici accademici, Mantel ha fatto notizia un anno fa, quando ha suggerito che
la monarchia potrebbe affrontare "la fine del gioco" e potrebbe non "sopravvivere
a William".
E’ morta il 22
settembre del 2022.
RESOCONTO DELL'INCONTRO
INCONTRO 46 - IL DESIDERIO DI ESSERE COME TUTTI di Francesco Piccolo
CITAZIONI
NOTE BIOGRAFICHE
Nato a Caserta il 12 marzo 1964 è uno scrittore
e sceneggiatore fecondo.
Per Einaudi ha pubblicato:
-
La separazione del maschio (2008)
-
Momenti di trascurabile felicità (2010)
-
Il desiderio di essere come
tutti (Premio Strega 2014)
-
Momenti di trascurabile infelicità (2015)
-
L'animale che mi porto dentro (2018).
Per Feltrinelli:
- Storie di primogeniti e figli unici (1996),
- E se c'ero, dormivo (1998)
- Il tempo imperfetto (2000),
- Allegro occidentale (2003).
Negli Einaudi Tascabili sono stati
riproposti:
- Storie
di primogeniti e figli unici (2012)
- Allegro
occidentale (2013)
- L'Italia
spensierata (2014).
Ha firmato sceneggiature per Nanni Moretti (Il
Caimano, Habemus Papam, Mia madre), Paolo Virzì (My
name is Tanino, La prima cosa bella, Il capitale umano, Ella & John, Notti
magiche), Silvio Soldini (Agata e la tempesta, Giorni e
nuvole), Francesca Archibugi (Il nome del figlio, Gli Sdraiati).
Ha sceneggiato la serie tv L’amica geniale, tratta dall’omonimo
best seller di Elena Ferrante.
È stato anche autore di programmi
televisivi quali “Vieni via con me”, “Quello che (non) ho”, “Viva il 25
aprile”, "Falcone e Borsellino".
Ha collaborato con il Corriere della Sera e dal 2021 con la Repubblica.
Ha vinto il Premio Strega 2014
con il libro Il desiderio di essere come tutti, romanzo-confessione sulla
sinistra italiana edito da Einaudi.
Nel 2018 è diventato docente all'Università IULM di Milano nel master di
Arti del racconto, dove tiene il corso di adattamento cinematografico e
televisivo.
Ha vinto il Premio letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa 2023 con
il libro La bella confusione, edito da Einaudi.
RESOCONTO DELL'INCONTRO
INCONTRO 45 - MORDI E FUGGI di Alessandro Bertante
CITAZIONI
NOTE BIOGRAFICHE
Alessandro Bertante è nato ad Alessandria nel 1969, vive da sempre a Milano. Scrittore e saggista, è Course leader del Triennio di Cinema e Animazione alla Nuova Accademnia di Belle Arti.
Laureatosi in Lettere Moderne all’Universitá Statale di Milano con una tesi sulla stampa underground negli anni Settanta, si forma politicamente nella temperie culturale antagonista degli anni Novanta, collaborando con diverse riviste.
Successivamente, lavora come critico per Repubblica, L'Unità, Linea d'Ombra, Diario della Settimana e PULP. Dal 2007 al 2011 é co-direttore artistico del festival letterario Officina Italia mentre nel 2011 fonda e dirige per due anni il portale di recensioni letterarie Bookdetector.
Esordisce in narrativa nel 1999 con il romanzo Malavida, al quale hanno fatto seguito i saggi Re nudo e Contro il '68.
Torna al romanzo nel 2008 con Al Diavul (vincitore del Premio Letterario Chianti e l'anno successivo cura l'antologia di racconti Voi non ci sarete. Del 2011 è il romanzo Nina dei lupi, finalista al Premio Strega e vincitore del Premio Rieti, trasposto nell’omonima pellicola cinematografica nel 2023.
Nel 2012 il romanzo breve La magnifica orda, mentre nel 2013 esce Estate crudele (premio Margherita Hack).
I suoi ultimi lavori sono Gli ultimi ragazzi del secolo, vincitore del Premio Campiello Giuria dei letterati 2016 e Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR, ancora finalista al Premio Strega 2022 e nella terzina finalista del Premio Alessandro Manzoni per il romanzo storico.
Laureatosi in Lettere Moderne all’Universitá Statale di Milano con una tesi sulla stampa underground negli anni Settanta, si forma politicamente nella temperie culturale antagonista degli anni Novanta, collaborando con diverse riviste.
Successivamente, lavora come critico per Repubblica, L'Unità, Linea d'Ombra, Diario della Settimana e PULP. Dal 2007 al 2011 é co-direttore artistico del festival letterario Officina Italia mentre nel 2011 fonda e dirige per due anni il portale di recensioni letterarie Bookdetector.
Esordisce in narrativa nel 1999 con il romanzo Malavida, al quale hanno fatto seguito i saggi Re nudo e Contro il '68.
Torna al romanzo nel 2008 con Al Diavul (vincitore del Premio Letterario Chianti e l'anno successivo cura l'antologia di racconti Voi non ci sarete. Del 2011 è il romanzo Nina dei lupi, finalista al Premio Strega e vincitore del Premio Rieti, trasposto nell’omonima pellicola cinematografica nel 2023.
Nel 2012 il romanzo breve La magnifica orda, mentre nel 2013 esce Estate crudele (premio Margherita Hack).
I suoi ultimi lavori sono Gli ultimi ragazzi del secolo, vincitore del Premio Campiello Giuria dei letterati 2016 e Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR, ancora finalista al Premio Strega 2022 e nella terzina finalista del Premio Alessandro Manzoni per il romanzo storico.
RESOCONTO DELL'INCONTRO
INCONTRO 44 - ZERO K di Don De Lillo
CITAZIONI
NOTE BIOGRAFICHE
Scrittore statunitense nato a New York nel 1936. Figura centrale della
narrativa postmoderna americana, è acuto osservatore della società che lo
circonda, raccontata nelle sue opere attraverso i media, la
religiosità, i riti della politica.
Figlio di italiani immigrati negli Stati Uniti, è cresciuto nel settore
italiano del Bronx, il Fordham, e ha studiato alla Fordham University. Dopo
aver lavorato per qualche anno presso una compagnia pubblicitaria, dal 1966 si
è dedicato pressoché interamente alla scrittura.
Ha esordito con un romanzo di grande ambizione, Americana 1971 tentativo di ricapitolare tutta la storia americana nel pellegrinaggio del protagonista verso il mitico luogo di fondazione, il Far West, l'opera denuncia nel contempo l'impossibilità di recuperare una qualche verità originaria in mezzo al proliferare incontrollato dei messaggi nell'era dei mass media.
L'esplorazione dell'universo americano e del linguaggio abilitato a raccontarlo è proseguita nei successivi End zone 1972, storia di un giocatore di football, e Great Jones street 1973, che ha per protagonista una rockstar. Con Ratner's star 1976 DeLillo comincia a sperimentare i moduli della letteratura di consumo, in questo caso la fantascienza, successivamente mimando i clichés del romanzo di spionaggio Players, 1977 e quelli del poliziesco Running dog. White noise 1985, con la giustapposizione dell'atmosfera brillante di un campus universitario a quella drammatica di un'apocalisse incombente che stravolgerà tutte le norme del vivere sociale, apre la fase più significativa della carriera di DeLillo e prelude al radicale scetticismo storico e politico di quello che probabilmente è il suo capolavoro, Libra 1988: ricostruzione fittizia del più oscuro dei misteri americani, l'assassinio del presidente Kennedy, il romanzo si configura come una ricerca della verità votata all'insuccesso non solo perché infinite sono le trame che vi si oppongono, ma anche perché i cospiratori hanno dato vita a una fiction talmente complessa che è sfuggita al loro stesso controllo e che forse anch'essi scambiano per la realtà.
Mao II 1991, suprema parodia di romanzo storico, è un'ulteriore variazione sul tema del potere repressivo che si cela dietro alle luccicanti fantasmagorie della società dell'immagine, contro cui l'unica forma di difesa sembra restare quella, desolatamente autodistruttiva, della follia e della violenza fine a sé stessa.
Non diversa l'atmosfera di Underworld 1997, ponderoso sommario e bilancio quanto mai negativo di cinquant'anni di storia statunitense, ripercorsa attraverso le fantastiche traiettorie di una palla da baseball tra una miriade di individui e cumuli di detriti, venerabili reliquie della civiltà dei consumi.
Tutt'altro il registro stilistico di The body artist 2001, breve incursione nell'allucinazione di un'artista del corpo costretta a misurarsi con un dolore più grande di lei e della sua arte. In Cosmopolis 2003, il racconto di una giornata di un giovane miliardario è il pretesto per tinteggiare, ancora, un efficace affresco dell'America dei paradossi.
In The falling man 2007 DeLillo narra le inquiete solitudini della famiglia di un sopravvissuto all'attentato dell'11 settembre 2001, mentre si dipana lungo i temi dell'introspezione e della riflessione filosofica il successivo Point Omega 2010; centrati sulle inquietudini per un'apocalisse di cui si percepisce l'imminente arrivo sono i nove racconti scritti tra il 1979 e il 2011 e pubblicati nel volume The angel Esmeralda 2011.
Tra le sue opere più recenti vanno segnalati i romanzi Zero
K 2016, in cui torna a riflettere sul tema, già più
volte indagato nei suoi scritti, della irreversibile trasformazione
antropologica prodotta dal progresso tecnologico, e The silence 2020, angosciosa cronaca di un evento catastrofico che ha tacitato
il mondo digitale.
Argomento
affrontato da sempre quello di sconfiggere la morte.
Primo romanzo
che affronta questo tema così attuale.
La prima parte dedicata all’aspetto scientifico, poi emergono anche gli aspetti umani e le
vicende familiari dei protagonisti.
Ad un certo punto le riflessioni della compagna colpiscono per via del fatto che non vivrà
pur mantenendo la presenza in terra, sono un gruppo di brevi frasi a pagina 133. Sentire
l’aldiqua senza esserci sono riflessioni profonde che inducono a
pensare.
Congelamento di corpo malato e anima in attesa che la scienza faccia progressi e riesca a
curare ogni malattia e doni all’uomo l’immortalità.
L’argomento è
molto impegnativo e alcuni non se la sono sentita di portare avanti la lettura.
L’ibernazione avviene in un luogo nascosto tipo un bunker antiatomico creato nel deserto
del Kazakistan volutamente senza spazio e senza tempo dove tutto è rarefatto e asettico,
quasi un limbo che accoglie in attesa della criogenesi.
Il modo di
scrivere è molto incisivo asciutto.
De Lillo è considerato uno degli scrittori più iconici della letteratura americano e molto
celebrato.
Qualcuno ha condiviso la scelta di affidare un corpo al ghiaccio per provare a curarlo
successivamente. La disperazione è spesso ciò che sta dietro a questo gesto.
La scelta ad
oggi è possibile solo per chi ha possibilità economiche molto grandi.
Stilisticamente
non da il meglio di sé è asciutto e freddo come l’argomento trattato.
Qualcuno ha apprezzato di più la prima parte che caratterizza bene l’argomento trattato,
mentre nella
seconda parte mescola piani diversi.
Affronta cose
che non c'entrano e non servono ad ampliare il tema principale.
Si capisce anche che l’autore fa pesare anche la sua età nella scrittura, infatti aveva più di
ottant’anni quando ha scritto questo romanzo.
Sicuramente non è un libro divertente ma la prima parte domanda che senso ha vivere e non
si muore. Ma non ci sarebbe vita senza la morte.
La morte
definisce il valore della nostra esistenza? Che ne sarà dei soldi di Dio?
E con altre
domande De Lillo si interroga sul senso ultimo dell’esistenza.
Non è il tempo che passa siamo noi che passiamo il tempo è un sentiero sul quale noi
camminiamo.
Si tratta di un libro che fa riflettere. Ci sono aspetti inquietanti. Cosa troverò dei miei affetti
quando mi risveglierò? Effettuando questa pratica di criogenesi si perde
l’unità del tutto.
Il figlio quando va dal padre la prima volta ha bisogno di nominare tutte le cose che sono
presenti perché la realtà nella quale si sta addentrando è così difficile che ha bisogno di un
contatto con tutte le cose che conosce. Sta pensando ad un sistema linguistico più raffinato.
Se nella nuova cultura non ci sarà più l’inizio ne la fine occorrerà cambiare e raffinare
anche il sistema linguistico adattandolo alla nuova realtà.
INCONTRO 43 - OLIVE KITTERIDGE di Elizabeth Strout
CITAZIONI
NOTE BIOGRAFICHE
Elizabeth
Strout è cresciuta in una piccola città del Maine e del vicino New
Hampshire.
Il padre era un professore di scienze mentre
la madre insegnava inglese e scrittura in una scuola superiore.
Dopo il liceo,
ha trascorso un anno a Oxford per poi iscriversi alla facoltà di legge. Nel
1982 si è laureata con lode in giurisprudenza presso l’Università di
Syracuse.
Dopo
un breve periodo di praticantato in legge, la Strout decise di dedicaesi interamente alla scrittura.
Dopo
sei o sette anni di lavoro nel 2004 ha infine pubblicato il libro Amy e Isabelle, ambientato in una cittadina della
provincia americana durante un’estate incredibilmente torrida.
Il
romanzo racconta il rapporto teso e ambiguo fra Isabelle, giovane operaia che
nasconde un misterioso passato dietro una facciata di decoro e perbenismo, e la
figlia adolescente Amy, anche lei con un segreto che stenta a tenere
celato.
Resta con me, pubblicato nel 2006 è ambientato nella tranquilla cittadina di West Annett.
L’attraente
moglie del giovane pastore Tyler Caskey muore improvvisamente. Una voragine che
rischia di travolgere Tyler e la figlia Katherine, in un vortice di dolore e
risentimento che sembra aver dimenticato ogni misericordia.
Il terzo libro della Strout, Olive Kitteridge, è stato pubblicato nel 2008. Il libro contiene una raccolta di racconti con protagonista un’insegnate in pensione, la sua famiglia e i suoi amici. Il libro ha ricevuto numerosi premi fra cui il Pulitzer negli Stati Uniti e il Bancarella in Italia.
I ragazzi Burgess è stato pubblicato nel 2013, con ulteriore successo di critica. Jim, Bob e Susan, sono nati e cresciuti a Shirley Falls, nel Maine. Da adulti si sono allontanati: nel paese natale è rimasta solo Susan, mentre gli altri due vivono a Brooklyn, New York. Quando però Susan chiama e chiede aiuto ai fratelli perché suo figlio è nei guai, i Burgess saranno costretti a riavvicinarsi e condividere dolori e preoccupazioni.
Dopo una pausa di tre anni, è uscito Mi chiamo Lucy Barton 2016, la storia di una paziente in ospedale per un'operazione che riesce a riconciliarsi con una madre non più vista da anni.
Dopo Tutto è possibile 2017, è uscito il sequel di Olive Kitteridge, con il titolo di Olive, ancora lei 2019.
INCONTRO 42 - LE ASSAGGIATRICI di Rosella Postorino
CITAZIONI
NOTE BIOGRAFICHE
Nata
a Reggio Calabria il 27 agosto 1978, Rosella Postorino ha 44 anni ed è una nota
scrittrice italiana.
Cresce
in Liguria, a San Lorenzo al Mare, poi prosegue i suoi studi a Siena.
Nel
2001 si trasferisce a Roma per lavorare e scrivere la tesi.
Fa
il suo esordio come autrice nel 2004 con il racconto In una capsula, inserito
nell’antologia Ragazze che dovresti
conoscere.
Lavora
inoltre come editor per la casa editrice Einaudi e collaboratrice per La Repubblica.
In
questo periodo pubblica anche il saggio Malati
di intelligenza, parte dell’antologia Duras mon amour 3.
Nel
2007 viene pubblicato il suo primo romanzo, La stanza di sopra, in cui racconta la
storia di una ragazza il cui padre è malato e relegato in un letto, in una
stanza sopra la sua.
Il
suo primo libro le vale un Premio
Rapallo per la miglior opera prima e un posto da finalista
al Premio Strega.
Negli
anni successivi continua a produrre nuove opere: scrive L’estate che perdemmo Dio, Il mare in salita e Il corpo docile.
Tra
tutti spicca Le assaggiatrici,
pubblicato nel 2018, vincitore di numerosi premi letterali tra i quali il Premio Campiello, il Premio Pozzale Luigi Russo,
il Premio Rapallo e il Premio Vigevano Lucio Mastronardi.
Il
romanzo viene tradotto in 32 lingue ed ispira anche una trasposizione
cinematografica diretta da Cristina
Comencini.
INCONTRO 41 - ZUCKERMAN SCATENATO di Philip Roth
CITAZIONI
NOTE BIOGRAFICHE
Scrittore statunitense, figlio di immigrati galiziani di origine ebraica, è nato a Newark, New Jersey, nel 1933 e morto a New York nel 2018.
Enfant terrible della narrativa ebraico-americana, Roth ha mantenuto un suo ruolo di coscienza critica nell'ambito di questo filone letterario e, più in generale, della letteratura americana contemporanea, estendendo la sua satira corrosiva e dissacrante dalla comunità di origine all'intera società statunitense, per giungere a opere connotate da elementi autobiografici e da una forte componente autoriflessiva.
Cresciuto
in una famiglia ebraica della piccola borghesia, fu uno studente brillante;
conseguita la laurea in letteratura inglese, insegnò per breve periodo presso
l'università di Chicago.
Nel
1959, abbandonata la carriera universitaria, esordì con Addio Columbus, volume di racconti ambientati in una
comunità ebraica contemporanea in cui affiorano segni di decadimento. Sullo
stesso sfondo si muovono i personaggi dei successivi romanzi.
Tra
i suoi romanzi più noti: Lamento di Portnoy 1969, Pastorale Americana 1997, Everyman 2006.
A
partire da Il professore di desiderio Roth ha spostato progressivamente la sua attenzione sulla figura dello scrittore
contemporaneo e sulle sue disillusioni, ponendola al centro di una saga
caratterizzata da spunti autobiografici ed elementi di autoriflessione.
È esattamente quello che direi oggi del mio lavoro. Ho deciso che ho chiuso con la narrativa. Non voglio leggerla, non voglio scriverla, e non voglio nemmeno parlarne». Poche ore dopo, la notizia è stata confermata dal suo editore Houghton Mifflin.
L'autore ha anche precisato di aver dato istruzioni ai suoi parenti di distruggere dopo la sua morte il suo archivio personale, che avrebbe potuto contenere alcuni inediti.
Contestualmente, ha abbandonato il proprio appartamento nell'Upper West Side di New York e si è definitivamente trasferito nella fattoria di sua proprietà nel Connecticut, dove nel marzo del 2013 ha rilasciato una lunga intervista alla rete televisiva pubblica PBS per la serie American Masters.
Muore a New York il 22
maggio 2018, a 85 anni, a causa di
un'insufficienza cardiaca.
ZUCKERMAN SCATENATO è il
secondo volume della trilogia:
Lo scrittore fantasma
Zuckerman scatenato
La lezione di anatomia
Trilogia sulle conseguenze
indesiderate di una vita da artista, nata soprattutto da quel che aveva potuto
vedere dalla vita letteraria in Cecoslovacchia dove niente è permesso e tutto
conta al contrario degli USA dove tutto è permesso e niente conta.
La prima stesura era divisa in
due parti:
1- Enumerazione
angherie subite da Zuckerman dopo aver scritto Carnovsky
2- Fuga
all’estero con la madre minacciata di sequestro
P Poi l'autore ha cambiato la trama.
L’epilogo è costituito da Orgia
di Praga sotto occupazione sovietica dove Zuckerman si reca sulle tracce di
un importante manoscritto inedito. In una nazione strangolata dal totalitarismo
comunista scopre una dimensione letteraria che non gli appartiene segnata dalla
prevaricazione istituzionalizzata.
Con questa opera appone un
sigillo sensazionale alla grande opera sulle conseguenze impreviste dell’arte.
Roth è maestro di stile e di
ironia. Le frasi sono dense di significato. Per qualcuno fa molto riferimento ai grandi autori vissuti a cavallo del Novecento soprattutto Pirandello e Svevo. Zuckerman si cala nel ruolo di umile che sta in mezzo alla gente comune anche per prendere le distanze dal suo personaggio Carnovsky. Non esiste una trama, Roth passa da un argomento all'altro in modo asistemico, spesso i temi sono ricorrenti e utilizza molto la tecnica del flash back, narra di una situazione attuale in cui però inserisce ricordi e rimandi.
La lettura è agevolata dal fatto che il romanzo sia suddiviso in piccoli capitoli ciascuno col proprio titolo. La tematica che emerge è quanto può ferire altre persone lo scrittore che parla di certi argomenti? E di più: lo scrittore è responsabile delle fantasie dei lettori che scaturiscono dalla lettura dai suoi romanzi? Si dice spesso che lo scrittore è un ladro di vite altrui di cui si appropria narrandole nei suoi romanzi.
Che funzione ha il rapporto con l'arte della scrittura? Se lo scrittore provoca deve aapettarsi che il lettore possa reagire alla provocazione. Anche in questi termini si può considerare il potere della letteratura che trasforma chi legge. L'arte può anche essere scomoda e farti sentire a disagio.
Le relazioni consumate con le numerose donne rappresentano una fame di vita che è funzionale alla sua arte.
Il suo modo di scrivere è denso, incalzante e ossessionante. L'autore sembra chiuso nella sua coscienza che parla di sè con la sua voce ossessiva, è irriverente e ti mette con le spalle al muro. La sua vita quotidiana è banale ma la sua realtà è complessa.
Il titolo allude all’opera
Prometeo slegato di Percy Bysshe Shelley.
Tra i vari argomenti trattati in filigrana c'è anche quello dell'arte quando è truccata, ne parla Alvin a proposito dei telequiz manipolati.
I suoi romanzi non sono consolatori, sia che si tratti di vicende collettive che di piccoli drammi personali. Le sue storie sono di una sincerità spietata. Lui stesso ha sempre ritenuto che prendersi cura dei lettori non sia un dovere degli scrittori: la letteratura non è che un altro aspetto della vita in cui ogni persona è chiamata ad occuparsi di se stessi senza che altri debbano farlo al posto suo.
Citando Kafka completa il pensiero sulla funzione dell'arte e della letteratura più in particolare:" Ma è bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che stiamo leggendo non ci sveglia come un pugno che ci martella sul cranio, perché dunque lo leggiamo? Buon Dio, saremmo felici anche se non avessimo dei libri, e quei libri che ci rendono felici potremmo, a rigore, scriverli da noi. Ma ciò di cui abbiamo bisogno sono quei libri che ci piombano addosso come la sfortuna, che ci perturbano profondamente come la morte di qualcuno che amiamo più di noi stessi, come un suicidio. Un libro deve essere un'ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi."
FRANZ
KAFKA, Da una lettera a Oskar Pollak (Novembre 1903).
Per qualcuno i primi tre capitoli di questo romanzo, scritto nel 1981 possono essere considerati la profezia del declino, politico, morale e artistico degli Stati Uniti, mentre il quarto capitolo è la conferma di questo disfacimento.
Dopo l’accusa del fratello sul letto del padre Zuckerman diventa sempre più scatenato passa in limousine nel quartiere dove è nato e non si sente più nessuno e non proviene più da nessun posto.
L’opinione pubblica non riconosce a Zuckerman i meriti per i frutti del suo discernimento ma scambia un’interpretazione per una confessione imputando a lui i peccati del suo eroe.
Alvin Pepler è la più formidabile
personificazione del vrai così come lo intende Flaubert.
INCONTRO 40 - ASIMMETRIA di Lisa Halliday
CITAZIONI
“La luce brillava tra gli alberi, e le foglie mosse dal vento sospiravano come gli dei dopo un lungo pranzo alcolico.
L’aria era mite e salmastra e ogni tanto arrivava un alito di resina che sobbolliva sotto il sole.
Alice si tuffò nell’acqua che lui ci teneva a tenere costantemente a una temperatura analoga a quella del sangue e, dopo aver nuotato sott’acqua per mezza vasca torno in suoerficie e fece, senza fretta trenta vasche a rana: le gambe piegate, le mani che quasi si congiungevano per poi girarsi e allontanarsi, è così di nuovo e poi di nuovo, ed era sempre la destra che toccava il bordo di pietra brulicante di insetti, è sempre la sinistra che si piegava ad asciugare il naso prima della vasca successiva.”
NOTE BIOGRAFICHE
Lisa Halliday è una scrittrice americana è nata e cresciuta a Medfield Massachussets il 12
Luglio 1976, ma si è poi trasferita a Milano, dove vive.
Ha
origini italiane, quando aveva 5 anni i genitori si sono separati.
Era
brava negli studi, ha fatto il College a Harward nel 1998 si è laureata in
storia.
Poi si è spostata a new York dove ha fatto l’assistente letteraria e ha incontrato Philip Roth
con cui ha avuto una relazione.
Nel 2009 si è sposata con un editore e traduttore inglese che lavorara con lei nella stessa
Agenzia Letteraria.
Dal
2011 si sono trasferiti a Milano e nel 2017 hanno avuto una figlia.
Ha
collaborato con la “Paris Review”.
Asimmetria è il suo primo romanzo e ha vinto il premio Whiting 2017 per la narrativa,
prima ancora che fosse pubblicato.
INCONTRO 39 - L'INCUBO DI HILL HOUSE di Shirley Jackson
CITAZIONI
“ Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in
condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuno. Hill
House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno
al buio, si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri
ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i
pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si
stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa
si muovesse lì dentro, si muoveva sola.”p.9
" L'occhio umano non può isolare l'infelice combinazione di linee e spazi che evoca il male su una facciata di una casa, e tuttavia per qualche ragione, un accostamento folle, un angolo sghembo, un convergere accidentale di tetto e cielo, facevano di Hill House un luogo di diperazione , tanto più spaventoso perchè la facciata sembrava sveglia, con le finestre vuote e vigili a un tempo e un tocco di esultanza nel sopracciglio di un cornicione." p. 37
"Guardandosi allo specchio, con la luce vivida del sole mattutino che ravvivava persino l camera azzurra di Hill House, Eleanor pensò: È la seconda mattina a Hill House, e sono incredibilmente felice. T’arrise la vittoria, t’arriderà l’amor; ho detto bugie e mi sono resa ridicola, e persino l’aria ha il sapore del vino. Sciocca come sono, mi sono quasi spaventata a morte, ma in un modo o nell’altro mi sono meritata questa gioia; è tanto tempo che l’aspetto". p.130
NOTE BIOGRAFICHEShirley Jackson, è una
scrittrice americana nata a San Francisco California il 14 Dicembre 1916,
all’età di 12 anni vinse il suo primo premio letterario con la poesia The
Pine tree.
Nel
1930 la famiglia si trasferì nuovamente, questa volta a new York dove la
diciottenne Shirley si iscrisse alla facoltà di Arti liberali. Due anni dopo,
nel 1936, si ritirò dagli studi a causa della depressione.
A casa si prefisse di scrivere almeno mille
parole al giorno, abitudine che mantenne fino alla fine della sua
vita.
Nel 1937 frequento la
facoltà di Giornalismo per poi dedicarsi allo studio della Lingua e della
letteratura inglese.
Pubblicò svariati articoli sulla rivista letteraria
studentesca e fondò con, suo futuro marito, la rivista The Spectre.
Jackson usò la sua posizione come membro del
giornale accademico per difendere i diritti civili degli studenti, denunciando,
tra le altre cose, la scarsa presenza di studenti di colore nella sua
università e il degrado degli studentati. Si laureò nel 1940 in Lingua inglese
e nello stesso anno sposò Stanley Hyman, che divenne in seguito un rispettabile
critico letterario.
Fin da bambina soffrì per le continue critiche, specie sul
suo aspetto fisico, rivoltale dalla madre, che arrivò a definire la figlia un
"aborto mancato".
Tale conflitto
portò Jackson ad isolarsi dai coetanei ed a trovare conforto nella scrittura.
Anche dopo il matrimonio, la madre continuò a criticarla aspramente per le sue
scelte di vita, opponendosi al matrimonio con Hyman.
La vita da adulta
di Jackson divenne un'ostentata ribellione alla madre ed all'ambiente
conservatore in cui era stata cresciuta: divenne scrittrice, ingrassò, sposò un
intellettuale ebreo e trasformò la sua casa in un ritrovo per amici ed
intellettuali.
Il suo non fu un matrimonio felice: suo marito, che lei
aveva visto come un salvatore perché l'amava ed aveva fiducia nelle sue
capacità, si dimostrò maschilista, retrogrado e traditore. Quando nacque il
loro primo figlio, la coppia si trasferì nel Vermont dove era stato offerto ad
Hyman un impiego presso la facoltà di letteratura dell'Università di
Bennington. Fu proprio a Bennington che crebbero i loro quattro figli.
Jackson
si sentiva intrappolata nel suo ruolo di moglie, ed esclusa dalla comunità. Si
vendicò in seguito degli abitanti di Bennington usandoli come spunto per i
barbarici abitanti del villaggio ne La lotteria.
Stanley Hyman non fu di certo un marito perfetto, però
difese apertamente le opere della moglie: secondo lui, c'è stato un
fraintendimento riguardo alla visione della vita da parte di Shirley; le sue
crude visioni di follia, alienazione e terrore vennero interpretate come
inquietudini personali, quando invece, secondo Hyman, non erano altro che
rappresentazione della realtà del loro tempo: le due guerre, i campi di concentramento,
le bombe atomiche ebbero un forte impatto sulla scrittrice.
Jackson
ebbe un esaurimento nervoso accompagnato da un'acuta di agorafobia che la
trattenne chiusa in casa per sei mesi.
Per
riprendersi impiegò due anni, durante i quali non scrisse nulla; verso la fine
di questo periodo buio, cominciò a scrivere un diario pieno di aspettative per
il futuro, in cui si vedeva finalmente libera dall'oppressione del marito,
capace di cavarsela da sola senza paura, senza venire degradata da nessuno.
Quando
si riprese, Jackson cominciò a scrivere un romanzo divertente, con uno stile
diverso dal solito, positivo. Purtroppo non riuscì a finirlo perché morì
colpita nel sonno all'età di quarantotto anni.
Tra
le sue numerose opere ricordiamo i romanzi Lizzie del 1944 e Incubo a
Hill House del 1959 e numerosi racconti trai quali La ragazza scomparsa,
Paranoia, Pomeriggio d’estate.
RECENSIONE
L’incubo di Hill House (e anche il nostro)
Recensione a cura di Federica Gaeta colaboratrice della Biblioteca come risorsa del Servizio Civile Anci.
Tante persone sono passate da me al banco prestiti per questo libro, L’incubo di
Hill House. Se ho notato un comune entusiasmo nel riceverlo, tipico dopo
un’attesa più o meno lunga, non l’ho rivisto invece nel riconsegnarlo, o per
meglio dire, non in tutti.
C’è stato chi mi ha detto che come romanzo horror non faceva assolutamente
paura e chi lo leggeva solo a luce accesa; chi non voleva andare avanti perché
troppo macabro e chi bramava più sangue e fantasmi; chi ha cercato da subito
una spiegazione razionale ai fenomeni di Hill House e chi li ha lasciati lì
irrisolti; chi “questo è solo l’ultimo romanzo di questo genere che sceglieremo al
gruppo di lettura, vero?” e chi sperava fosse solo il primo.
C’è una sensazione però che le pagine della Jackson ci hanno trasmesso
indistintamente: fastidio.
Il fastidio dell’insistenza di Eleanor nel farsi prestare la macchina: perché la sua
ribellione è sfociata come un fiume in piena solo dopo la morte della madre?
Il fastidio dell’incomprensione del professor Montague davanti ai fenomeni
paranormali della casa stregata.
Il fastidio dell’insensibilità di Theodora, che non vuole accogliere con sé Eleanor,
e il fastidio delle richieste continue di quest’ultima.
Il fastidio della disonestà di Luke, che come la casa ci sta prendendo in giro, o
almeno così ci vuole far credere.
Il fastidio dell’arroganza della signora Montague, come se Hill House fosse solo
l’ennesimo caso risolvibile con un po’ di sangue freddo e una buona planchette.
Tanto, troppo fastidio, che avrebbe potuto essere evitato se a Hill House non
fosse mai arrivata la causa dei suoi mali: Eleanor. È lei che, più delle architetture
angoscianti della casa, inquieta gli altri personaggi. Arriverà per questo ad essere
addirittura cacciata dagli stessi, anche se di fatto non se ne andrà mai morendo
lì.
Ma Hill House sarebbe stata Hill House senza Eleanor?
E Theo, Luke, il signore e la signora Montague, i coniugi Dudley, Huge Crain e la
sua famiglia?
La risposta nasce nel momento stesso della domanda: non solo non sarebbero
stati come li abbiamo incontrati, ma forse non sarebbero neanche mai esistiti.
Eleanor incarna il male che è in noi, ma non solo; incarna tutto ciò che noi
riteniamo il male. Una tendenza omosessuale che in fondo c’è tra Eleanor e
Theodora (oggi, anche se per alcuni può essere ancora fonte di vergogna, la
riteniamo assolutamente normale, ma all’epoca in cui scrisse la Jackson non lo
era), il senso di smarrimento di non poter chiamare nessun posto casa perché si
sono prese tutto la mamma prima e la sorella dopo, il bambino mai cresciuto
dentro di noi e che non ha intenzione di farlo, anche se si tratta solo di volere
una tazza di stelle.
Quando il subconscio prende il sopravvento, si vuole
allontanarlo perché nella realtà dei fatti è indomabile per quanto sa far paura e
vergogna.
Eleanor è un personaggio irritante quasi al pari di Difred ne Il racconto
dell’ancella, ambientato in un mondo inquietante e distopico come Hill House.
Difred è scomoda per il regime di Gilead perché farà di tutto per rivedere la figlia
strappatale via, a tal punto che diventa quasi una pretesa assurda piuttosto che
un diritto. Sia Eleanor che Difred verranno assorbite dai loro ambienti, con la
differenza che Difred riesce a sopravvivere perché abbandona i suoi ideali per
quelli di Gilead, nuova e legittima madre di sua figlia.
Eleanor invece morirà perché resta se stessa fino alla fine, anzi proprio verso la
fine rivela la sua natura maligna ed oscura. Noi lettori riusciamo a essere più
benevoli verso di lei perché siamo esterni, ma se proviamo a immedesimarci nei
suoi compagni di sventura, compatiamo la loro scelta di esiliarla. Quello che
però capiscono, e che capiamo anche noi nel finale, è che non è possibile
emarginare Eleanor senza conseguenze tragiche per sé e per la casa, perché
quella parte maligna e oscura è dentro ognuno.
Si può imparare a conviverci
pacificamente oppure, nel tentativo di eliminarla, si andrà incontro alla
distruzione.
Eleanor è andata da sola incontro alla morte, senza nemmeno chi l’aveva
condotta a Hill House, il professor Montague. In quest’ottica in cui Eleanor
rappresenta il subconscio, il professore potrebbe incarnare la figura dello
psicanalista, che ha scelto con cura chi invitare a indagare su Hill House.
È lui infatti a darci le prime notizie (e quelle più oggettive) sul passato dei
personaggi ed è il suo essere razionale a contrastare, e di conseguenza a mettere
in luce, con le personalità di ognuno.
Di Huge Crain studia l’ingegno, la serietà, la stranezza.
Di Theodora apprezza il buon umore, la solarità, la socievolezza.
Di Luke sorveglia la furbizia, l’orgoglio, la piacevolezza.
Di sua moglie accetta la presunzione, il protagonismo, la risolutezza.
Non è riuscito però ad analizzare Eleanor, dunque anche i misteri di Hill House
restano irrisolti. Non a caso la mente umana viene paragonata spesso a una casa
con tante stanze, enorme e particolare come Hill House data la varietà di
persone che ha accolto.
“L’Io non è padrone in casa propria”, affermava Freud: è
quindi necessario avere il coraggio di entrare anche nelle stanze che più fanno
paura, prima che il loro contenuto inizi a premere violentemente per uscire.
Tuttavia, a me, che ascolto le opinioni di chi ha letto questo romanzo, piace
pensare che la paura o meno che suscita sia legata alla percezione che abbiamo
di noi stessi.
Non è che ha terrorizzato chi si lascia suggestionare di più dal suo lato oscuro e
ha stupito solo leggermente chi riesce a controllarlo?
Lascio a voi lettori il piacere di scoprire attraverso la lettura de L’incubo di Hill
House a che categoria appartenete.RESOCONTO DELL'INCONTRO
Shirley Jackson, è una
scrittrice americana nata a San Francisco California il 14 Dicembre 1916,
all’età di 12 anni vinse il suo primo premio letterario con la poesia The
Pine tree.
Nel
1930 la famiglia si trasferì nuovamente, questa volta a new York dove la
diciottenne Shirley si iscrisse alla facoltà di Arti liberali. Due anni dopo,
nel 1936, si ritirò dagli studi a causa della depressione.
A casa si prefisse di scrivere almeno mille
parole al giorno, abitudine che mantenne fino alla fine della sua
vita.
Nel 1937 frequento la
facoltà di Giornalismo per poi dedicarsi allo studio della Lingua e della
letteratura inglese.
Pubblicò svariati articoli sulla rivista letteraria
studentesca e fondò con, suo futuro marito, la rivista The Spectre.
Jackson usò la sua posizione come membro del
giornale accademico per difendere i diritti civili degli studenti, denunciando,
tra le altre cose, la scarsa presenza di studenti di colore nella sua
università e il degrado degli studentati. Si laureò nel 1940 in Lingua inglese
e nello stesso anno sposò Stanley Hyman, che divenne in seguito un rispettabile
critico letterario.
Fin da bambina soffrì per le continue critiche, specie sul
suo aspetto fisico, rivoltale dalla madre, che arrivò a definire la figlia un
"aborto mancato".
Tale conflitto
portò Jackson ad isolarsi dai coetanei ed a trovare conforto nella scrittura.
Anche dopo il matrimonio, la madre continuò a criticarla aspramente per le sue
scelte di vita, opponendosi al matrimonio con Hyman.
La vita da adulta
di Jackson divenne un'ostentata ribellione alla madre ed all'ambiente
conservatore in cui era stata cresciuta: divenne scrittrice, ingrassò, sposò un
intellettuale ebreo e trasformò la sua casa in un ritrovo per amici ed
intellettuali.
Il suo non fu un matrimonio felice: suo marito, che lei
aveva visto come un salvatore perché l'amava ed aveva fiducia nelle sue
capacità, si dimostrò maschilista, retrogrado e traditore. Quando nacque il
loro primo figlio, la coppia si trasferì nel Vermont dove era stato offerto ad
Hyman un impiego presso la facoltà di letteratura dell'Università di
Bennington. Fu proprio a Bennington che crebbero i loro quattro figli.
Jackson
si sentiva intrappolata nel suo ruolo di moglie, ed esclusa dalla comunità. Si
vendicò in seguito degli abitanti di Bennington usandoli come spunto per i
barbarici abitanti del villaggio ne La lotteria.
Jackson
ebbe un esaurimento nervoso accompagnato da un'acuta di agorafobia che la
trattenne chiusa in casa per sei mesi.
Per
riprendersi impiegò due anni, durante i quali non scrisse nulla; verso la fine
di questo periodo buio, cominciò a scrivere un diario pieno di aspettative per
il futuro, in cui si vedeva finalmente libera dall'oppressione del marito,
capace di cavarsela da sola senza paura, senza venire degradata da nessuno.
Quando
si riprese, Jackson cominciò a scrivere un romanzo divertente, con uno stile
diverso dal solito, positivo. Purtroppo non riuscì a finirlo perché morì
colpita nel sonno all'età di quarantotto anni.
Tra
le sue numerose opere ricordiamo i romanzi Lizzie del 1944 e Incubo a
Hill House del 1959 e numerosi racconti trai quali La ragazza scomparsa,
Paranoia, Pomeriggio d’estate.
RESOCONTO DELL'INCONTRO
La casa è la protagonista assoluta del romanzo, malsana e inquietante per la follia che ci alberga. Cattura il personaggio più debole Eleonor che per 11 anni ha accudito la mamma senza vivere e desidera appartenere a qualcuno. Prima si appoggia a Teodora e spera di poter andare a vivere da lei. Dopo il suo rifiuto riesce ad appartenere alla casa con il suo folle gesto.
Qualcuno è stato incuriosito dal saggio di Stevenn King su Hills House, la scrittrice è molto interessante, la sua vita è simile a quella della famiglia Adams, il marito le ha regalato un teschio.
Aveva una passione per le case inquietanti, dopo varie ricerche ne trova una che colpisce la sua immaginazione, facendo qualche indagine scopre che l'aveva addirittura progettata suo nonno.
Sembra proprio una coincidenza tale che la spinge a scrivere il romanzo a cui aveva già iniziato a pensare mentre leggeva un libro di un gruppo di fisici che si riunisce in una casa per studiare delle presenze.
La sua biografia ci ricorda che aveva un pessimo rapporto con la mamma che era svilente e aggressiva nei suoi confronti e molto di questa personalità traspare in alcuni personaggi soprattutto la sorella che è davvero aggressiva e terribile con lei.
Trova rifugio nel matrimonio anche se si fa andare bene il marito che era un cattedratico geloso della popolarità della moglie.
Eleonor cerca di emanciparsi dalla famiglia di origine cercando una nuova vita nell'opportunità che le viene offerta dal professore di raggiungere Hill House, visto che in passato aveva avuto un episodio di telecinesi.
Qualcuno ha sottolineato che Eleonor ha dimostrato coraggio nell'intraprendere il viaggio per raggiungere la casa, nonostante le difficoltà e le discussioni con i familiari.
La casa, non è generatrice di paura ma con il suo aspetto ti entra dentro se hai le tue certezze riesci a tenere a bada l'inquitudine che provoca, se invece, sei fragile ti fa costruire un mondo che non c'è e ti fa vacillare.
Esiste un'analogia forte tra Eleonor e la sorella proprietaria del castello che si era suicidata.
La scrittrice, durante tutta la narrazione gioca sempre sull'ambiguità che è l'aspetto caratteristico del romanzo non si capisce cosa sia vero e cosa frutto dell'immaginazione dei protagonisti.
Ambiguità e parallelismo che creano disorientamento, anche per quanto riguarda i cosìddetti furti della sorella che però non hanno mai avuto un riscontro concreto. La scrittrice riesce con pochi movimenti a creare paura e disagio senza dare vita a scene truculente. Inoltre bilancia bene racconti solari e agresti a racconti terrificanti dove la paura è generata dalla conformazione della casa che è tutta irregolare, il guardiano sparisce la governante sembra un robot.
Gli altri personaggi a parte Eleonor sono solo abbozzati, l'unica davvero descritta bene è solo lei.
La sua paranoia, la sua gelosia nei confronti degli altri componenti, continua ad aumentare, non è voluta ma causata dal suo vissuto terribile. Gli altri personaggi non sono catapultati nell'orrore come lei.
L'attrazione verso Teodora è anche omosessuale.
La sensazione prevalente è il fastidio che si prova durante tutta la lettura. E' causato ad esempio dai vestiti macchiati di sangue e dal disagio che procura il personaggio di Eleonor. Un'interpretazione affascinante prevede che Eleonor potrebbe simboleggiare il male che non si vuole mai riconoscere dentro se stessi e si tende a relegare nell'inconscio e la casa labirintica potrebbe raffigurare la mente umana dove hanno meno paura i personaggi più consapevoli e risolti, mentre altri, più inconsapevoli, vengono travolti.
La moglie del professore è l'unica più risolta che non ha paura dei fantasmi ed è anche l'unica che si preoccupa per lei. Sembra la storia del capro espiatorio. Ed è anche la storia antica del malato di mente che noi mettiamo in manicomio perchè ce ne vogliamo disfare.
Il suicidio è l'unica starda che trova per rimanere nella casa. Eleonor è narcisista perchè interpreta secondo il suo animo l'ambiente esterno e lo fa sempre sia durante il viaggio che nella casa.
Paura e colpa sono sorelle, come se non ci fosse paura senza colpa. La paura è anche un sentimento positivo se ti consente di difenderti e verificare quando diventa angoscia in cui tu sei bloccato ti impedisce di agire, perdi la razionalità, non ha più quella funzione protettiva ma diventa distruttiva.
La paura è la rinuncia volontaria di logica quindi fa avere paura di noi stessi.
Esistono molti riferimenti ad altre opere come Alice nel Paese delle Meraviglie, come Alice anche Eleonor è una bambina ingenua che affronta cose spaventose.
Uno dei motivi per cui desiderano allontanarla può anche essere quello di non cadere in una responsabilità. Non coinvolge molto la narrazione dal momento che sembra costruita a tavolino per procurare spavento.
La narrazione rimane in soggettiva fino al ritorno dalla torre, e il carattere di Eleonor è molto infantile, non riesce a maturare, non ha autonomia, è come un essere umano che non si sviluppa mai.
Eleonor è stata capace di scappare dalla sua famiglia opprimente e oppressiva ma risulta incapace di sfuggire alla propria mente.
INCONTRO 38 - DALLA PARTE DI SWANN di Marcel Proust
Il 16 febbraio abbiamo parlato del primo volume di Alla ricerca del tempo perduto - Dalla parte di Swann di Marcel Proust.
CITAZIONI
Scrittore francese (Parigi 1871 - ivi 1922).
Figlio di Adrien, professore universitario di
medicina, e di Jeanne Weil, di ricca famiglia ebrea, donna sensibile e colta
alla quale restò morbosamente legato, all'età di nove anni cominciò a soffrire
d'asma, malattia che lo tormentò tutta la vita.
Frequentò il liceo Condorcet di Parigi, dove strinse
le prime amicizie importanti e collaborò al periodico studentesco Revue
lilas; s'iscrisse poi alla facoltà di diritto, seguendo contemporaneamente
corsi alla Scuola di scienze politiche e alla Sorbona, dove fu allievo di H.
Bergson.
Collaborò a Le Banquet, la rivista fondata da un gruppo di amici del Condorcet,
alla Revue blanche e ad altri periodici e quotidiani tra
cui Le Gaulois, e, dal 1903, a Le Figaro.
Dal 1914 uscirono sulla Nouvelle revue
française ampî estratti delle sue opere.
Fin dagli anni liceali frequentò assiduamente i
salotti dell'alta borghesia e dell'aristocrazia parigina, di cui avrebbe poi
stigmatizzato lo snobismo, e nell'affaire Dreyfus si schierò in
favore della tesi innocentista.
Dopo la morte del padre (1903) e
soprattutto della madre (1905) si dedicò interamente alla stesura della sua
opera, in un progressivo isolamento che lo portò a tappezzare di sughero la sua
stanza nell'appartamento di boulevard Hausmann dove si trasferì nel 1906, assistito
negli ultimi anni dall'autista Alfredo Agostinelli e, dopo la morte di questo,
dalla fedele governante Céleste Albaret.
L'unico, immenso romanzo che scrisse, dopo varî tentativi, a partire dal
1909 fino all'anno della morte, s'intitola À la recherche du temps
perdu e consta di sette parti intimamente legate: la prima, Du
côté de chez Swann, uscì nel 1913 a spese dell'autore da Grasset, dopo che
il parere negativo di A. Gide ne impedì la pubblicazione presso Gallimard;
seguirono (questa volta da Gallimard) À l'ombre des jeunes filles en
fleur, che ottenne il premio Goncourt, Le côté de Guermantes, Sodome
et Gomorrhe.
Postume apparvero le ultime tre parti: La
prisonnière , Albertine disparue e Le temps
retrouvé.
Fondata su un impianto autobiografico, l'opera, la cui
struttura ciclica richiama quella della Comédie humaine di
Balzac e della Tetralogia di Wagner, è un grandioso affresco
della società francese all'inizio del secolo, del suo linguaggio, delle sue
passioni e delle sue leggi; allo stesso tempo è la storia di una vocazione
artistica che si realizza dopo una lunga esperienza di tempo "perduto",
tempo che nell'arte è possibile ritrovare, cioè rivivere nella sua verità.
In contrasto
con il canone dell'oggettività del realismo, la narrazione, dietro la quale è
percepibile la lezione di Chateaubriand, di Nerval, di Baudelaire ma anche
l'influsso degli studî della psicologia del tempo sulle
"intermittenze" della memoria, si dispiega attraverso il punto di
vista soggettivo di un narratore protagonista, a partire da un evento fortuito:
un sapore "ritrovato" nel gustare una madeleine risveglia
la memoria facendo inaspettatamente riaffiorare alla coscienza tutto un mondo
dimenticato.
Il racconto,
che adotta la forma del monologo interiore e si sviluppa attraverso frasi
lunghe, ricche di subordinate, ruota intorno a diversi poli ideologici: si va
dalla critica ad ogni mito, amoroso o mondano, che tende a
cristallizzarsi in idolo, alla prefigurazione di un bello in sé, a un discorso
sull'omosessualità che fornisce lo spunto a una più vasta meditazione sulla
condizione di vittima e di carnefice in cui precipita chiunque contragga un
rapporto affettivo. Intrisa di un senso drammatico dell'esistenza, ma sorretta
da un'ironia che diviene fervido umore narrativo, la Recherche trascende
il clima decadente, che pure la sostanzia, per collocarsi agli apici
dell'esperienza letteraria del ventesimo secolo. Il momento irrazionale (la
memoria involontaria che nel contatto fra due sensazioni, l'una presente,
l'altra passata, scopre la loro essenza comune e fa ritrovare il tempo perduto)
è solo la prima tappa nel cammino verso l'arte, che si raggiunge nel completo
dispendio esistenziale, di ragione oltre che di forze inconscie, poiché solo la
ragione sa stabilire i nessi, creando un discorso narrativo.
INCONTRO 37 - IL LAMPADARIO di Clarice Lispector
Ecco il video dell'incontro in due parti:
VIDEO P.1
VIDEO P.2
CITAZIONI
" Per tutta la vita lei sarebbe stata fluida. Ma quello che aveva dominato i suoi contorni e li aveva attirati verso un centro, quello che l'aveva illuminata contro il mondo e le aveva dato intimo potere era stato il segreto. Non sarebba mai stata in grado di pensarci con chiarezza, nel timore di invaderne l'immagine e dissolverla. Il segreto aveva comunque formato dentro di lei un nucleo remoto e vivo, senza mai perdere la magia - la sosteneva nella sua indissolubile vaghezza come l'unica realtà che, per lei, avrebbe dovuto essere sempre quella perduta." p.9
“I gradini che salivano sinuosi acquistavano una grazia risoluta così tenue che Virginia ne perdeva cognizione quasi nell’istante in cui la guadagnava e restava a guardarli vedendo solo legno impolverato e velluto vermiglione, gradino, gradino, angoli secchi.
Senza sapere perché, si tratteneva comunque, agitando le braccia nude e sottili, lei viveva al bordo delle cose. La sala, la sala piena di punti neutri. L’odore della casa vuota. Il lampadario però! C’era il lampadario. Il grande ragno avvampava. Lo guardava immobile, inquieta, sembrava presagisse una vita tremenda. Quell’esistenza di ghiaccio. Una volta! Una volta a uno sguardo, il lampadario si spargeva in crisantemi e allegria. Un’altra volta, mentre lei attraversava la sala di corsa, era una casta semente. Il lampadario. Usciva saltellando senza guardarsi indietro.” p.16
“Era giunta ad un istante
di rara solitudine dove persino il più vero esistere del corpo sembrava
esitare.
Non sapeva quale sarebbe
stato l’istante successivo – come per la prima volta la vita vacillava se
pensava a se stessa, arrivava fino ad un certo punto e aspettava i propri
ordini; il destino si era esaurito e quel che ancora durava era la sensazione
primaria del vivere – il tema interrotto e il ritmo pulsante, secco. I momenti
suonavano liberi dalla sua esistenza e il suo essere si affrancò dal tempo
sopra il quale scorreva. Si premette la mano sul petto – in realtà ciò che
sentiva era soltanto un gusto complesso,
una sensazione dura e persistente come di lacrime impossibili da sciogliere,
inghiottite troppo in fretta.” P.206
“ La soluzione consisteva
nella resa rapida dell’essere, sì, sì,sì, a occhi chiusi, senza opporre
resistenza. Era esattamente questo esistere. Quindi esistere era questo – aveva
bisogno di ripeterselo ogni volta e così era possibile vivere con una certa
felicità assorta, meravigliata. Come cercare la gioia al centro delle cose? Per
quanto in un’epoca remota e quasi inventata l’avesse trovata e avesse vissuto
in quello stesso centro. Adesso aveva la responsabilità di un corpo adulto e
sconosciuto. Ma il futuro sarebbe arrivato, arrivato, arrivato.”p.213
“ La tenda sul finestrino
si muoveva lenta e soave a un vento dolce. E lei pensò o vide un’ombra che era
quella di una donna straordinaria, snella e calma, mobile e pimpante quanto
l’aria stessa, che la guardava come chi si sporge in silenzio. Virginia aprì realmente
gli occhi che tanto tempo prima aveva chiuso e spaventata si sollevò nella
cuccetta stretta e ombrosa nascosta dalla tenda. Il treno correva senza
ostacoli nella notte chiara e profumata. Quanto tempo era trascorso intorno
alla donna percepita? Sorrise senza sapere perché, la testa pensosa: intuiva
con un piacere sereno ed assorto come era nuovo, inesperto e indecifrabile
l’esistere, come un giorno un perfetto sconosciuto su un treno avrebbe potuto
indovinare la sua vita senza dire una parola.” P. 214
Nata a Čečel'nyk il 10 Dicembre 1920 e morta a Rio de Janeriro il 9 Dicembre 1977.
Nata in Ucraina naturalizzata brasiliana - per quanto riguarda la sua "brasilidade" affermava di essere pernambucana. Ha scritto romanzi, racconti e saggi, ed è considerata una delle scrittrici brasiliane più importanti del XX secolo nonché la più importante scrittrice ebrea dai tempi di Franz Kafka. Le sue opere abbondano di scene di semplice quotidianità e di trame psicologiche: una delle sue principali caratteristiche è l’epifania di personaggi comuni durante una normale scena quotidiana.
Nata in una famiglia ebrea russa, all'età di due anni fu costretta ad emigrare in Brasile a causa della persecuzione degli ebrei durante la Guerra Civile.
La scrittrice dirà di non avere alcun legame con l'Ucraina: "Su quella terra non ho letteralmente mai messo piede: mi hanno portata in braccio". È cresciuta a Recife, stato di Pernambuco dove sua madre morì quando lei aveva nove anni. Durante gli anni dell'adolescenza la famiglia si trasferì a Rio de Janeiro.
Mentre studiava legge all’Universita’ di Rio de Janeiro iniziò a pubblicare i suoi primi articoli giornalistici e racconti, e conobbe presto la fama, all'età di 23 anni, con la pubblicazione del suo primo romanzo, Vicino al cuore selvaggio, scritto sotto forma di monologo interiore.
Lasciò il Brasile nel 1944, dopo il suo matrimonio con un diplomatico brasiliano, e trascorse circa quindici anni in Europa e negli Stati Uniti.
Dopo il ritorno a Rio de Janeiro nel 1959, iniziò a produrre le sue opere più famose, tra cui il libro di racconti Legami famigliari, il grande romanzo mistico La passione secondo G.H., e quello che è probabilmente il suo capolavoro, Água viva.
Lo stile di Clarice Lispector va oltre qualsiasi tentativo di definizione. La scrittrice e critica francese Hélène Cixous afferma che nella letteratura brasiliana vi è uno stile A.C. (Antes de Clarice - prima di Clarice) e D.C.(Depois de Clarice - dopo Clarice).
Ferita in un incidente nel 1966, ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita scrivendo e pubblicando regolarmente romanzi e racconti fino alla sua morte, avvenuta nel 1977 all'età di 57 anni. È stata oggetto di numerosi studi, e i riferimenti a lei e alla sua opera sono comuni nella letteratura e nella musica brasiliana.