INCONTRI IN PRESENZA 2021
INCONTRO 26 - IL SIGNORE DEGLI ORFANI di Adam Johnson
Il 13 Dicembre abbiamo parlato de "Il signore degli orfani " di Adam Johnson.
CITAZIONI
“ Nel mio sogno lui si allontana galleggiando, immerso nella luce sfolgorante con la sua radio.
Ed è reale come gli squali che balzano fuori dall’acqua scura, come i denti nel mio braccio.
Io so che una cosa è reale e l’altra invece un sogno, ma continuo a dimenticarmene, così entrambe sono vere. Non riesco più a distinguerle. Non so più quale è la storia vera.” P143
“Per tutta la sua vita gli avevano assegnato missioni senza dargli spiegazioni o preavvertirlo. Non c’era mai stato bisogno di fare domande o interrogarsi sulle motivazioni, perché ciò non avrebbe cambiato il lavoro che avrebbe dovuto svolgere. Perché non aveva mai pensato di avere qualcosa da perdere prima.”p.148
“Nel posto dal quale veniamo noi”gli disse”le storie sono reali. Se un contadino viene chiamato un vistoso della musica, è meglio che tutti comincino a chiamarlo maestro e sarebbe saggio da parte sua comunicare a studiare il pianoforte. Per noi la storia è più importante della persona. Se un uomo e la sua storia sono in conflitto è l’uomo che deve cambiare” p.154
Un nome non è una persona" disse Ga. "Non ci si ricorda di una persona per il nome. Per tenere qualcuno in vita, lo metti dentro di te, metti la sua faccia sul tuo cuore. E allora, non importa dove sei, sarà sempre con te, perchè fa parte di te."p.469
NOTE BIOGRAFICHE
I suoi racconti sono stati pubblicati su riviste come Granta, Esquire, The Paris Review, Best New American Voices e Best American Short Stories.
Vincitore
del Whiting Award e del National Endowment for the Arts Fellowship, è
uno dei pochissimi americani ad aver visitato la Corea del Nord.
Da quella esperienza è nato Il Signore degli Orfani,
romanzo pubblicato in Italia da Marsilio nel 2013 e finalista al
National Book Critics Circle Award, che ha richiesto un lavoro
preparatorio di ricerca durato sette anni.
Dopo l'incredibile successo negli Usa, è in uscito in 12 Paesi. Nel 2016 ha pubblicato la raccolta di racconti La fortuna ti sorride (Marsilio).
RESOCONTO DELL'INCONTROQuesto romanzo è piaciuto
nonostante sia terribile, difficile e doloroso. Il regime procura un
annullamento della personalità degli individui e anche delle famiglie.
Tra le righe traspare una forma
di propaganda dell’America, del resto lo scrittore è statunitense e ha
trascorso un breve periodo in Corea del Nord, soggiorno spesso vietato ai
cittadini americani, quindi ha potuto toccare con mano la realtà di cui parla
nel romanzo.
Si tratta di un romanzo
avventuroso il protagonista vive molte situazioni molto diverse tra loro, entra
anche in relazione con l’elite del Regime. Si tratta di un uomo buono, dimostra
sempre una carica positiva nonostante le sofferenze e privazioni a cui è stato
sottoposto sin da bambino.
Qualcuno si chiede come fa questo
uomo che non ha conosciuto amore a rimanere umano.
Per il solo fatto di aver
suscitato curiosità nei confronti di un paese così chiuso di cui non si sa
quasi nulla, ha raggiunto un importante obbiettivo.
La Corea ci appare come un paese rimasto
congelato i cui cittadini sono tenuti sottomessi da uno stato di terrore.
La lettura non scorre, spesso
occorre interromperla la realtà descritta sembra surreale e atroce.
A tratti si fatica a discernere
cosa sia realtà e cosa invece immaginazione.
Lascia sgomenti il fatto che non
si organizzi nessuna forma di ribellione nei confronti del “Caro Leader”. La
popolazione affamata e terrorizzata è completamente in balia del Dittatore
paranoico.
Perché non si ribellano? Non
sanno cosa c’è all’esterno del paese, intenet è proibito, sono indottrinati e
non sanno come si vive negli altri posti dove c’è la libertà.
E’ un romanzo per lettori forti
con stomaco forte. Inoltre, quando un romanzo parla di politica bisogna
prendere i racconti con le pinze, nulla è dimostrato se non la breve esperienza
fatta dallo scrittore.
A pag. 134 si legge:” “ In uno
stato comunista si ottiene l’obbedienza con le minacce, mentre in uno stato
capitalista si ha lo stesso risultato con le bustarelle.”
E’ un libro avventuroso, la massa
non è riuscita a ribellarsi ma i singolo compiono atti di ribellione che
potrebbe sfociare in una rivolta se anche gli atti solitari possano contribuire
a formare una coscienza di massa.
L’autore non indugia sulle emozioni,
si fida molto del lettore e lascia che sia trasportato dalla sua immaginazione.
L’autore racconta la crudeltà con una scrittura evanescente che non lascia
spazio ai sentimenti.
In atto c’è un processo di
disumanizzazione anche le parole indicano significati contrari, come definire
il Leader caro che non è padre di nessuno ma padrone di tutti.
Questo romanzo è piaciuto
nonostante sia terribile, difficile e doloroso. Il regime procura un
annullamento della personalità degli individui e anche delle famiglie.
Tra le righe traspare una forma
di propaganda dell’America, del resto lo scrittore è statunitense e ha
trascorso un breve periodo in Corea del Nord, soggiorno spesso vietato ai
cittadini americani, quindi ha potuto toccare con mano la realtà di cui parla
nel romanzo.
Si tratta di un romanzo
avventuroso il protagonista vive molte situazioni molto diverse tra loro, entra
anche in relazione con l’elite del Regime. Si tratta di un uomo buono, dimostra
sempre una carica positiva nonostante le sofferenze e privazioni a cui è stato
sottoposto sin da bambino.
Qualcuno si chiede come fa questo
uomo che non ha conosciuto amore a rimanere umano.
Per il solo fatto di aver
suscitato curiosità nei confronti di un paese così chiuso di cui non si sa
quasi nulla, ha raggiunto un importante obbiettivo.
La Corea ci appare come un paese rimasto
congelato i cui cittadini sono tenuti sottomessi da uno stato di terrore.
La lettura non scorre, spesso
occorre interromperla la realtà descritta sembra surreale e atroce.
A tratti si fatica a discernere
cosa sia realtà e cosa invece immaginazione.
Lascia sgomenti il fatto che non
si organizzi nessuna forma di ribellione nei confronti del “Caro Leader”. La
popolazione affamata e terrorizzata è completamente in balia del Dittatore
paranoico.
Perché non si ribellano? Non
sanno cosa c’è all’esterno del paese, intenet è proibito, sono indottrinati e
non sanno come si vive negli altri posti dove c’è la libertà.
E’ un romanzo per lettori forti
con stomaco forte. Inoltre, quando un romanzo parla di politica bisogna
prendere i racconti con le pinze, nulla è dimostrato se non la breve esperienza
fatta dallo scrittore.
A pag. 134 si legge:” “ In uno
stato comunista si ottiene l’obbedienza con le minacce, mentre in uno stato
capitalista si ha lo stesso risultato con le bustarelle.”
E’ un libro avventuroso, la massa
non è riuscita a ribellarsi ma i singolo compiono atti di ribellione che
potrebbe sfociare in una rivolta se anche gli atti solitari possano contribuire
a formare una coscienza di massa.
L’autore non indugia sulle emozioni,
si fida molto del lettore e lascia che sia trasportato dalla sua immaginazione.
L’autore racconta la crudeltà con una scrittura evanescente che non lascia
spazio ai sentimenti.
In atto c’è un processo di
disumanizzazione anche le parole indicano significati contrari, come definire
il Leader caro che non è padre di nessuno ma padrone di tutti.
INCONTRO 25 - L'EREDITA' di Vigdis Hjorth
NOTE BIOGRAFICHE
Vigdis Hjorth
Nata a Oslo nel 1959, dove risiede, si è laureata in storia, scienze politiche e
letteratura ed è una delle
scrittrici norvegesi più conosciute e stimate.
Ha esordito nel 1983 con Pelle-Ragnar i den gule gården,
grazie al quale il Ministero della Cultura norvegese le ha attribuito il premio
per il miglior romanzo d’esordio.
Ha pubblicato più di trenta libri, fra cui una ventina di romanzi,
conquistando i premi letterari più svariati.
Eredità, Fazi, 2020, è vincitore del Norwegian Booksellers’ Prize
e del Norwegian Critics Prize for Literature – i due principali riconoscimenti
norvegesi –, è il romanzo con cui ha ottenuto la fama internazionale,
rientrando nella rosa dei finalisti del National Book Award for Translated
Literature nel 2019.
Sempre per Fazi nel 2021 ha pubblicato il romanzo Lontananze.
RESOCONTO DELL'INCONTRO
Ci siamo riunite in semicerchio e abbiamo parlato per quasi due ore di questo romanzo intenso e particolare ambientato in Norvegia.
Qualcuno rileva che a differenza di altri romanzi del genere "autofiction" dove il lettore si sentiva trascinare dai sentimenti dell’autrice
che narrava di sé in prima persona, qui la storia è narrata con lucido distacco.
La narrazione è frammentaria e non segue un vero e proprio
ordine cronologico, anzi si avanza e si retrocede e spesso ricorrono delle
ripetizioni quasi a sottolineare certi momenti scandendo il tempo della
narrazione con un ritmo tutto particolare.
L’autrice da un taglio psicoanalitico al racconto e traspare
il messaggio per cui solo se una colpa è riconosciuta è possibile perdonare.
Solo il taglio netto dalla famiglia le fa fare pace con il
suo senso di colpa.
E’ una lettura che si digerisce lentamente. Si seminano degli
indizi, si narra di una famiglia che custodisce un segreto non rivelato e ci
sono dinamiche pesanti.
La protagonista è una vittima e l’abilità della scrittrice
sta nel porre i suoi familiari davanti alla sua verità. Sembra un personaggio quasi
fastidioso e i membri della famiglia preferiscono dimenticare o minimizzare
piuttosto che affrontare la realtà.
Il padre è un Giano bifronte che ha riservato un trattamento
diverso ai primi due figli rispetto agli altri due.
Solo in presenza di un estraneo, nella figura del
commercialista, la protagonista riesce a chiamare le cose come stanno. Il padre
è vissoto tutta la vita soffocato dalla sua vergogna, mentre Bergljot diventa una
persona adulta quando riesce ad affrancarsi dai suoi genitori.
Tra l’altro non pare casuale il nome della protagonista che
in norreno significa “luce che salva”.
Qualcuno ha ritenuto ansiogena la lettura e alcuni personaggi
come la madre sono davvero terribili, addirittura quando pensa di separarsi dal
marito, chiede alla figlia della violenza subita dal padre quasi potesse esserle utile a legittimare il suo distacco da lui.
Per Bergljot bambina, il padre era
stato il suo primo amore che poi però l’ha ignorata senza che lei ne capisse il
motivo.
Gli amici l’aiutano a chiarire i processi manipolatori a cui
era sottoposta in famiglia.
Mentre il compagno è assente e spesso scocciato e
insofferente.
La natura svolge un ruolo importante, le fa recuperare la
pace e la seranità, le lunghe passeggiate nei boschi col cane la fanno
riappacificare con lei stessa. Il paesaggio nordico è uno dei protagonisti del
romanzo. Scrive pagine meravigliose sul freddo e sulla pioggia.
La natura e il bere sono per Bergljot i due elementi
anestetizzanti del suo grande dolore.
Tutto il racconto è un’analisi lucida e fredda che comunica
tanta sofferenza, descrive i sentimenti senza farli agire, manifesta il suo
dolore e ce lo comunica.
Ci fa capire bene cosa accade a un bambino che subisce uno
stupro, il bambino, al contrario dell’adulto, non ha sessualità. Anche la
triangolazione padre, madre e bambina è molto destabilizzante e crea molta
confusione.
Alla fine Bergljot è riuscita a dividersi dal marito, al contrario della madre e anche in questo dimostra di avere più consapevolezza e maturità
rispetto a questa genitrice infantile e invadente.
Qualcuno ritiene che potrebbe essere un’ottima sceneggiatura
per un film, l’autrice riesce ad incastrare alla perfezione le tessere del
puzzle.
Si tratta di una storia universale, attraverso la sua
sofferenza la protagonista mette in evidenza anche la sofferenza degli altri
che comunque non riescono a tagliare i ponti con lei anche se continuano ad
ignorare la violenza.
La scrittrice ha uno stile molto particolare, pur utilizzando
un linguaggio essenziale dosa e misura alla perfezione le parole e nessuna è utilizzata
a caso.
Qualcuno lo definisce un libro in bianco e nero. Al candore della neve e dell'ambiente fa da controaltare il travaglio interiore, il buio e l'oscurità dei sentimenti e degli affetti.
La famiglia da luogo sicuro si trasforma in un luogo di dolore, di segreti, il cui svelamento danneggia tutti i componenti.
E' un libro di silenzi oltre che di parole. Parole che vengono negate, la parola incesto diventa insesto, quasi ad annullare il segreto che lega tutta la famiglia. Se non lo si nomina non esiste.
INCONTRO 24 - LE AFFINITA' ELETTIVE di Johann Wolfgang von Goethe
CITAZIONI
“Diciamo
affini quelle sostanze che incontrandosi, subito si compenetrano e si
influenzano vicendevolmente. Quest'affinità è particolarmente spiccata negli
alcali e negli acidi, che, quantunque opposti o forse proprio per questo, e
cioè perchè sono opposti tra loro, si cercano e si afferrano nel modo più
risoluto, si modificano e formano insieme una nuova sostanza.
"
Mi lasci dire" dichiarò Charlotte " che quando lei chiama affini
quelle sue strane sostanze, la loro non mi appare tanto un'affinità di sangue,
quanto di spirito e di animo. Ed è su questa base appunto che possono sorgere tra le
persone amicizie veramente significative: perchè sono le qualità opposte a
reneder possibile una più intima unione."
"Diciamo
che le affinità divengono interessanti solo quando producono separazioni"
rispose Edward
"Questa
parola triste che si sente purtroppo pronunciare troppo spesso in società,
compare dunque anche nella scienza naturale?" domandò Charlotte
"
Eccome!" confermò Edward "Era addirittura un titolo di onore per gli
alchemici che li si definisse gli artisti della separazione".
E allora
riallacciamoci subito a ciò che abbiamo detto e discusso prima" disse il
Capitano " Quella che denominaimo calcare, per esempio, è una sostanza
calcarea più o meno pura, intimamente combinata a un acido leggero con il quale
abbiamo confidenza nello stato gassoso. Se si immerge un pezzo di questo
minerale in acido solforico diluito, esso aggredisce la calce e si muta insieme
ad esso in gesso, mentre il leggero acido gassoso si volatilizza. Siamo quindi
in presenza di una separazione e di una nuova combinazione, e ci si sente
perciò anche autorizzati a usare l'espressione 'affinità elettiva', perchè si
ha proprio l'impressione che una relazione sia preferita all'altra, che sia scelta
rispetto all'altra." Goethe Le Affinità elettive pp. 67/69
“Una vita senza amore, senza la vicinanza dell’amato, è solo una
comedie a tiroir, una brutta commedia a scomparti. Si aprono uno dopo l’altro,
lì si richiude, si passa velocemente al successivo. Tutto quel che di buono e
significativo possa comparirvi si compone insieme solo miserevolmente. Bisogna
cominciare ovunque da capo e si potrebbe finire ovunque.”p.256
“ La notizia che non le si potè più tener nascosta che Edward si
era esposto alla mutevole sorte della guerra, dovette straordinariamente
colpire Ottilie. Né le sfuggì, purtroppo, nessuna delle relative considerazioni
che aveva ben ragione di fare. Per fortuna, l’essere umanoriesce a concepire
solo un determinato grado di sventura; quel che va oltre lo distrugge o lo
lascia indifferente. Ci sono situazioni
in cui paura e speranza si fondono, si elidono vicendevolmente e sfumano in una
cupa insensibilità. Come potremmo altrimenti sapere i nostri cari lontani in
costante pericolo eppure tirare avanti ugualmente con la nostra solita vita
quotidiana?”p.197
NOTE BIOGRAFICHE
Goethe, Johann Wolfgang von. - Poeta, narratore, drammaturgo
tedesco (Francoforte sul Meno 1749 - Weimar 1832).
Genio fra i più poderosi e poliedrici della storia moderna, si
manifestò in un'epoca in cui ormai risultava operante la consapevolezza d'una
acquisita libertà di sentimenti e di espressione; gli fu quindi spontaneo
rendersene partecipe e anzi incrementarla segnando un cambiamento radicale
nella coscienza culturale tedesca ed europea.
Definito "olimpico" per il suo equilibrio, per esso
esaltato e anche censurato, e talora persino schernito, di questo equilibrio
non fece oggetto di soddisfatta fruizione bensì oggetto ambizioso d'una
continua, tutt'altro che olimpica ricerca, operata nei varî campi d'interesse,
negli studî scientifici, nell'azione pubblica e soprattutto nella produzione
poetica.
Nel 1770 si trasferì a Strasburgo per terminarvi gli studî; tra le
esperienze decisive che ivi compì spiccano l'incontro "fatale" con J.
G. Herder e le sue teorie su storia e natura, creatività individuale e divenire
universale, e la lettura di Shakespeare, che segnarono la prodigiosa produzione
del successivo quinquennio.
Di lì a poco Stella (1775), dramma d'un uomo che con pari
intensità ama due donne, denuncia l'aspirazione alla libertà sentimentale.
Una produzione tanto varia è tenuta insieme tuttavia dalla
continua disposizione a confessarsi, a legare fino alla più intima convergenza
vita e poesia. In tale spirito nacque anche l'opera conclusiva e più fortunata
di questa felice stagione, il romanzo epistolare Die Leiden des jungen Werthers
("I dolori del giovane W.", 1774), appassionata storia di una
delusione amorosa che si conclude con il suicidio del protagonista; essa, in
un'epoca segnata da un sentimentalismo esorbitante, conobbe un immediato,
clamoroso successo.
Intanto si era già affacciato nello spirito di Goethe il tema del
Faust, che lo accompagnerà ossessivamente sino agli ultimi giorni della sua
lunga vita. Tornato a Francoforte al termine degli studî, dopo aver soggiornato
a Wetzlar per farvi pratica presso il supremo tribunale imperiale, abbandonò
gli ambiziosi disegni di carriera tracciati per lui dal padre, e nell'autunno
del 1775 lasciò, questa volta definitivamente, la città natale per stabilirsi
alla corte di Weimar.
Entrato nelle simpatie della famiglia ducale, fu nominato
consigliere segreto e quindi ministro, ottenendo infine il titolo nobiliare.
Il primo decennio trascorso a Weimar fu di relativo silenzio
poetico e d'intensa attività pratica. Il contatto costante coi problemi della
vita lo sospingeva, piuttosto, verso le scienze naturali.
Si occupò di geologia e di mineralogia (fra l'altro scrisse il
trattato Über den Granit, "Sul granito", 1784), passò all'anatomia,
scoprendo nello stesso 1784 l'osso inframascellare; fu attratto infine dalla
botanica e dalla storia naturale, in cui la sua riflessione trovava
testimonianza di quella immanenza del divino che aveva già avvertito in forma
intuitiva. Si compiva così la maturazione di quel panteismo cui del resto già
da tempo aderiva.
La produzione letteraria di questo periodo si può considerare
limitata alle liriche e all'atto unico Die Geschwister ("I fratelli",
1776), ispirati a Charlotte von Stein, donna di grande cultura alla quale
Goethe fu legato per dieci anni e che influì profondamente sulla sua
formazione.
Nell'autunno del 1786, il viaggio in Italia si configura quasi
come una fuga e segna un passaggio decisivo per la vita e l'ispirazione del
poeta. Nel "paese dei limoni", l'Italia classica del meridione e, più
ancora, Roma, trovò realizzata quella sintesi di natura e arte, passato e
presente, spiritualità e sensualità verso cui era proteso, e sentì rifiorire
tutte le aspirazioni poetiche che il decennio attivistico di Weimar aveva in
buona parte represso.
Nel giugno del 1788 tornò a Weimar e il suo cambiamento gli
procurò accoglienze decisamente fredde. Interruppe la relazione con la signora
von Stein, e iniziò la convivenza con la giovane e umile Christiane Vulpius,
che sposò solo nel 1806 pur avendone avuto fin dal 1789 un figlio, August,
morto poi a Roma nel 1830.
L'operosità creativa che era esplosa in Italia continuò a Weimar,
in una stagione contrassegnata dal succedersi di opere quasi tutte ad alto
livello. Intanto, nel 1794 si era creato il sodalizio con J. C. F. Schiller
che, durato fino alla morte di quest'ultimo (1805), nel decennio definito per
eccellenza classico, portò a reciproco arricchimento le due personalità, pur
tanto diverse per estrazione e per temperamento.
Per Goethe l'amicizia con Schiller significò una coscienza della
propria missione poetica pienamente riconquistata. Con la morte di Schiller
(1805) e la catastrofe nazionale di Jena (1806), si era aperta per Goethe la
lunga stagione della senilità.
Allo sconforto e all'isolamento aveva reagito immergendosi negli
studî scientifici, in particolare sull'ottica, senza con questo rallentare
l'intensità della produzione letteraria.
Allo stesso anno del Faust appartiene il dramma allegorico
Pandora, e nel 1809 vide la luce Die Wahlverwandtschaften ("Le affinità
elettive"), esemplare romanzo sulla passione amorosa vissuta in età
adulta.
La profondità dell'analisi psicologica e la tensione della vicenda
sono sorrette da una scrittura perfettamente sorvegliata che asciuga senza
offuscare il pathos che attraversa l'intera narrazione.
Nonostante i frequenti attestati di stima da tutta Europa e
l'omaggio di uomini come Byron e Manzoni, Goethe conobbe negli ultimi anni
l'amarezza dell'isolamento quasi integrale nel nuovo clima culturale creatosi
con il Romanticismo, a lui radicalmente estraneo.
L'ultimo Faust fu elaborato tra il 1825 e il 1831, con la dolorosa
parentesi della morte del figlio e di una grave malattia da cui Goethe si
riprese, forse, per la estrema determinazione di portare a compimento
l'"opera della sua vita".
Quest'opera denuncia il peso dell'investimento che è stato fatto
su di essa e risulta eterogenea, sovraccarica, diluita da intellettualismi e
genericità, ma ha pagine di straordinaria bellezza e resta la potente e
inquietante somma poetica di tutta una vita.
Faust, che all'inizio si ridesta a nuova vita, è destinato alle
esperienze più sbalorditive, ad attingere dimensioni sempre più vaste e
globali, passando di affanno in affanno e di colpa in colpa finché, vecchissimo
e quasi cieco, saluterà la morte con un esaltante inno alla libertà.
La seconda parte del Faust (Faust. Der Tragödie zweiter Teil) fu
pubblicata pochi mesi dopo la morte di Goethe, per sua esplicita volontà.
Egli era certo che non avrebbe ricevuto comprensione da parte di
contemporanei, e non s'ingannava: in particolare l'ultimo Goethe non era fatto
per essere agevolmente inteso, ma in generale il clima intellettuale e politico
degli anni della Restaurazione non era fatto per recepire un autore che
sembrava fossilizzato su posizioni esclusive e in ogni modo antiquate.
Nonostante la varietà e disparità d'opinione dei suoi innumerevoli
critici (tra cui Hauptmann, Hofmannsthal, George, Hesse, Th. Mann), è unanime
il giudizio che lo riconosce campione geniale dell'autonomia individuale, nel
solco di una cultura di cui ha saputo raccogliere e incrementare la grande
eredità.
RESOCONTO DELL'INCONTRO
23 - QUEL CHE RESTA DELLA VITA di Zeruya Shalev
CITAZIONI
" Perfetto incastro di convessità e concavità, di corpo e anima, perfetta la serenità che la coglie, tutto tornerà a posto, sente di colpo, tutto tornerà a posto, ha paura di respirare per non guastare la sacralità del mo0mento, ha paura di muovere anche solo la punta di un dito per non spezzare quell'abbraccio, per non vedersi portare via l'amore della figlia, che infonde vita nel suo corpo. Ha l'impressione di restare così, immobile, per ore : il sole è tramontato ma ora risorgerà, gli anni passano risucchiati nei meandri del passato, sospinti avanti verso i misteri del futuro, quel che è stato e quel che sarà, nascita e morte, vecchiaia ed età adulta e infanzia, tutto ciò non conta quasi nulla al confronto con la sostanza assoluta della loro esperienza d'amore, al confronto con la bellezza dell'anima capace di attingere da se stessa un sentimento così potente e distillato, così nei secondi e engli anniche dura il loro abbraccio lei capisce che nessuno potrà mai portarle via quetsa bellezza, nemmeno Nitzan stessa, perchè il cuore della sua palpitante esistenza lei lo sente dentro al proprio corpo, e di tutta la delizia che si sono date quando lei è nata e sino a oggi, non manca nulla, nulla è andato perduto, perciò non sarà più triste, perchè senza lo sterile ee freddo peso del rimpianto del passato ma anche del futuro, di tutto il futuro, sarà più facile, e forse è proprio questo lo scopo della confessione d'amore che sua figlia le sta facendo: sciogliere il grumo di tristezza che si è formato in lei, lasciarlo colare giù dal corpo come la neve al sole." p.272
" Da dove salta fuori tutt'a un tratto questo attimo in cui si infrange l'equilibrio fra i ricordi e i desideri? nessuno l'aveva preparata, nè libri nè giornali, non i genitori e nemmeno gli amici. Ma è proprio l'unica sulla faccia della terra che lo sente a uno stadio così precoce della vita, e senza nessuna catastrofe visibile a occhio nudo, la prima che sente tracimare il piatto della bilancia su cui stanno posati i ricordi. Mentre quello delle speranze è leggero come una piuma, e tutto teso al ritorno di qualcosa che è già stato." p.22
" Si, è tutto quello che rimarrà di decenni trascorsi su questa terra: un quaderno vuoto sul quale non aveva mai osato scrivere neanche una parola, perchè quella, la prima, doveva essere unica e speciale, la regina della parole, mai scritta prima di allora, quella parola doveva contenere tutti i suoni che lei aveva udito e le immagini che aveva visto e i profumi che l'avevano attorniata, il fischio del vento da est quando fa stormire le fronde e il gemito dei pesci catturati nella rete, l'odore delle tettoie in papiro degli arabi in una giornata di sole e l'eleganza degli aironi che nidificano nel canneto, le chiacchere delle donne mentre riparano le reti dei pescatori con le loro giovani dita, il rumore delle uova di pesce barbo incollate ai sassi del torrente, quando si schiudono, il verso del pesce gatto acquattato sul fondo del lago in attesa dei pesci piccoli, la sgargiante livrea dei maschi nella stagione della posa, il grugnito dei cinghiali e l'odore di fumo che risale improvvisamente dalla terra, le onde che si frangono nel vento e girando si ricoprono di schiuma, le nuvole sopra il monte Hermon, ad annunciare la pioggia imminente e lo spettacolo delle gru che al loro ritorno in autunno non avevavno più trovato il lago. Un tale peso aveva dato a quell'unica parola, da farla inabissare come le barre di ferro che erano spuntate in fondo al lago dopo che era stato prosciugato, e adesso ha l'impressione che forse potrebbe provarci, fare un ultimo tentativo, che è anche il primo, senza parole, solo posandosi addosso il quaderno, tenendolo così stretto da farlo penetrare sotto la pelle , lasciando che assorba il suo latte e il suo sangue." p.91
"Si la realtà era una causa persa molto prima di allora e non solo qui, in questo paese, in questa città. A volte mentre attraversa le strade trafficate, mentre osserva i giocattoli che l'uomo si è costruito, automobili e aerei, armi e cariche esplosive, veleni nascosti e palesi, aggeggi mobili e statici, si rattrista per l'umanità che si è data da fare per perfezionare il suo ambiente, senza riuscire a perfezionare e rinforzare se stessa, e con ciò diventa sempre più fragile, man mano che che aumenta la possibilità di subire un attacco, diminuisce la capacità di difendersi, tanto che lui si sorprende ogni sera constatando che è ancora in vita, che la sua casa è ancora in piedi." p.141
NOTE BIOGRAFICHE
Zeruya Shalev, la scrittrice di maggior successo in Israele, è nata nel Kibbutz Kinneret. È, con Amos Oz e David Grossman, tra gli autori israeliani più letti nel mondo.
Zeruya Shalev, è nata in un kibbutz il 13 maggio 1959.
Ha svolto studi sulla Bibbia e sulla Sacra Scrittura.
Vive a Gerusalemme, dove lavora come scrittrice e come editrice.
Ha pubblicato una raccolta di poesie e romanzi.
"Per Una relazione intima"Frassinelli 2000 è stato ai vertici delle classifiche in Israele, è stata insignita del Golden Book Prize dall'Unione degli Editori Israeliani, e dell’Ashman Prize.
"Una storia coniugale"Frassinelli 2001
"Dopo l'abbandono" Frassinelli 2007
"Quel che resta della vita" Feltrinelli 2013
"Dolore" Feltrinelli, 2016
RESOCONTO DELL'INCONTRO
Ci siamo finalmente ritrovati di persona sotto i frondosi rami del
ginkgo biloba che troneggia in cima alla scalinata di pietra di Piazza San
Francesco e abbiamo sopportato pazientemente gli schiamazzi dei ragazzi che
giocavano a palla e abbiamo espresso le nostre considerazioni sul romanzo
" Quel che resta della vita" di Zeruya Shalev.
Non è stata una lettura semplice, anzi si tratta di un romznzo che
smuove molti sentimenti.
Qualcuno si è fermato alla prima parte non riuscendo a valicare
quel miscuglio di emozioni contrastanti che caratterizzano i presonaggi,
sembrava solo un'accozzaglia di desiderio di possesso e prevaricazione
all'interno di una grande famiglia, ma tutto senza amore.
Solo chi ha porseguito la lettura vincendo il periodare lungo e
faticoso ha visto la trasformazione e ha apprezzato la sensibilità e la
profondità di quetsa scrittrice e poetesa israeliana.
Qualcuno ha addirittura pensato che la prima parte fosse ansiogena
ed ossessiva e che la scrittrice avesse bisogno di una terapia. Anche la
scrittura incalzante trasemtte un senso di ossessione e di angoscia profondi.
L'intreccio è complicato e fatto di continui flash back e sbalzi
spazio temporali.
L'autrice ci propone uno studio minuzioso dei personaggi che ci fa
percepire la drammaticità della vita.
Ma è anche un libro che parla di amore e di speranza infatti nel
prosieguo avviene una specie di cambiamento e riscatto dei presonaggi.
Avner ottiene il sotegno del figlio che lo approva e lo vuole
accompagnare in tribunale precependo che ciò per cui lotta è giusto.
Dina riesce a trascinare suo marito nel perseguimento del suo
grande desiderio.
Quando muoiono i genitori i figli normalmente si sentono in prima
fila senza quella protezione che li ha accompagnati per la loro esitenza. Anche
qui i protagonisti sono di fronte alle loro esitenze e decidono cosa vogliono
fare ed entrambi in modo diverso danno una svolta significativa prendendo
decisioni difficili e scomode.
Hemda muore con le pagine bianche del suo quaderno che avrebbe
voluto scrivere ma in quel che resta della sua vita fa sì che i fratelli
ritrovino la confidenza che avevano da ragazzi e che negli anni si era persa e
riavvicina la figlia alla nipote.
Qualcuno suggerisce un titolo alternativo. " Le
ferite dei non amati".
Anche la figua di Rachele ha un certo rilievo e dimostra la forza
che sprogiona chi non si arrende di fronte alle vicissitudini della vita. Si
rivela disponibile al cambiamento e col suo carattere pensa di modificare il
suo destino.
Qualcuno si è informato... e ci riferisce che in israeliano il
periodare è diverso da quello latino: non esistono la principale e le
subordinate, la punteggiatura è diversa. Inoltre i termini sono estremaente
pregni di significato.
Oltre alla storia dei personaggi un ruolo importante lo ricopre la
società che fa capolino nella descrizione della vita del kibbuz e della
città di Gerusalemme caotica dove anche il suono di un'ambulanza fa capire se
si tratta di una questione privata oppure che riguarda tutti.
Anche la natura è simbolica, il lago che viene svuotato non è solo
un lago, simboleggia anche il luogo dell'anima. Qualcuno ci riferisce che
durante il capodanno ebraico Rosh Ha-Shanah le persone simobolicamente
immaginano di riversare nelle acque del lago tutte le loro mancanze, i loro
errori e così si allegeriscono dei fardelli accumulati durante l'anno e si
preparano ad affronatre quello che inizierà liberi e purificati.